Rolling Vietnam, il ritorno..
Intervista a Federico Villa che ci racconta il suo incredibile viaggio in Asia.
A cura di Lorenzo Pupi
Ciao Federico, innanzitutto ben tornato! Come ti senti dopo questa incredibile avventura in Vietnam?
Ciao a tutta la redazione di Prodigio! Come mi sento chiedi, domanda difficile. Appena sceso dall’aereo il mio viaggio in Asia sembrava già lontano e archiviato, le emozioni e sensazioni però mi accompagnano tuttora quotidianamente. In 40 giorni ho visto parte del Vietnam, visitato Hong Kong, Singapore e vissuto per qualche giorno con una famiglia filippina fuori Manila. Prima di lasciare il Vietnam Avevo salutato tutti su facebook con questo post: “L’unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso… e poi condividilo”. Ora voglio farlo.
Seguendoti a distanza sulla tua pagina facebook, “Rolling Vietnam”, abbiamo visto pubblicare tante belle immagini, rappresentative di quello che hai affrontato con entusiasmo e spirito di avventura. Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato durante il viaggio e chi ti ha sostenuto maggiormente?
Senza dubbio è stato più difficile adattare il viaggio ad alcune esigenze dettate dalla mia patologia, quali la vescica neurologica, quindi il dover “farla” spesso, che non adattare le mie ovvie difficoltà motorie al viaggio. I vietnamiti sono persone cordiali e ospitali e di fronte ogni ostacolo intervengono subito e tempestivamente per aiutarti, in modo frenetico e talvolta invadente, però é già una buona cosa no?! Non sempre è puro buonismo. Come ho potuto vedere a Cuba anni prima e così come in tutti i paesi in via di sviluppo, spesso volentieri, l’accesso, per non parlare di accessibilità, un concetto che quasi non esiste, ti viene creato perché non vieni visto come un disabile, quanto più come un bancomat, che se messo nelle condizioni di funzionare, “tira fuori” i soldi. Però personalmente, non mi dispiace cosi tanto. E’ bello ogni tanto levarsi di dosso i comuni stereotipi cui noi disabili siamo soggetti ed essere visti semplicemente come un turista qualsiasi. Non confondiamo però. Il Vietnam rimane un paese dove l’inclusione tra persone disabili e la società non esiste se non in qualche esempio di comunità sociali.La disabilità è vista e spesso vissuta come una cosa da mantenere ai margini della società, accettata ma non del tutto condivisa. Ma le cose stanno migliorando.
La tua esperienza, non è semplicemente l’ennesima impresa che una persona con disabilità dimostra di saper concludere, ma rappresenta qualcosa di più, un modo per costruire un ponte tra esperienze di inclusione e accessibilità con un paese profondamente diverso culturalmente e socialmente parlando. Ci racconti meglio quali sono le motivazioni che ti hanno spinto a ideare e intraprendere questo viaggio?
Intraprendo tutti i miei viaggi, che definisco scherzosamente “rollings” per parlare in modo differente dei temi sociali, sperimentandoli in prima persona, cercando di offrire un diverso coinvolgimento. Ma sono sincero, di fondo c’è una motivazione molto personale e semplice: Mettermi alla prova. In ogni mio “rolling” ho la conferma che, nonostante la mia patologia degenerativa (Atassia di Friedrich), con giusti ausili e mettendomi nella condizione di percepire in modo diverso i miei limiti, posso raggirare l’ostacolo e andare avanti. Questa consapevolezza mi sprona ad andare oltre , o almeno… a provarci. E così i miei viaggi diventano sfide e le sfide i viaggi. Io racconto le mie, sperando che altra gente possa trarne ispirazione per affrontare le proprie, disabile o normodotato che sia.
Hai scelto di autofinanziare le spese di trasferta con una raccolta fondi on-line, come è andata e cosa ti ha insegnato la condivisione di esperienze come questa in rete? Credi sia un buon metodo per coinvolgere le persone su temi ad alto valore sociale?
Premetto che non abbiamo raggiunto la cifra stabilita, ma c’è stata una buona risposta mediatica e concreta di donazioni. E’ un metodo in cui credo molto, e che sicuramente riutilizzerò in seguito per futuri progetti socialmente utili.
Il Vietnam è certamente un paese lontano, pieno di contraddizioni. Cosa ti ha colpito maggiormente? Cosa ti hanno lasciato le persone che hai incontrato lungo la strada?
Mi ha colpito il fatto che si è una repubblica socialista, ma che é un paese totalmente volto al progresso e al consumismo di massa, piano piano si avvicina alla libertà di pensiero e al individualismo. Nelle aree visitate internet é pressoché ovunque e i social network usatissimi. Basta pensare che il 70% della popolazione è al di sotto dei 40 anni! Un popolo giovane sveglio con tanta voglia di imparare e chiudere col passato.
Com’è la situazione riguardo alla tutela delle persone con disabilità? Hai trovato qualche esempio positivo di inclusione che si possa applicare anche in Italia?
In parte ho già risposto a questa domanda sopra. Esempi di inclusione da applicare qua in Italia no perché non ho trovato esempi di inclusione veri e propri, però mi ha affascinato vedere come i disabili intervistati siano consci dei loro valori e delle loro capacità e sono pronti ad uscire allo scoperto, a lavorare sodo nella società al pari, in alcuni casi meglio, dei normodotati. Peccato che sia la società a non esserne pronta e si stima che per questo il Vietnam perda il 2% del suo pil annuo. Per quanto sia avanti l’Italia vorrei che si lavorasse maggiormente su ambedue i fronti.
Investire sulle differenze delle persone, che siano disabili o meno, costituisce una risorsa fondamentale in una società innovativa e dinamica e devono essere anche i disabili a credere più in se stessi ed esporsi maggiormente.
Quali ricadute positive credi maturerà in te questa avventura?
Per il momento vorrei solo portare avanti il mio modo di vedere le cose, continuando i miei “rollings”, partecipando a incontri o organizzando piccoli eventi. Poi si vedrà… forse “Rolling Argentina”? Ciao e grazie a tutti.