Il Qwan Ki Do proviene dalla storia del Vietnam unita a quella dell’antica Cina, ed è diffuso unicamente in modo tradizionale dal Maestro fondatore Pham Xuan Tong.
Abbiamo incontrato il Coordinatore Tecnico del Trentino, il Maestro Roberto Cainelli, il quale si è offerto di raccontarci il Qwan Ki Do dai principi alla sua pratica in Trentino.
Presente dal 1982 in Trentino, i 9 centri in cui si pratica questa disciplina sono quelli di Grigno, Borgo, Levico, Pergine, Trento, Cognola, Mezzolombardo, Sopramonte, Rovereto e Mori, contando all’incirca 400 praticanti fra bambini e adulti.
- Che cosa è il Qwan Ki Do?
- È un’Arte Marziale, una cultura, una passione, un modo di essere, di vivere e di interpretare e affrontare la vita.
Nel Qwan Ki Do coesistono la storia, la cultura e la tradizione di due popoli, quello Cinese e quello Vietnamita. - Come si è avvicinato al Qwan Ki Do?
- Mi sono avvicinato nel 1985 grazie a degli amici e non ho più abbandonato la pratica. Col tempo, man mano che ho assorbito principi e storia del Qwan Ki Do, questo è divenuto per me una passione, una necessità per via dei suoi principi portanti: umiltà, perseveranza, altruismo, rispetto, spirito di gruppo.
Il Qwan Ki Do non è solo uno sport, ma una pratica che, se esercitata continuamente e coerentemente ai valori di base, influenza tutti gli ambiti della propria vita: dal lavoro,alla scuola, al modo di affrontare le situazioni e modifica sicuramente in positivo la propria personalità. - Ci parli del Qwan Ki Do e dei bambini…
- Molto spazio viene dedicato alla fascia dei più piccoli, gli istruttori continuamente aggiornati propongono l’Arte Marziale sotto forma di gioco puntando molto sullo sviluppo e sulle qualità fisiche, mobilità, resistenza, forza, equilibrio, coordinazione tenendo conto del continuo stato di crescita. Non trascurando comunque la parte tecnica ma soprattutto, come dicevo prima, la trasmissione di quei valori morali che sono il punto cardine della nostra disciplina e che ritengo (sono) fondamentali per una sana crescita.
Il QWAN KI DO è DIVERSO dalle altre attività sportive. Per preservare e seguire la via e il pensiero tracciato dal M° Fondatore questa stagione sportiva sono state annullate le competizioni agonistiche per i più piccoli. Questa decisione è stata presa per ritornare ai valori fondamentali, dobbiamo evitare la figura del campione ad ogni costo, che per i bambini non è educativa, non deve esserci un discorso di vincitore – perdente, ma bensì un momento di crescita personale, interpersonale e di gruppo.
Cerchiamo di trasmettere agli allievi il rispetto per sé stessi e per gli altri. - Come ci si avvicina generalmente al Qwan Ki Do?
- Ci si può avvicinare attraverso le nostre manifestazioni, dimostrazioni, incontri; ma il modo migliore e il più diffuso è sicuramente il passaparola tra i ragazzi ed i bambini che già frequentano i nostri corsi e che vogliono condividere con amici questa esperienza. Non è necessario seguire la pratica sin da bambini: anche se ci si avvicina da adulti si possono mutare radicalmente le qualità fisiche e i caratteri della propria vita.
- Che tipo di disciplina è il Qwan Ki Do?
- È una disciplina che prevede un particolare lavoro fisico – tecnico individuale e di gruppo per la formazione della personalità e del carattere.
Le arti marziali partono dal principio di difesa, è importante ribadire che dell’arte marziale non si deve né si può abusare. Altrimenti non è più arte marziale ma violenza gratuita e non ha nulla a che vedere con il Qwan Ki Do.
Abbinato al corso di Qwan Ki Do all’inizio di ogni stagione alcuni club programmano un breve corso di autodifesa femminile. Cerchiamo di insegnare e radicare alcune tecniche per il superamento dell’”evento shock”: è importantissimo, in situazione di bisogno, essere in grado di avere anche una minima reazione per contrastare il molestatore.
I fondi raccolti con questi corsi li destiniamo all’Associazione aiutateci a salvare i bambini di Rovereto, per creare una continuità con il lavoro nell’infanzia. Per gli allievi adulti che si iscrivono ai corsi (da ottobre a maggio) ci sarà invece l’approccio alla difesa e al combattimento, al lavoro a coppie, sia a mani nude che con le armi. Le tecniche che si impareranno sono:Tecniche di parata, di calcio, pugno, proiezioni, bloccaggi, leve articolari, tecniche di gomito e ginocchio oltre innumerevoli tecniche della scuola del QWAN KI DO. Poi c’è il lavoro singolo dei quyen o forme (combattimenti immaginari) per lo sviluppo della resistenza della velocità, dell’ equilibrio, e dell’ automatizzazione delle tecniche. - Come avvengono i combattimenti?
- Le competizioni di tecnica sono singole, mentre i combattimenti a mani libere vengono fatti in squadre in genere da tre atleti. Molto spesso i componenti della squadra sono sorteggiati fra i vari Club e mescolati perché così è la squadra che vince o che perde e si evita di mettere il campione singolo sul piedistallo.
- Di che colore è per Roberto Cainelli il Qwan Ki Do?
- Il Qwan Ki Do lo vedo nei colori tradizionali che compongono il nostro stemma su cui c’è un drago formato dal: Rosso che rappresenta la determinazione, il giallo, la lucidità e la generosità,il verde – blu, la bontà la volontà e la speranza, il nero, la determinazione la serietà e il bianco la purezza e la sintesi di tutti i colori.
Il QWAN KI DO, è un’unione di molte cose dal rispetto per sé stessi fino all’umiltà nell’accettare i propri limiti e la perseveranza per cercare di migliorarli. - Un appello ai nostri giovani.
- Abbiate fiducia nei valori e rispettate la vita. La parola “rispetto” deve venire prima di tutto. Riconoscete gli sbagli e perseverate per raggiungere un obiettivo. Mai abbattersi.
- … E uno ai genitori.
- Ai nostri ragazzi spesso manca il senso del rispetto in una società che punta all’apparire indistruttibili… E però non costruisce nulla che interiormente possa combattere l’insicurezza.
Essendo io stesso un genitore, vi dico di credere nell’ascolto, nel dialogo e nello stare VERAMENTE insieme.
Quando una ragazza o un ragazzo chiedono aiuto ai genitori, questi ci DEVONO essere.
Passate più tempo con i vostri figli, cercate di immedesimarvi nei loro anni, incontrateli davvero al di là delle barriere generazionali. - Cosa rappresenta una vittoria in una gara?
- È un momento importante, vuol dire aver raggiunto l’equilibrio ottimale fisico-tecnico.
Ma non è un fine ma un mezzo per continuare a migliorarsi a perseverare magari condividendo altri questo attimo questa esperienza felice.
Poi il trofeo è come una fotografia: deve ricordare un momento… Ma vincere è insegnare ai ragazzi a non nascondersi dietro ad un pezzo di ferro.