Quando andare al bar può aiutare qualcuno

Autori:Olga Paris

Data: 01/04/15

Rivista: aprile 2015

All’inaugurazione del Bar Food “Tutti per Uno” il 20 febbraio non potevamo mancare. Un grande evento che ha visto la presenza di moltissime persone, gente comune ma anche alcuni esponenti politici e delle Istituzioni, come Mariachiara Franzoia, assessore alle Politiche sociali del Comune di Trento, Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento e il senatore trentino Franco Panizza. Testimonial dell’evento Katia Ricciarelli che da sempre sostiene la Fondazione Trentina per l’Autismo.

Il locale si trova in Via Kufstein, 1 a Spini di Gardolo e risulta ben visibile anche dai passanti dal grande logo verde di una faccia che sorride con lo slogan “TUTTI PER UNO”. All’interno un ambiente moderno, cura nel dettaglio dal punto di vista della scelta dei mobili, dell’organizzazione, della qualità del servizio e del cibo. Sì, perché la cura e bellezza estetica che si ritrova nel locale non è equiparabile al nobile scopo che si prefigge.

Attraverso un’intervista al Presidente Gianni Coletti, al Vice presidente Daniele Cozzini della Fondazione Trentina per l’Autismo e alla collega Patrizia Miano vi racconteremo che cosa è questo bar e l’idea che ci sta dietro.

L’iniziativa è nata da due imprenditori, Franco Pinamonti e Gianni Coletti, che insieme a Patrizia Miano hanno deciso di intraprendere questa sfida: creare un un’attività per creare profitti di cui gli utili da destinare a fini sociali. Coletti racconta che l’idea è nata per lanciare messaggi nuovi, di cui il primo è quello di «creare un esercizio che deve autosostenersi con la propria attività ma i cui utili del bar andranno a beneficio per la realizzazione della Casa Sebastiano a Coredo, struttura destinata alle persone con autismo progettata della Fondazione Trentina per l’Autismo, ad attività e percorsi per l’inserimento sociale dei giovani con disabilità. I fondi andranno anche alle associazioni che si impegnano nel sociale. Il secondo messaggio – continua Coletti – è rappresentato dalla slot machine presente nel locale, che farà da raccolta di fondi non per la Fondazione ma per enti di beneficenza che adesso hanno necessità di fare dei progetti su soggetti singoli o su una famiglia in necessità. Curiosa è la sembianza umana della slot machine all’interno del bar, posta in un angolo ben visibile. Una vera e propria presenza a cui è stato dato anche un nome: Mister Slot e che Coletti ha inventato per giustificare la presenza di una slot machine che non vuole far parte della cultura del gioco d’azzardo ma essere una macchina per raccogliere fondi a scopo sociale. Gianni Coletti spiega: «noi faremo una raccolta fondi attraverso la slot e indicheremo ad ogni inizio mese a chi andranno in beneficenza i soldi, così che ci sia trasparenza per la gente che sa a quale associazione andranno devoluti i soldi raccolti, soldi che poi investirà su un soggetto in situazione svantaggiata».

La vostra Fondazione si occupa da anni di autismo, come crede che questo bar possa portare aiuto a persone affette da questa malattia?

«Innanzitutto a fianco del bar – spiega Colletti – c’è una saletta che viene gestita dal personale del bar e viene data in comodato d’uso alle associazioni no profit gratuitamente. Per le aziende invece è prevista una quota di pagamento. Si sono già tenute una serie di conferenze per la formazione sull’autismo, da parte di docenti e operatori coinvolti in attività socio-sanitarie. Questo luogo sta diventando un punto di formazione, con docenti ben qualificati e progetti ben determinati. La sala potrà anche essere usata per attività ludiche e serali a favore di enti e associazioni».

La Fondazione Trentina per l’Autismo ha da sempre cercato le condizioni per aumentare la cultura e la conoscenza dell’autismo ed è per questa ragione che ha voluto creare questo spazio. Coletti ci spiega che per creare questa nuova cultura sul tema dell’autismo il centro principale è Casa Sebastiano, in Val di Non, un progetto importante che ha richiesto un grande investimento economico.

