Quel maledetto treno blindato

Data: 01/12/07

Rivista: dicembre 2007

Non solo il titolo di un film: molto di più. Un’esperienza che Paolo Simone, ben conosciuto a Trento per le sue numerose denunce contro Trenitalia per i molteplici disservizi, ha vissuto ripetutamente sulla propria pelle e a cui non si è rimediato nonostante le sue meticolose segnalazioni.

Un treno blindato, un viaggio impossibile, la possibilità di muoversi annullata, diritti negati. Ostacoli, ostacoli ed ancora ostacoli. Si sa che la disabilità porta con sé disagi ancora importanti e al giorno d’oggi inaccettabili. Se tuttavia le barriere culturali e psicologiche sono muri di pregiudizi che si stanno abbattendo con il tempo, la sensibilizzazione e il dialogo, tanto c’è ancora da fare per abbattere le barriere architettoniche.

Il diritto alla vita parte proprio dalla possibilità di avere le condizioni per: vivere in maniera indipendente, potersi muovere, lavorare, amare. Ovvero vivere nella normalità.

I diversamente abili hanno ancora troppi e ingiusti ostacoli da dover superare, dovuti non alla loro condizione, ma al mondo, soprattutto istituzionale, che spesso è loro ostile.

Negate le politiche di facilitazione come nel caso ormai noto di Trenitalia, che vieta treni regionali ai disabili.

Il caso

I principali disservizi subiti e segnalati da Paolo Simone, 34 anni, disabile in carrozzina elettronica perchè affetto da atrofia muscolare sono stati da lui così sintetizzati:

  • per due volte caricato e abbandonato nel posto sbagliato (costretto bloccato nel corridoio di un intercity);
  • costretto a viaggiare nel vagone adibito al trasporto di biciclette (che, come gli ha ricordato il capotreno “hanno pagato e dunque hanno lo stesso diritto di viaggiare”);
  • costretto a scendere, per un malfunzionamento di un sollevatore, da una rampa troppo stretta per la mia carrozzina (sono riuscito con insistenza ad ottenere due assi di legno per facilitarmi);
  • costretto a viaggiare su una carrozza adibita a disabili sull’eurostar senza aria condizionata;
  • spesso mi trovo negata la possibilità di accedere al bagno disabili perchè chiuso o in condizioni igieniche pietose;
  • mi sono sentito dire dall’addetta di Trenitalia che le persone con disabilità nel nostro paese non sono liberi cittadini!

Per i disabili è dunque difficile viaggiare in treno, se non impossibile. Cosa assai inaccettabile considerato che il muoversi, se non dettato dalla necessità di motivi di lavoro, è spesso per tutti sinonimo di relax e svago.

Perchè negare questa possibilità ai diversamente abili?

Perchè il viaggio e la vacanza devono diventare una tortura per la fatica con cui con zelo devono essere organizzati (dalla richiesta del treno attrezzato all’hotel sbarrierato con bagno accessibile…)?

Sta di fatto che nonostante le segnalazione e gli effettivi disagi (si pensi ad esempio a studenti pendolari disabili), il treno rimane un mezzo per lo più inaccessibile, soprattutto da quando Trenitalia ha stabilito che “sarà possibile salire sui treni non attrezzati solo con carrozzina pieghevole, ed il cliente si deve trasferire in maniera autonoma su di un posto ordinario”.

Che significa? Questa la soluzione dopo il reclamo di Paolo Simone per i suoi legittimi disagi ingiustificati e inammissibili?

E il suo non è un caso isolato.

Si tratta di discriminazione di fasce più deboli, di un comportamento lesivo della dignità delle persone che hanno il diritto irrinunciabile alla socialità, al lavoro, alle opportunità di fare.

Chi è condizionato pesantemente dalle sue condizioni fisiche come può sentirsi riconosciuto come cittadino a pieno titolo se non può usufruire degli stessi diritti di coloro che per fortuna o per caso non sono diversamente abili?

È così difficile creare per chi vive questo disagio situazioni di pari opportunità?

Quali iniziative si intendono perseguire per la tutela del diritto alla mobilità dei cittadini con disabilità motorie?

Quel maledetto treno blindato…

Ci uniamo alla denuncia di Paolo Simone, perchè combattiamo qualsiasi tipo di esclusione sociale, umiliazione, disservizio che leda i diritti dei diversamente abili.

Con la voce e le parole di Paolo chiediamo:

  • il ripristino della possibilità per i disabili di utilizzare la carrozza semipilota dei regionali;
  • l’adeguamento delle carrozze esistenti mediante allargamento delle porte, eliminazione del passamano centrale e di alcuni sedili;
  • posti adeguatamente attrezzati.

Chiediamo in sostanza meno ipocrisia sulle politiche di pari opportunità per i diversamente abili. Chiediamo i fatti.

Chiediamo l’abbattimento di barriere ingiustificate e inaccettabili.

Per informazioni:
Paolo Simone treni[chiocciola]paolosimone.com
393 0175617 (dopo le 14:00)
documentazione scaricabile all’indirizzo
www.paolosimone.com/treni.pdf

Un’idea

Un disabile in carrozzina per salire su un vagone di un treno deve usare una specie di montacarichi manovrato dagli addetti della stazione, come mostrato nella foto in alto. Sarebbe davvero un grosso passo avanti se questi macchinari venissero eliminati e sostituiti da qualcosa di più agevole.

Di soluzioni alternative ce ne possono essere tante: la prima che mi viene in mente è quella di eliminare le ripide scale di accesso alzando il marciapiede fino alla livello dell’entrata del vagone (come avviene per esempio per le metropolitane), in questo modo anche per le persone “normali” sarebbe molto più agibile l’entrata con valigie o bagagli ingombranti… capisco che questa soluzione sarebbe molto onerosa, infatti comporta la ristrutturazione di tutte le stazioni… impraticabile.

Un’altra soluzione, più a portata, potrebbe essere quella progettare e costruire una carrozza accessibile ai disabili, munita di una pedana elettrica elevabile del tipo usato su molti mezzi per il trasporto di disabili (anche per pullman come mostra la foto in basso). Di queste pedane ne esistono svariati modelli, non hanno un costo eccessivo e possono essere manovrate anche da persone non esperte.

Oltre al vantaggio di non dover usare più quell’orribile montacarichi, un altro vantaggio sarebbe quello che il disabile può scendere dal treno anche in una stazione che non è provvista di quel speciale montacarichi, oppure, in caso di emergenza (per esempio per un guasto al treno, eccetera), può scendere anche in aperta campagna. Questo vagone avrebbe un’entrata più larga e una zona riservata alle carrozzine e agli eventuali accompagnatori. Sarebbe davvero una gran passo avanti nell’integrazione e per il trasporto dei disabili!

Carlo Nichelatti

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