Questa sarà una lunga notte

Autori:Mary

Data: 01/06/11

Rivista: giugno 2011

Ho fatto un altro giro di controllo, stanotte non mi sento tranquilla: ho due pazienti critici e molti che necessitano un controllo frequente.

Medicina generale, lo spauracchio di tutti gli infermieri perché c’è da lavorare sodo. Ci sono le patologie più disparate, l’età media che supera i settantacinque anni, molti ricoveri sociali, tanti extracomunitari, anche giovani, per i quali si sospettano malattie che qui da noi abbiamo debellato da anni. E poi l’incidenza continua delle neoplasie, i tumori, le metastasi… e poi Ictus cerebrali, Cirrosi epatiche, Bronco pneumopatie croniche ostruttive riacutizzate, per dire solo le patologie più frequenti, e poi ancora: deperimento organico, disidratazione, eccetera.

Quando passiamo a controllare ci assicuriamo che il respiro sia regolare, che l’ossigeno sia erogato correttamente, che i drenaggi siano pervi, i sacchetti delle diuresi mai troppo pieni; poi si scambia lo sguardo anche con i parenti, le badanti o con i degenti che non riescono a dormire.

Noi infermieri, insieme all’equipe medica, siamo responsabili di una cosa molto preziosa: La VITA dei pazienti e lo siamo ancor di più in assenza del medico. Una responsabilità troppo grande, ci viene chiesto di essere sempre pronti, efficienti, preparati,risoluti, decisi!

“Signora o signorina?” Questa è la domanda più ricorrente, e poi tante volte “Grazie!”

“Ma grazie di che?” Penso nella mia testa incredula, forse per il fatto che cerchiamo di fare bene il nostro lavoro?

Rifletto: “un lavoro fatto bene…” che non è quello di presentare la relazione al capo ufficio o di confezionare maglie o di far acquistare un paio di scarpe. Il nostro lavoro fatto bene, è somministrare la giusta terapia, occuparci della prevenzione di piaghe da decubito, mobilizzare i pazienti e stimolarli affinché non perdano il loro residuo grado di autonomia; quindi erogare la giusta qualità di assistenza e un’infinità di altre competenze a noi ascritte. Il nostro lavoro fatto bene, è anche una parola di conforto, di speranza, una battuta, un’ironia o l’attenzione sempre sopra i livelli di guardia.

Questo lavoro, poi, si deve far bene non solo perché è scritto sul mansionario (ah già, l’hanno abolito!), non solo perché rientra nelle nostre competenze, non solo perché è un dovere etico e morale oltre che civile, ma anche per il fatto che se mio padre, ottantenne o un altro mio familiare, si trovasse ricoverato in un reparto di ospedale, mi piacerebbe che ci fosse un’infermiere o una infermiera che lo controllasse sovente.

Un’altra ora è passata: si fa un altro giro di controllo.
Mary

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