Quando la comunità è una risorsa nella riabilitazione

Data: 01/08/12

Rivista: agosto 2012

Mi chiamo Luca Ramigni e lavoro per la Fondazione Fontana. Dal 2004 al 2009 sono stato al St. Martin Nyahururu Kenya inviato per conto di Medici con l’Africa CUAMM e ho lavorato come fisioterapista all’interno del CPPD (Community Programme for People with Disability).

Vi racconterò una storia che mi è capitata, per me molto significativa non solo per quello che rappresenta l’esperienza del St. Martin nel processo abilitativo, ma anche perché ritengo che la fragilità sia una risorsa per le nostre comunità. E questo, permettetemi di aggiungere, è anche ciò che pensiamo alla Fondazione Fontana rispetto alla nostra realtà italiana.

Kamau è un bimbo di tre anni affetto da paralisi cerebrale infantile, quando lo incontro la prima volta ciò che mi impressiona di più è lo sguardo con cui sembra dire: “lasciami stare, voglio addormentarmi e non svegliarmi più”.

Pesa poco più di 5 kg, sporco fin sopra i capelli ed è con la madre; anche lei sembra ormai allo stremo. Sono entrambi vestiti del poco che hanno. Facciamo presente alla madre che la prima tappa del progetto abilitativo è una dieta adeguata.

Lei però ci dice che ha altri 4 figli, due coppie di gemelli nati prima e dopo Kamau, e che ora in casa ha solo una tazza di chai, tè locale, da dividere tra tutti…! Sentito questo vorrei andare subito a comprare loro cibo e vestiti…: è arrivato il salvatore!

Ma le cose non sono così semplici perché da qui inizia un processo ben diverso, lungo e complicato.

Un volontario inizia andando a far visita a casa, la donna viene accompagnata così al dispensario più vicino e poi al gruppo di supporto. Riceve quindi un piccolo prestito con cui acquista una gallina che inizierà a darle delle uova…le galline diventano due e poi tre, le uova si moltiplicano e con loro il bene e la solidarietà.

Un giorno, a distanza di quasi un anno, ritrovo una coppia mamma-bambino completamente trasformata. Chiedo alla madre di mostrarmi cosa fa di solito con Kamau e lei inizia una danza abilitativa arricchita di attenzioni, complicità, abbracci, baci a cui il bimbo non può sottrarre sorrisi di felicità…mi scende una lacrima che il mio orgoglio maschile non permette di trasformarsi in fiume. Mi ringrazia ancora e racconta di quanto sia felice. Al quel punto io mi sento piccolo, piccolo…Non ho fatto nulla! Anzi, non avevo certo fiducia che potesse funzionare questo percorso, mi sarei sentito meglio a rispondere subito al bisogno: cibo, vestiti, ospedale e quant’altro. Io, noi, siamo sempre pronti a risolvere il problema: c’è un’operazione da fare, ti porto all’ospedale. Sei senza vestiti, eccoli. Quanta poca fiducia nelle persone e nelle risorse della comunità! Quanto avremmo perso nel caso di Kamau!

Passato il momento di emergenza chi sarebbe stato a fianco suo e della mamma? Chi sarebbe andato a visitarli a casa? Chi avrebbe fatto loro da “benzinaio” dell’amore?

Abbiamo passato una giornata con i volontari della zona a casa di Kamau. Abbiamo costruito insieme un corner seat e uno standing aid e la mamma ci ha preparato il chai con un po’ di verdura cotta. È difficile trasmettere le sensazioni provate, ma queste sono state l’ulteriore conferma che questa è la strada da seguire, non solo per un’abilitazione completa del disabile, ma anche per far crescere la comunità, nella consapevolezza di avere al proprio interno le risorse per prendersi cura dei suoi bisogni.

Un’abilitazione fondata solo sulla prestazione, per quanto utile, è sicuramente deficitaria in tutto l’aspetto socio-affettivo-educativo.

Questo è il sogno del St. Martin. Il sogno che ogni comunità si renda conto che il disabile, il malato di AIDS, i bimbi di strada…non sono una vergogna, ma una risorsa che una volta scoperta ci aiuta ad essere migliori.

Cos’è il St. Martin CSA

Il St. Martin CSA (Apostolato Sociale Cattolico) è un’organizzazione religiosa di base attiva in Kenya. È un’esperienza nata nel 1997 con l’obiettivo di venire incontro alle categorie di persone più vulnerabili all’interno delle comunità della zona in cui opera. L’organizzazione lavora con un approccio comunitario, secondo cui è la comunità stessa a farsi carico dei bisogni dei suoi membri attraverso i mezzi di cui dispone: il suo obiettivo diretto non sono i beneficiari, ma la promozione di solidarietà all’interno della comunità, attraverso il coinvolgimento e la formazione di volontari che possano prendersi cura dei più bisognosi.

Il St. Martin CSA opera in una zona rurale intorno a Nyahururu (200km a nord di Nairobi) pari per estensione a metà del Veneto. Il lavoro del St. Martin viene svolto grazie ad una rete di oltre 1.200 volontari provenienti dalle comunità che lì risiedono. Questi volontari lavorano a tutti i livelli dell’organizzazione, incluso il livello gestionale, di programmazione e di direzione dei vari Programmi. Il lavoro dei volontari viene supportato da una squadra di circa 100 membri del personale.

Le attività del St. Martin CSA sono organizzate in Programmi Comunitari specifici, ma allo stesso tempo interdipendenti tra di loro, che si occupano rispettivamente di: Persone con Disabilità; Bambini di Strada; Non-Violenza Attiva e Diritti Umani; Malati di AIDS e Abuso di Alcol e Droghe; Risparmio e Microcredito.

www.saintmartin-kenya.org








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