La crisi economica ha provocato un taglio ai servizi sociali che il pubblico offriva ai cittadini. Si cerca adesso di arrivare al sociale attraverso altri mezzi, partendo dal basso. Il vostro progetto è in linea con la nuova idea di welfare che deve partire dal privato? Come crede che il bar possa essere un servizio a disposizione della società?

«Di questi tempi – chiarisce Daniele Cozzini – ci obbligano a coinvolgere anche il privato perché l’ente pubblico non ha la possibilità di coprire tutto, allora l’altra alternativa sarebbe che lo coprano le famiglie, ma le famiglie che hanno già grossi problemi possano avere almeno un aiuto».

Coletti interviene rispondendo che non servono progetti milionari per aiutare un welfare territoriale. Bastano piccoli aiuti che potrebbero nascere in collaborazione fra il mondo dell’imprenditoria e del welfare. Queste risorse derivate da diverse collaborazioni integrate con quelle pubbliche possono dare vita a un nuovo e concreto welfare territoriale.

Il segreto di questo progetto e del bar, come di altre iniziative della Fondazione Trentina per l’Autismo, è la continuità di queste collaborazioni a medio termine per garantire stabilità. È necessario essere responsabili per non creare iniziative che a medio-lungo periodo vadano a ricadere poi sul pubblico.

Accanto alla figura di Coletti c’è Patrizia Miano, l’altra collega che ha fondato il Bar Food a cui spetta il compito di gestire il bar. Con coraggio ha accettato la scommessa e ha sposato l’idea di un’impresa non solo a fini di lucro, ma a supporto del mondo dell’autismo. Patrizia usa prodotti delle cooperative sociali di zona. Ciò che si vuole creare è una rete fra i coltivatori limitrofi e le cooperative che si affiancheranno a Patrizia per proporre il tipo di prodotto di qualità.

Nel mondo di oggi più che mai la questione della partecipazione della donna è di primaria importanza e Patrizia rappresenta un importante simbolo per tante altre donne imprenditrici.

Patrizia ci dice con franchezza: «questa iniziativa è stata una scommessa su più fronti: innanzitutto questa è la mia prima esperienza in questo settore e poi è anche una scommessa su di me come donna e come mamma».

Quale è il suo segreto per conciliare il nuovo lavoro con la sua figura di mamma?

«Abbiamo appena iniziato l’attività e quindi in questo periodo mi sono molto concentrata qui al lavoro, per fortuna ho alle spalle chi mi dà una mano. Sicuramente non è una situazione che voglio portare avanti così perché ho dei doveri e degli obblighi in quanto mamma che sento in maniera forte, e quindi ci sarà bisogno di un grande lavoro di gruppo e di brave collaboratrici che stiamo valutando. Una buona organizzazione è la chiave!».

Com’è stato il primo impatto con le persone all’inaugurazione? Siete rimasti soddisfatti?

«Ci è piaciuto soprattutto lo spirito franco e sereno delle persone che sono venute, abbiamo anche creato contatti nuovi per l’esercizio. Sono venute anche persone da lontano e tutta una serie di simpatizzanti del mondo dell’autismo, persone nuove che si affacciavano per la prima volta a questo mondo e questo ci ha fatto piacere». Coletti aggiunge: «C’erano anche persone affette da autismo, ma nessuno si è accorto proprio perché c’era una bellissima atmosfera».

E adesso? Cosa possono fare le associazioni e gli individui per aiutarvi a far crescere e sviluppare questo nuovo progetto del bar?

«Supporto morale, frequentare il bar, parlare di noi, esserci a fianco dal punto di vista culturale, dal punto di vista delle motivazioni del perché è nato questo locale e lanciare messaggi insieme per creare sinergie. E questo è quindi l’invito che vogliamo lanciarvi: andate a fare un giro nella zona di Spini di Gardolo e fermatevi al Bar Food “Tutti per Uno” perché prendendo anche solo un caffè potrai aiutare molte persone: “fa bene a te, fa bene agli altri”».

 

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