Quando la voglia di giocare fa superare ogni barriera

Data: 01/02/09

Rivista: febbraio 2009

Se un giovane o, soprattutto, un bambino trascorre troppo tempo davanti a un videogioco in genere lo si cerca di dissuadere. Magari gli si dice di fare qualcos’altro, dell’attività fisica, sia pure una passeggiata, insomma: di non fare il “vegetale”, se il termine aiuta a rendere l’idea.

Pensiamo ora però a chi è costretto ad una vita cosiddetta da “vegetale” (spero di non essere preso alla lettera quando paragono una persona con più o meno gravi problemi di mobilità ad un, certamente più inerte, vegetale) come molti disabili. Molto spesso per loro non è una scelta dettata dalla pigrizia quella di trascorrere anche molte ore su una sedia, un divano o quello che è.

Eppure quale è il colmo per molti di loro? Niente videogame!

Almeno fino ad ora.

Sembra una sciocchezza, ma conosco molti giovani ai quali, se dicessi che devono restare seduti per ore, la cosa non graverebbe così tanto, purché abbiano a disposizione la loro “playstation”. Questa è ovviamente un’affermazione scherzosa e un po’ provocatoria, ma contiene un fondo di verità.

I videogames, come la televisione o, meglio ancora, un buon libro, hanno una notevole capacità di distrarre e far passare qualche bel momento. Appartengono a quella sfera di piaceri “intellettuali” (fa strano usare questo termine nei confronti di un videogioco) che non richiedono una cospicua capacità motoria alla stregua di una passeggiata o di una partita a pallone.

Eppure ne richiedono, abbastanza da impedire a molti disabili di accedervi. Dalla necessità nasce l’inventiva: forse le grandi imprese che si occupano di videogiochi non contavano di creare un nuovo business basato su consolle per disabili ma dopo aver visto quella utilizzata dal ragazzo qui immortalato (e dopo aver attestato il suo entusiasmo), bisogna ammettere che è stata una gran bella intuizione e qualche azienda a già cominciato a produrre apparecchiature specializzate.

Kitsune Yume, questo lo pseudonimo con cui si è presentato il giovane protagonista di questa storia sul forum di PlayStation 3, ha di recente deciso di condividere con la rete le informazioni che hanno contribuito a cambiare la sua vita di videogiocatore e non solo.

L’intricata struttura di cui si avvale per giocare è stata concepita con l’aiuto di un amico ingegnere, e gli permette di giocare usando i deboli movimenti delle dita delle mani, delle dita dei piedi e persino della lingua.

Raccontando la sua storia Kitsune Yume spera di ispirare altri disabili ad informarsi sulla tecnologia che permette di giocare alla PlayStation come chiunque altro.

Qui troverete il messaggio di Kitsune Yume con foto e video: http://tinyurl.com/ps3disabili

Qui invece le prime apparecchiature specializzate disponibili sul mercato: http://www.broadenedhorizons.com/modulargaming.htm

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