La stampa, febbraio. Titolo: Sono gli olandesi i “giganti” del mondo, seguiti da norvegesi, danesi e tedeschi. Abituati da duecento anni ad essere considerati il popolo più alto del pianeta, gli americani si trovano ora scavalcati dagli europei. Non solo il primato gli è stato strappato dagli olandesi – più alti di ben 4,7 centimetri i maschi e 5,7 le donne – ma sono anche scivolati al quinto posto, dietro a norvegesi, danesi e tedeschi. Cosa è successo? La statura ha uno stretto legame con il benessere e con le sane abitudini alimentari, dicono gli autori dello studio pubblicato sulla rivista Annals of Human Biology. John Komlos, professore di storia economica all’università di Monaco e Benjamin Lauderdale, politico all’università di Princeton, imputano alla enorme diffusione del “cibo spazzatura” dei fast food il rallentamento della crescita dei cittadini statunitensi. Una moda che sta uniformando la scala sociale: per motivi diversi, sia i milioni di americani al di sotto della soglia della povertà che i ricchi tendono a diventare più larghi che alti. Resterebbe da spiegare perché, al contrario, gli olandesi siano oggi i più alti del pianeta, con i loro 184,2 centimetri di media. Il professor Komslos, una delle massime autorità in materia di storia antropometrica – una disciplina che studia le variazioni della statura in relazione a fattori sociali, economici e ambientali. – pensa che il fenomeno sia da attribuire agli ottimi sistemi sanitari dei Paesi del Nord Europa. Al contrario, dice il professore, negli States solo i più ricchi possono permettersi una sanità migliore.
Brillo o non brillo?
L’Adige, 6 febbraio. Titolo: «Brillo al volante? No, ubriaco è l’etilometro». Questa volta ad essere «ubriaco» potrebbe non essere l’automobilista fermato per un controllo, ma l’etilometro utilizzato per valutare il tasso alcolico. Occorre però utilizzare il condizionale finché un tecnico della motorizzazione di Roma incaricato dal gip Marco La Ganga di eseguire una perizia sul macchinario non avrà completato i suoi acertamenti. Il caso è curioso. Lui è un quarantasettenne di Trento. Venne fermato a bordo della sua auto dai carabinieri di Trento la notte del 17 gennaio scorso. Il verbale indica come orario le 1 e 56 minuti, ma quel che interessa sono le due rilevazioni fatte attraverso l’etilometro (la legge prevede due rilievi proprio per garantire una maggior affidabilità del test). Il risultato fu rispettivamente: 1,87 e 2,01. Si tratta di valori molto elevati – il limite infatti è di 0,5 – che portarono all’immediato ritiro della patente e alle severe sanzioni previste per chi supera il valore di 1,5. Nel verbale si indicava inoltre che l’uomo presentava alito vinoso e aspetto barcollante. Uno dei tanti casi di guida in stato di ebbrezza? No visto che il giorno seguente l’avvocato Massimo Amadori, legale del conducente, ha presentato richiesta di sottoporre a revisione l’etilometro. L’uomo infatti sostiene che la misurazione era errata. L’indagato amette di aver bevuto quella sera, ma di essersi limitato a qualche bicchiere di vino durante una cena al ristorante. Come confermano anche i testimoni che si trovavano con lui, l’uomo era sobrio. Che dire allora dell’alito vinoso e dell’aspetto barcollante? Secondo la difesa si tratta di frasi fatte che vengono sempre inserite in un verbale per guida in stato di ebbrezza. Di qui la richiesta di far controllare l’apparecchio.
