Come dice il detto? Ridere fa buon sangue! Questa, ridotta all’osso, è la base su cui poggia la Terapia del Sorriso. Questo tipo di cura nasce in America. I primi dottori-clown sono Michael Christensen e Paul Binder. Il primo era un vero e proprio pagliaccio presso un circo a New York. Nel 1986 i due fondano “The Clown Care Unit”, l’unità di clown terapia, che fa della risata una specie di medicina. Nei primi anni Novanta questo tipo di cura sbarca anche in Europa gli ospedali francesi e svizzeri sono i primi ad accoglierla. Nella naturalizzazione essa prende il nome di “Le Rire Medicin”.
La grande fortuna, però, arriva alla fine degli anni Novanta, quando dalla figura di un noto medico della West Virginia viene preso spunto per un celebre film. Lui è Hunter “Patch” Adams. Nel 1971 questo dottore alquanto originale fonda, con la collaborazione della compagna e di alcuni amici, l’Istituto Gesundheit. Il suo modo di interpretare il giuramento di Ippocrate mette parzialmente in crisi la professione medica come si è svolta fino a quel momento. Per molti aspetti il suo è stato un vero e proprio colpo di genio, i risultati denotano un incremento delle guarigioni che ha dell’incredibile. Anche i più remissivi e ottusi medici americani, quelli che non avevano molta fiducia nell’impresa del giovane Adams, si sono dovuti ricredere, ammettendo che, come motteggia Patch, la gioia è una fonte inesauribile di buona salute!
Impressionante è la fortuna che l’insegnamento del dottor Adams ha riscontrato nel mondo. Nel corso di pochi anni molti ospedali si sono dotati di dottori alquanto speciali: i medici-clown. Armati di naso rosso di plastica, stetoscopi giganti di gomma, nonché di fiore col classico spruzzo d’acqua attaccato al camice bianco, questi colorati personaggi si aggirano tra i letti di centinaia e centinaia di ospedali di moltissime nazioni del mondo. Lo stesso Adams è stato negli ultimi anni in Israele e in Afganistan tra le giovani vittime della guerra. Con la sua spedizione anche medici-clown italiani.
Le strutture che abbracciano questa filosofia terapeutica spesso fanno affidamento soprattutto sui volontari: sono infatti molti tra i laici, cioè i non addetti ai lavori in ambito medico, che offrono qualche ora del proprio tempo per allietare le corsie. In Italia la maggiore associazione che si occupa dell’addestramento e della gestione di questi medici-clown volontari è la VIP, ViviamoInPositivo Italia Onlus, che può vantare sedi in tutto lo stivale, dal Piemonte alla Calabria, comprese le isole maggiori. Essa organizza periodicamente corsi per nuovi aspiranti clown da reparto in ciascuna sede.
Se andiamo a vedere nel nosto Paese ci sono poi la Fondazione Aldo Garavaglia, “Dottor Sorriso” Onlus che opera in diversi ospedali della Lombardia e l’Associazione “Ridere per Vivere” di Roma. A Firenze si trova uno dei pochi servizi professionali per medici-clown in Italia. In questa struttura vengono istruiti quelli che possiamo definire gli addetti ai lavori, perché la terapia del sorriso si basa non solo sui volontari, ma anche sulle figure professionali, medici e infermieri in primo luogo.
Speriamo che le iniziative si moltiplichino e che presto per tutti i piccoli ricoverati nei nostri ospedali ci sia la possibilità di qualche ora di svago. Aggiungiamo anche il desiderio che queste iniziative si possano allargare anche per altre categorie di pazienti, ad esempio gli anziani, anch’essi bisognosi di trovare nelle strutture ospedaliere l’ambiente più accogliente possibile, perché la sofferenza non ha età.
La Colwn terapia è attiva anche nella nostra regione: a Bolzano l’associazione Medicus Comicus entra nelle strutture ospedaliere nell’Alto Adige (dal capoluogo a Bressanone, da Merano a Vipiteno, da San Candido a Silandro a Brunico) per portare sollievo ai piccoli dei reparti pediatrici. Attualmente l’associzione è composta da 19 clown, dieci dei quali entrati dopo un corso di formazione specifica di nove mesi. Grazie al buon numero e a tanta buona volontà riescono a raggiungere settimanalmente tutti gli ospedali, secondo una griglia ben definita.
L’associazione è nata ed ha iniziato ad operare attivamente nelle maggiori strutture sanitarie nel 1998. Nel corso del tempo, grazie al numero crescente dei volontari, da 4 a 19 appunto, e all’ottima risposta, da parte soprattutto di bambini e genitori, le iniziative sono aumentate di numero e frequenza. Negli ultimi tempi e in via sperimentale i clown dell’associazione sono stati chiamati anche in ospizi privati per gli anziani.
A Trento, presso il Santa Chiara, sia il reparto di chirurgia pediatrica che quello di pediatria possono vantare dei passi su questa strada. Noi abbiamo parlato con il primario del reparto di chirurgia pediatrica dell’ospedale trentino, dottor Preritera, il quale ci ha detto che sebbene non ci sia un progetto continuativo, saltuariamente vengono invitati dei clown nel reparto per rallegrare la corsia. “Negli anni passati – ha affermato il medico – veniva un mago un paio di volte l’anno”. Poi ci ha messo in contatto col dottor Ghezzi, che si occupa, anche grazie al supporto della maestra, più da vicino della questione. “All’inizio venivano gli scout o i volontari dell’ABIO – ci ha detto Ghezzi. – Successivamente, a causa della specificità di un reparto che non prevede in linea di massima degenze a lunga scadenza, abbiamo preferito degli interventi sporadici mirati”. Sembra però che nel reparto di Pediatria, dove i pazienti soggiornano più a lungo, i volontari dell’ABIO siano maggiormente presenti.
Queste iniziative a vantaggio soprattutto dei più piccoli, ci sembrano delle vere boccate d’aria per i bambini costretti alla degenza ospedaliera. Lo scopo principale è quello di valorizzare il fanciullo al di sopra della malattia, perché è un paziente che va trattato in modo particolare. Soprattutto nei casi di patologie, come i tumori e l’AIDS, progressive e che richiedono un trattamento molto aggressivo la figura di un clown, la possibilità di giocare o di vedere uno spettacolo di magia, fa dello stato del giovane paziente una realtà più vicina alla quotidianità.
Per riprendere Patch Adams, noi concordiamo con lui quando dice che i medici devono curare le persone, non le malattie. Riteniamo inoltre che Trento e ancora di più Bolzano si stiano facendo notevoli passi avanti verso questo ideale.