Rassegna stampa, giugno 2001

Autori:Redazione

Data: 01/06/01

Rivista: giugno 2001

Notizie curiose, serie e no, verità, mezze verità e false verità, pettegolezzi, insinuazioni, maldicenze, dubbi, allusioni, critiche, malignità, illazioni, inchini, riverenze, ossequi e salamelecchi spigolati qua e là dalla stampa locale e nazionale e commentati in redazione.

l’Adige, 19 aprile

Titolo: Ricoverata bambina frustata dalla madre. È ricoverata in osservazione nella divisione di pediatria dell’ospedale generale Umberto I di Siracusa una bambina di due anni picchiata con una frusta dalla madre in un impeto d’ira. Sulla vicenda, avvenuta verso Pasqua, indaga l’ufficio minori della questura che sta ascoltando alcune persone informate sui fatti. Gli investigatori hanno interrogato, oltre alla madre della bambina, anche il compagno della donna che ha portato in ospedale la piccola e i medici che sono intervenuti. Secondo quanto è emerso dalla prima ricostruzione, la bambina sarebbe stata punita dalla mamma per aver rovesciato a terra del detersivo.

Varie testate, 27 aprile

Titolo: Genitori-amici? No, meglio il padre severo. I genitori amici? Un disastro! Non è un’affermazione di un qualche contestatore in ritardo del dottor Spock, quello che negli anni 60 aveva invitato i genitori a dare la massima libertà di espressione ai figli, bensì l’opinione dei figli stessi. I giovani insomma bocciano papà e mamma che vogliono fare a tutti costi gli amiconi per dimostrarsi al passo coi tempi: decisamente meglio il papà severo di una volta. Sembra tornare insomma da parte dei ragazzi italiani la voglia di punti fermi in famiglia. È il risultato dell’indagine condotta dalla fondazione Esodo. La ricerca svolta su 135 giovani di età compresa tra i 14 e i 19 anni ha esaminato ragazzi e ragazze distribuiti su tutto il territorio nazionale. Passato il tempo dello scontro generazionale, i giovani si sentono orfani di una guida sicura, di un modello da criticare ma in fondo anche da imitare e di un interlocutore diverso da loro.

Alto Adige 19 aprile

Titolo: Ruba un bacio alla commessa ora dovrà pagare 2 milioni. Un cinquantenne, forse dopo aver letto il nostro articolo sull’utilità dei baci pubblicato sul numero scorso, ha tentato di sgraffignarne uno ad una commessa. Conto non alla cassa ma in tribunale. Il nostro entrato in profumeria, ha baciato sul collo la commessa sussurrandole: «sei una stella, vorresti brillare a casa mia?» La donna spaventata ha chiamato la polizia e l’uomo è stato fermato, interrogato e denunciato per violenza sessuale. Risultato: 2 milioni da scucire alla commessa e sei mesi di reclusione. Non male per un bacio!

Alto Adige, 20 aprile

Titolo: Mio papà mi ha chiesto di sparargli. Ha messo una pistola calibro 22 in mano al figlio di sei anni e lo ha costretto a sparargli un colpo in testa. L’uomo, un alcolizzato di 42 anni, è morto in un ospedale del Texas dopo tre giorni di agonia. La polizia locale ha escluso di voler contestare accuse al bambino. Il padre del piccolo aveva passato l’intera domenica a bere vodka poi, in preda a una crisi depressiva, si è avvicinato con una pistola ai due figli di 6 e 11 anni che stavano giocando in casa. Ha messo la pistola in mano al più piccolo, si è appoggiato la canna alla testa e ha ordinato di premere il grilletto. Il piccolo ha cercato di opporsi ma l’uomo ormai in preda alla follia lo ha minacciato: se non mi spari uccido la mamma. Alla fine il piccolo terrorizzato ha premuto il grilletto.

Alto Adige, 24 aprile

Titolo: Telefono azzurro, ortensie di successo. Hanno avuto un buon esito le due giornate, sabato e domenica, di vendita delle ortensie per finanziare l’attività di Telefono azzurro, l’organizzazione che si occupa di infanzia in difficoltà. Nel primo pomeriggio di domenica i volontari che presidiavano piazza Pasi avevano già venduto circa 150 piante. In provincia di Trento sono circa 45 i volontari operativi, impegnati nel lavoro di informazione e sensibilizzazione. Importante la loro iniziativa nelle scuole con il progetto “1 a 1”: un volontario di telefono azzurro che, in accordo con i genitori e insegnanti, affianca per due ore in settimana un bambino in difficoltà. Telefono azzurro ha in cantiere altri progetti, uno dei quali riguarda bambini degenti in ospedali: si cercherà di far loro compagnia in questa esperienza. Non c’è che dire: complimenti a chi ha queste belle idee e ai 45 volontari locali di Telefono azzurro.

Repubblica, 3 maggio

Titolo: Risarcita per il cancro da fumo passivo. Clamorosa sentenza a Sydney: la corte suprema ha riconosciuto ad una donna un risarcimento pari a 513 milioni per un cancro subito alla gola in seguito al fumo passivo inspirato mentre lavorava in un bar. È la prima volta al mondo che un tribunale ordina un risarcimento per il cancro causato dal fumo ambientale. La signora denunciava di aver subito un cancro alla laringe per la negligenza dei titolari del club presso cui lavorava. Il tumore alla laringe sarebbe molto raro se non fosse per il fumo di tabacco. La signora ha sostenuto che in quel club fumava ben 80% degli avventori.