Offensiva ad Internet
Il mattino, 7 febbraio. Titolo: Internet, maxi-attacco dei pirati. È stato il più duro attacco informatico dal 2002, ma la rete internet ha tenuto. È stato sferrrato ieri contro i supercomputer che garantiscono il traffico sul web ma i navigatori non si sono accorti di nulla. Chi invece gestisce e controlla questi 13 server presi del mirino invece sì. In realtà i pirati sono riusciti ad entrare, e per poco, in tre di questi 13 computer, chiamati root-server, sovraccaricandoli di una mole assolutamente inusuale di dati falsi. Un’offensiva di una potenza inaspettata che è durata almeno a dodici ore. Anche il dipartimento americano della sicurezza interna (Department of Homeland Security) ha confermato di aver rilevato un traffico “anormale” sul web. Nel mirino dei pirati informatici, la compagnia UltraDns, che gestisce il traffico dei siti con suffisso “. org” e “. info”. Tra i server presi di mira figurano quelli del dipartimento della Difesa statunintese e della stessa Icann, ovvero l’ente che gestisce e assegna nomi e numeri e indirizzi IP ai domini. Secondo John Crain, responsabile dell’Icann, l’organismo sotto il controllo statunitense deputato alla gestione tecnica della rete, l’attacco di ieri è stato meno importante di quelli che hanno colpito i tredici server nell’ottobre 2002. I root server sono il cuore pulsante della rete, visto che proprio a questi computer convertire il nome dell’indirizzo web nell’indirizzo numerico che gli corrisponde.
Non curi il tuo corpo?Niente assistenza gratuita!
Corriere della sera, febbraio. Titolo: niente assistenza a chi non si tratta bene. La sanità pubblica potrebbe negare le cure a quei cittadini che conducono uno stile di vita notoriamente dannoso per la salute. Obesi e fumatori, indifferenti alle martellanti campagne che per il bene loro e della società vogliono spingerli a smettere di mangiare troppo e di fumare, saranno curati per ultimi, o solo dopo che avranno intrapreso una cura dimagrante e buttato nel cestino per sempre il pacchetto di sigarette. Ieri un’autorevole presa di posizione del ministro per la salute, Patricia Hewitt, ha solennizzato il nuovo indirizzo politico, attribuendogli un valore medico oltre che economico: “È un approccio che ha senso sotto il profilo clinico”, ha detto il ministro. Numerosi interventi, ha spiegato, hanno un tasso di riuscita molto inferiore alla media se compiuti su persone che fumano molto o che sono soprappeso. Far spendere alle casse dello Stato tanto denaro per interventi che poi si rivelano inutili, è uno spreco che va cancellato. “Noi – ha aggiunto – vogliamo che la gente impari a prendersi cura di se stessa”. In molti ospedali gestiti dal servizio sanitario nazionale si tiene conto peso e dipendenza dal fumo: nel Suffolk, ad esempio, le operazioni al ginocchio o all’anca non vengono praticate a chi ha una massa corporea troppo superiore a quella ritenuta giusta. Mentre per i bypass cardiaci i fumatori vengono messi nelle liste per ultimi. E una circolare diffusa negli ospedali chiarisce: “Se la malattia è causata da ragioni dovute a comportamenti soggettivi sbagliati, è appropriato tenerne conto”. Visitati dai medici, riconosciute le loro necessità, questi malati si sentono rispondere: “Vada a casa, dimagrisca (oppure smetta di fumare) e poi torni”.
Una suora troppo severa
il mattino, febbraio. Titolo: Punizioni violente agli alunni condannata a due anni una suora. Sembrava una pratica scomparsa dalle scuole: invece le bacchettate sulle mani degli indiscplinati è stata consuetudine fino al 2001 nell’istituto di Nostra Signora di Lourdes a Valverde, comune di settemila anime in provincia di Catania. Chi faceva perdere la pazienza a suor Tindara Amato, responsabile della scuola, veniva chiuso in uno stanzino buio o, addirittura, calato in un piccolo pozzo. In dieci anni, almeno diciotto bambini sono stati maltrattati: lo hanno accertato i giudici del tribunale di Acireale che, sollecitati dalla denuncia di una gruppo di genitori, ha condannato la religiosa che oggi ha compiuto 74 anni, a ventiquattro mesi di reclusione, pena sospesa. Lei sempre ha respinto l’accusa ma la corte è stata più severa della proposta avanzata dal pm e contro una richiesta di un anno e mezzo di carcere, il tribunale ha sentenziato che la suora è punibile con una pena di due anni e dovrà risarcire i danni alle parti civili. Ora toccherà alla corte d’appello giudicare il caso: i difensori di suor Tindara hanno già presentato ricorso in cancelleria.
