“Le persone non devono rimanere isolate e per comunicare, il cibo è la cosa più bella”. Queste le parole dello chef Gianfranco Vissani, impiegato all’interno di un singolare ristorante della Capitale.
Dopo la nascita di ristoranti per ciechi, down e quant’altro, Andrea Migliotti ha avuto la brillante idea di attrezzarne uno per utenti sordomuti nel quartiere Marconi. Il locale denominato “Ciak si mangia” è stato inaugurato il 12 luglio dal sindaco Walter Veltroni in persona, il quale ha lodato l’iniziativa come importante strumento di integrazione della numerosa categoria dei sordomuti che vanta ben 4500 appartenenti nella sola Roma.
L’idea nasce in seguito ad alcuni spiacevoli episodi a cui il proprietario ha assistito cenando con un suo amico non udente; trattasi per esempio delle difficoltà connesse alle richieste di variazioni nelle portate proposte dal menù.
Da qui la sfida: creare un posto socialmente istruttivo che funga da punto di incontro (e non da ghetto) tra la comunità dei normodotati e quella dei disabili al fine di creare un’atmosfera in cui tutti godano delle stesse opportunità di comunicare.
Il locale vanta una quarantina di posti a sedere, postazioni internet dove chattare e mandare e-mail, dispositivi telefonici telescriventi Dts per non udenti ed un cineforum (da qui il nome del locale) dove vengono proiettati film sottotitolati.
I camerieri inoltre sono tutti in grado di parlare la Lis, la lingua internazionale dei segni. Anche le prenotazioni sono strutturate in modo da agevolare i sordomuti: esse infatti possono venir effettuate tramite l’invio di una mail o di un sms ad un apposito numero di cellulare.
Essendo il progetto ancora in fase sperimentale, il locale garantirà per il momento i sopramenzionati servizi solo nei giorni di lunedì e martedì al fine di verificarne il successo, anche se le aspettative sono al momento ottimistiche.
“…Occorre fare qualcosa di simile negli ospedali e nei normali percorsi quotidiani compreso quello televisivo” puntualizza Laura Santarelli, cooperatrice nella realizzazione dell’iniziativa, la quale lancia allo chef la sfida per un programma televisivo di cucina volto alle tante cuoche non udenti.
La speranza che piano piano si sta iniziando a concretizzare è che le differenze denominate fino ad ora come inabilità vengano trasformate in abilità alternative da supportare ed apprezzare.