Il Corriere, 3 maggio

Titolo: Al sud un italiano su due usa il casco. Mentre rimane stabile la quota di persone che usa le cinture di sicurezza (una su quattro), si assiste ad un calo del numero di persone che indossano il casco, specie al sud e nelle isole dove si è scesi dal 65% al 48. Il dato è contenuto nel rapporto Ulisse coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità.

Si basa su migliaia di osservazioni effettuate ai semafori: pochi, circa il 25%, sono gli automobilisti che usano stabilmente le cinture di sicurezza (35% al nord, 20% al centro e 12% al sud). Diversa invece la situazione sull’utilizzo del casco: mentre al nord e al centro è indossato dal 95% dei motociclisti, al sud e nelle isole si è passati, come detto sopra, dal 65% al 48. Cari 5% di ragazzi del nord e 52% del centro e del sud che non mettete il casco: ma volete rendervi conto che i rischi di trauma cranico sono enormi? Che le conseguenze sono terribili e permanenti? Viene il sospetto che alcuni di voi abbiano la testa così dura che ad aver bisogno del casco siano i paracarri.

Alto Adige, 9 maggio

Titolo: Anche il vino bianco fa bene alla salute. Il vino bevuto nelle giuste dosi, fa bene alla salute. Non è una notizia messa in giro dalle cantine vinicole in cerca di nuovi clienti ma il risultato di diversi protocolli medici che lo indicano quale utile terapia nella cura delle malattie cardiovascolari. Si sapeva che il vino rosso faceva buon sangue e cura entro certi limiti il cuore, ma da adesso il titolo di medicinale va estesa anche ai bianchi: è stata infatti stabilito che anche essi contengono, grosso modo, la stessa quantità dei vini rossi di polifenoli, sostanze dalle forti proprietà antiossidanti. Notizia degna di un bel brindisi: beviamoci subito sopra, ma con moderazione!

l’Adige 6 maggio

Titolo: ANNFAS, da vent’anni con i bimbi. “Viaggio fatto in punta di piedi, con delicatezza e rispetto, per scoprire e valorizzare le potenzialità di ognuno”. È quello che il centro piccoli dell’Annfas porta avanti dal 1981 nell’universo di bimbi e delle loro famiglie. Il giorno prima si era tenuto un convegno dal titolo “L’approccio inter-relazionale alla persona disabile”. Presenti molte autorità cittadine che hanno espresso la loro gratitudine e ammirazione per quanto questa associazione continua a fare per l’handicap e per abbattere diffidenze e paure. L’assessore Magnani ha dichiarato che progetti come quello dell’Annfas vanno inseriti in modo fisso nei finanziamenti pubblici per non vanificare anni di lavoro. Bravo Magnani!

Varie testate, 18 maggio

Titolo: Lei fumava crack e il feto morì: 12 anni di carcere. È successo nella Carolina del sud, Stati Uniti. Una donna era accusata di avere provocato la morte del bambino che portava in grembo fumando crack, cocaina grezza. Il verdetto della giuria segna la prima condanna per omicidio negli Stati Uniti di una persona che ha usato stupefacenti durante la gestazione. La legge della Carolina infatti equipara un feto ad un bambino e una madre può essere processata per abusi all’infanzia se si droga durante la gravidanza. In questo caso addirittura il bambino era nato morto per cui la donna rischiava addirittura l’ergastolo.

Alto Adige, 22 maggio

Titolo: Sono peggio di tutti: carcere senza sconti. «Nessuno tocchi Abele, altro che Caino», sbotta Alessandra, psicoterapeuta. «Servono addizionali di colpa, siamo di fronte a persone capaci di intendere e di volere, niente sconti di pena!» invoca mentre cerchiamo da lei una spiegazione su come adulti dall’apparenza irreprensibile possano trasformarsi in una malvagia associazione per delinquere nel campo della pedofilia.

È impossibile trovare giustificazioni di qualsiasi genere a questi comportamenti. Secodo la psicologa Alessandra per questi orchi coscienti ci vuole il carcere a vita, al minimo, vent’anni.

I ragazzi violentati, è noto, tendono essi stessi a diventare da grandi dei violentatori sia per un senso di condivisione della propria vergogna sia per una sorta di trasmissione ad altri della violenza subita.

Sappiamo di bambini che hanno trascinato per tutta la vita dentro di sé la violenza subita provando una vergogna i confronti di se stessi al punto da renderli asociali, schivi e perfino spingerli all’emarginazione. Quindi, d’accordo su Caino ma senza dimenticarsi di Abele.

Alto Adige 25 maggio

Titolo: Rinunciano alla gita per il treno di Lourdes. Hanno rinunciato alla gita scolastica di fine anno per lavorare come barellieri e dame di compagnia al fianco di malati e disabili ospiti del “treno bianco” diretto a Lourdes. Protagonisti di questa storia sono stati gli studenti del liceo classico di Locri partiti da Reggio Calabria il 17 maggio e rientrati dalla Francia il 24. Gli studenti hanno assistito 800 Pellegrini, da cui 36 malati gravi portati in barella. Notizia straordinaria liquidata in 6 righe.

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