Ubriaco, aggredisce uno squalo
La Repubblica, 16 febbraio. Titolo: Ubriaco, aggredisce uno squalo. Una rissa tra avversari decisamente insoliti. Un pescatore australiano e uno squalo di un metro e mezzo. Finita per il primo con uno strappo sui jeans, per il pesce con l’onta di essere preso per la coda. Il motivo, futile, il tentativo del pesce di mangiare le esche calate in acqua dall’uomo. È successo a Louth Bay, cittadina dell’Australia meridionale. Philip Kerkof, questo il nome del pescatore, 41 anni, stava tranquillamente pescando con cinque amici da un pontile. Poco dopo è però arrivato uno squalo, che ha cominciato a gironzolare intorno ai calamari artificiali del pescatore, con l’evidente intento di mangiarseli. È a quel punto che Kerkhof decide di scendere in acqua e inseguire lo squalo bronzeo che nuotava nell’acqua bassa, perchè gli “rubava” le esche. “Gli sono andato dietro di soppiatto, zitto zitto, e l’ho preso per la coda perchè lo volevo tirare sopra il pontile. Poi si e’ girato e ha cercato di mordermi”. Ma il pescatore, impassibile, ha aggredito il pesce e l’ha trascinato sul molo, anche se non è riuscito a evitare che i denti affilati dello squalo gli squarciassero i jeans.
Il pedofilo vagabondo
La Repubblica 9 marzo. Titolo: Condannato per turismo sessuale. 14 anni di carcere a un veronese. Per due mesi all’anno lavorava come guardiano di un campeggio sul lago di Garda. Il resto del tempo lo trascorreva facendo turismo sessuale, principalmente in Thailandia. Oggi, però, il tribunale di Milano lo ha condannato a 14 anni di reclusione e a 65mila euro di multa per pedofilia e diffusione di materiale pedopornografico. È il primo italiano a essere condannato per reati sessuali compiuti all’estero. Oltre alla pena di reclusione e la multa, gli è stato anche “perennemente interdetto l’accesso” a luoghi “istituzionalmente frequentati da minorenni”. L’uomo è stato incastrato grazie a delle intercettazioni telefoniche, partite nel giugno del 2004, quando un suo conoscente registrò e consegnò in Procura due chiamate in cui Sampec raccontava alcune delle sue prodezze con i bambini. Nelle registrazioni, l’uomo si vantava di avere avuto, tra il 2001 e il 2005, rapporti sessuali con almeno 400-500 ragazzini di età compresa fra i 7 e i 15 anni. Nel suo computer, poi, la Polizia Postale ha trovato un archivio di 65mila fotografie pedopornografiche in cui lui stesso compariva in pose inequivocabili. Per l’accusa era un vero esperto nell’adescare i minori, tanto da essere in grado di fornire consigli sul modo migliore per scoprire “i luoghi della prostituzione minorile del posto, i luoghi dove andare per i rapporti” come si legge nell’avviso di chiusura delle indagini.
Il lavoro più brutto
La Repubblica, marzo. Titolo: I cento lavori più orrendi del mondo. L’accatastatore di libri religiosi è un lavoro. Se siete interessati rivolgetevi alle librerie cristiane: verrete pagati sei euro l’ora. Il selezionatore di pillole è un lavoro, anche se non ci avete mai pensato, e non esiste un curriculum preciso: ma anche le pillole vengono male, e con quello che costano le case farmaceutiche esigono pacchetti intonsi e perfetti. Anche il controllore nelle fabbriche di patatine fritte è un lavoro, anche se non ci sono annunci sui giornali. Viene pagato 8 euro l’ora, e consiste nel togliere da un rullo trasportatore tutte le patatine macchiate o difettose. La rivista inglese “The Idler” ha tenuto per anni una rubrica, aperta ai lettori, in cui si potevano descrivere i propri lavori, orridamente normali o straordinariamente terrificanti. Ora cento di quelle storie sono state raccolta nel libro “Cento lavori orrendi”, in uscita per l’Einaudi (11 euro). Il libro racconta gli sforzi e la miseria, le gag e la ribellione di chi, per un mese o un anno, ha lavorato come “perforatore di torte”, come “postino”, come “telefonista porno”, come “ammazza salmoni”, come “benzinaio di notte”, come responsabile di una fabbrica di cerini, come “sterminatore di roditori”, come controllore di carte di credito o editore di mail spazzatura. Se credete che il vostro lavoro sia frustrante, comprate questo libro. “Con qualche piccola eccezione, il mondo del lavoro” spiega Tom Hodgkinson, direttore di “The Idler”, “è caratterizzato da noia esasperante, invidie ridicole, molestie sessuali, solitudine, arroganza, stress”. Racconta l’allevatore di larve: “Il primo giorno di lavoro lo passai nella fosse dei vermi: una specie di piscina olimpionica, piena di carcasse marcescenti di animali e pesci, su cui crescevano le larve. Indossavo una tuta e gli stivaloni, e il mio compito era stare dentro la vasca, e girare ogni tanto con il badile le larve”. Racconta l’esaminatrice di sperma: “tutti i giorni esamino, più o meno, quattrocento campioni di sperma, per diagnosi o varie. A parte la coltura, che è già abbastanza disgustosa, l’esame che più detesto è ‘l’analisi del seme’. Risucchio tutto con una pipetta e lo risputo più volte nel contenitore: l’odore che ne esce è nauseabondo”.
