Da anni, nel nostro Paese, si cerca una soluzione ai problemi degli scarsi aiuti verso i genitori con figli diversamente abili e completamente dipendenti da loro. Una volta terminata la vita scolastica dei loro ragazzi, diventa per loro estremamente difficile gestire la propria vita tra lavoro, casa e assistenza.
Per molti, l’unica soluzione è la ricerca di un aiuto esterno, a pagamento, laddove non siano garantiti aiuti da parte dei Servizi dello Stato, gravando la famiglia di ulteriori costi. Per altri, è lasciare anticipatamente il lavoro, senza aver raggiunto l’età della pensione e vivere con i sussidi concessi al congiunto. Come ultima, resta la possibilità di affidare il proprio figlio ad un Istituto, cosa che molti vorrebbero evitare.
L’alternativa sarebbe offrire una diversa, e più dignitosa, possibilità: il prepensionamento. Un modo per poter seguire i propri cari senza dover convivere con lo spauracchio dell’indigenza e della povertà. La richiesta è stata avanzata, già da anni, da molte famiglie e associazioni che si occupano di diversa abilità.
Finalmente a qualcuno dei nostri bravi politici si sono “sturate le orecchie” ed hanno depositato non una bensì due proposte di legge (una è una proposta di legge e l’altro un disegno). Ed il 22 marzo 2007 è cominciata la discussione, presso la Commissione Lavoro e Previdenza della Camera dei Deputati (organo del Parlamento), per consentire il prepensionamento per i lavoratori e le lavoratrici con familiari gravemente disabili a carico.
Nella proposta di legge presentata alla Camera, viene proposta la possibilità di anticipare la pensione per i lavoratori con familiari portatori di disabilità, grave o gravissima, legalmente riconosciuta a l00% e “totalmente assistiti nell’ambito della famiglia”. Riconoscendo ed equiparando il lavoro di cura svolto come attività lavorativa usurante, e perciò disciplinata dal decreto legislativo dell’11 agosto 1993, n° 374. In poche parole, si equipara il lavoro di cura alle persone diversamente abili ai lavori usuranti disciplinati dalle precedenti normative. Da segnalare, la mancanza di specifica riguardante il grado di parentela fino cui si potrebbe beneficiare della legge, qualora fosse approvata.
Nel disegno di legge presentato al Senato, con tre articoli è ribadito lo stesso concetto di equiparazione del lavoro di assistenza e cura ad i lavori usuranti ai fini previdenziali, specificando chi potrà beneficiarne. I lavoratori o lavoratrici, che vogliano usufruire del nuovo diritto, potranno seguire solo uno dei parenti o degli affini entro il quarto grado gravemente disabili, non è richiesto il 100%, e con cui si conviva stabilmente. Sempre nel documento, ai beneficiari viene attribuito il diritto a due mesi di prepensionamento per ogni anno di convivenza con la persona disabile a cui si presti assistenza continuativa.
Per entrambe le proposte, l’intenzione è tutelare chi segue figli, coniugi o fratelli, escludendo il lavoro di cura verso anziani non autosufficienti, per i quali si starebbe approntando una apposita normativa. Per dare la precedenza, ed evitare eventuali abusi, verso coloro il cui lavoro di assistenza spesso copre interi decenni, e non un periodo limitato dalla morte di una persona anziana. In sintesi, con l’equiparazione si dà la possibilità di anticipare la pensione fino ad un massimo di 60 mesi, ovvero cinque anni.
L’approvazione di una delle proposte porterebbe innegabili vantaggi economici anche per lo Stato, eliminando i costi di supplenze e sostituzioni dovute alle inevitabili assenze dal lavoro e quelli derivanti dall’affido ad appositi centri.
D’altro canto, l’assistenza in famiglia costituisce una notevole opportunità a livello sociale e psicologico, per l’assistito e i suoi cari. Oggi invece, secondo i dati, nell’80% dei casi sono famiglie monoparentali con una donna come capofamiglia a sobbarcarsi il carico di tutte le cure e l’assistenza!
Ok dunque per la proposta ma garantire il diritto al prepensionamento non può bastare se non si provvede, poi, ad attivare una rete di servizi veramente efficace atta a coprire i bisogni e le necessità odierne di tali fasce della popolazione.
Dulcis in fundo ma non troppo, va ricordato, che a parte qualche piccola segnalazione in Internet, i media hanno dimostrato pochissima attenzione per questa notizia.