Silvio Ferretti classe ‘49, residente a Chatillon, Aosta rappresenta con la sua opera, una sorte di stele che ci racconta l’epopea dei nostri padri. Ogni giorno per recarsi al duro lavoro nella cave si sottoponevano ad un altrettanti faticosi viaggi giornalieri densi di pericoli. Dovevano attraversare la valle e il torrente Avisio, un corso d’acqua all’epoca molto più imprevedibile e impetuoso; per approdare poi in Camparta a Albiano, fino a San Mauro località che ospita le cave di porfido.
Leggendo la scultura come un libro si nota che alla base scorre il torrente con i suoi sassi di porfido levigati dalla forza dell’acqua. Risalendo con gli occhi si scorgono ligie figure piegate dallo sforzo: sono i lavoratori che ritornano stanchi, risalendo il dislivello fino al paese. Questo è descritto con minuzia dei particolari ed è situato al culmine della scultura lignea, rappresentato con una dolce miniatura nella quale sapientemente risaltano i nodi del legno, usati come rosone della chiesetta.
In centro con la consueta, delicata e raffinata maestria l’artista ha creato un ritratto di famiglia con i suoi personaggi, oggetti di uso quotidiano e simbologie di anni passati. L’opera, come in un cerchio che si chiude in armonia, è contornata da una serie di cubetti in porfido, omaggio al lavoro degli uomini e donne di questa magica valle.