Le droghe peggiori? Alcol e fumo
la Repubblica, il 17 marzo. Titolo: “Alcol e fumo peggio della cannabis”. Le droghe legali fanno più danni di alcune delle più diffuse droghe illegali. Alcol e tabacco sono più pericolosi per la salute di cannabis, Lsd ed ecstasy, dunque vanno considerati alla stregua dei narcotici più nocivi anche se è possibile acquistarli al supermarket e dal tabaccaio. Ad affermarlo sono alcuni dei più autorevoli studiosi ed esperti britannici, in un rapporto pubblicato dalla rivista scientifica Lancet. Il sistema di classificazione della gravità delle droghe attualmente usato da governo, magistratura e forze dell’ordine nel Regno Unito, dicono nel documento, è “arbitrario”, non tiene conto dei dati oggettivi e dunque va radicalmente modificato. Gli studiosi, tra i quali membri del comitato che agisce da consulente governativo in materia di droghe, offrono una nuova classificazione, in cui alcolici e tabacco figurano rispettivamente al quinto e al nono posto fra le venti droghe più socialmente pericolose, suggerendo che le autorità ne tengano conto nel predisporre misure per affrontarne le conseguenze.
Bullismo, ormai è crisi
L’adige, 24 marzo. Minacce e soprusi ai danni dei più piccoli per «affermare» la propria superiorità. Botte, insulti, aggressioni fisiche e verbali. Persino una tentata rapina. Episodi per fortuna isolati, che rappresentano però un campanello d’allarme per educatori, famiglie, istituzioni e forze dell’ordine. Sono tre i casi di bullismo emersi negli ultimi giorni in due scuole medie cittadine, sui quali ora sta indagando la Polizia di Stato di Trento, che ha denunciato due ragazzi stranieri di 14 e 15 anni, presunti responsabili di azioni violente nei confronti degli altri studenti. Altri cinque «bulli» se la sono invece cavata con una ramanzina in questura. L’intervento degli agenti è maturato nell’ambito dei controlli nelle scuole, mirati a prevenire ma anche a individuare e bloccare atti di vessazione e violenza. Un’azione di monitoraggio svolta d’intesa con i dirigenti scolastici e con il Tribunale dei minori ed intensificata dopo i numerosi casi registrati nelle scorse settimane: dal bullismo «rosa» alle rapine di piazza Fiera. Due le segnalazione arrivate dalle scuole medie Bresadola. Nel primo caso gli agenti sono intervenuti, chiamati proprio dal direttore, perché un gruppetto di cinque ragazzi extracomunitari aveva preso di mira i compagni più piccoli. Le minacce verso le vittime sarebbero state condite anche da qualche schiaffone. Obiettivo, almeno superficiale, stabilire la propria superiorità, provocare ragazzi indifesi, costringendoli ad abbassare lo sguardo o chiudendo i malcapitati in bagno. Tutti i bulli sono stati identificati e portati in questura dove, alla presenza dei genitori, hanno subito una bella ramanzina dagli agenti. Il mese scorso il dirigente aveva «punito» un bulletto con tre giorni di sospensione – con l’obbligo di venire comunque a scuola – ed un’attività di pulizia del piazzale insieme al bidello durante la ricreazione.