Quando una porta automatica può cambiare la vita

Data: 01/12/07

Rivista: dicembre 2007

Ripristinare nelle persone disabili il senso delle proprie capacità, della possibilità di una “vita indipendente”, non nel significato di “vita da soli” ma vita con gli altri, se lo si desidera, con la possibilità di scegliere come, con chi e dove condurre la propria esistenza, raggiungendo nel contempo il massimo grado di autonomia che la disabilità consenta.

Questa è, innegabilmente, la seconda fissazione per ogni disabile (la prima è tornare quelli di una volta!).

La “domotica” è la tecnologia messa a punto, in via generale, per facilitare (o rendere più pigra) la vita in casa. Nel particolare che più potrà interessare molti dei nostri lettori, ne consente la fruizione piena anche a chi è affetto da limitazioni funzionali e motorie; è la strada maestra per la vita “da soli” o meglio vissuta da “Se stessi”.

I numeri dei potenziali utenti in Italia sono giganti: le persone prive, in grado variabile, di autonomia sono circa quattro milioni, dei quali due invalidi (uno e mezzo in modo permanente) e un milione di età superiore ai 65 anni.

Per costoro, anche una porta chiusa può essere una barriera insuperabile! Fortunatamente le innovazioni provenienti oggi dall’ambito informatico, multimediale, telematico, robotica stanno cambiando tutto ed è possibile fronteggiare situazioni di handicap funzionale e motorio grave con risultati straordinari come dimezzare o anche rendere completamente autosufficiente un soggetto rispetto alla presenza, fin lì inevitabile, di altri.

Per parte nostra, il primo vero contatto con la domotica lo abbiamo avuto quando Pino, il presidente di Prodigio, si è trasferito nella sua nuova casa di via Gramsci: un’abitazione totalmente automatizzata compresa la porta d’entrata. All’interno una serie di comandi vocali rendono utilizzabili tutti gli elettrodomestici, le luci, il telefono, il letto, le persiane… Davvero una gran praticità e l’opportunità per Pino di arrangiarsi un po’ più da sé! Si sa, ai comodi ci si abitua in fretta e così quando al nostro direttore hanno proposto l’idea di “domotizzare” anche la porta d’entrata della sede dell’associazione Prodigio non se l’è fatta scappare. Era sempre stato per lui, infatti, un problema abbastanza grande quello di poter entrare in ufficio in perfetta autonomia, inconveniente ancor più accentuato da quando ha una carrozzina elettrica con cui va e viene a piacer suo.

A fine giornata oppure ogni volta che doveva allontanarsi per qualche impegno o un lavoretto, la porta andava chiusa a chiave con varie mandate. Per farlo, Pino doveva sempre procurarsi prima la disponibilità di qualcuno subordinando ad essa la possibilità di uscire. L’unica via per liberarsi da questa servitù era l’automazione della porta con un telecomando in modo da svincolarlo dalla presenza di chicchessia.

Una ditta del settore ha applicato sul montante della porta uno stantuffo elettrico che, azionato con un telecomando, apre e chiude, nella massima sicurezza, la porta. Grande soddisfazione da parte di Pino che adesso potrà entrare ed uscire senza il rischio di lasciare la sede in balia di chiunque passi e, cosa da non sottovalutare, poter evitare che entrino persone sgradite o non autorizzate.

Benvenuta robotica dunque! Chi si ricorda più delle mastodontiche, ingombranti e pesanti carrozzine di 40 anni fa? Dei bus senza accesso ai disabili? O dei letti rigidi senza alcuno snodo? Chi disabile, non si ricorda quanti “per favore” consumati per farsi accendere la TV, aprire una finestra, rispondere al telefono, ecc.?

Per dire, Pino, partendo dal suo appartamento, oggi può scendere in strada, arrivare alla sede, aprire la porta, entrare, lavorare un paio di orette, chiuderla, prendere il bus per fare un giro in città e, dopo un aperitivo con olivetta, tornare a casa. Tutto in perfetta autonomia, decidendo da sé cosa e quando fare.

Semmai, e questa è la vera ragione di questo trafiletto, oggi il problema è portare a conoscenza dei disabili e delle loro famiglie le potenzialità tecniche che consentono un ampliamento di autonomia: la seconda fissazione, non è vero?

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