E fu così che apparisti davanti a me, senza che me ne accorgessi.
E in cielo vedevo i lampi accecarti.
Come clochard cerchiamo delle coperte in più per non sentire il freddo,
per riuscire a dormire la notte.
Ma chi dorme dopo un tale concerto di anime?
In un aereo mi ritrovai.
L’atterraggio più duro della mia giovane esistenza.
Ma chi dorme?
Chi, dopo una tale incoerenza?
Chi dorme non piglia pesci.
E le onde in questo peschereccio, si sentono fino a togliermi la fame.
Le vite volate via si specchiano in mare.
Luci arancioni tagliarono la nebbia.
Le arance raccolte.
Più profumate di un doloroso amore perduto.
E io guardavo le montagne quando gli altri guardavano il mare.
Una favola che nessuno saprà mai raccontare.
E il rumore assordante dei tuoni mi toglieva il respiro.
Fango, sabbia e poi asfalto.
Ma lo sai che a vederti, come un infante io salto?
E le strutture che abbiamo costruito resteranno lì.
Così immobili e complicate da non lasciarti nemmeno il venerdì.
Ma che cretino io a non vedere la soluzione.
È sempre stata sotto i miei occhi.
Sotto un arancio una vipera trova dimora.
Con quell’eccessiva ricchezza di frutti.
Sempre sola.
E se provi a prenderle quei gioielli
che solo qualcuno dall’alto poteva donare.
Per portarli a chi ha più fame.
Lei, immancabile egoista,
prova a morderti,
pensando di avere ragione.