Dare continuità progettuale alle attività motorie-sportive a favore di persone con disabilità è un obiettivo sfidante; ma la rotta tracciata da Arché è quella giusta.
La cooperativa sociale Arché (www.arche-tn.it) – Fondata nell’ottobre del 2005 a Trento con l’obiettivo di favorire, attraverso processi e approcci innovativi, una migliore l’inclusione sociale e l’educazione delle persone fragili e svantaggiate. La sua missione è quella di promuovere il benessere, la qualità della vita, la salute dei disabili e di rafforzare le loro abilità individuali e sociali. E’ infatti impegnata nel rendere accessibile la vela e gli sport acquatici per tutti: minori, anziani persone disabili, persone con fragilità. Grande attenzione negli ultimi anni riservata anche alle persone con disturbi dello spettro autistico, una forma di diversità troppo spesso sottovalutata, ma che è sempre più diffusa, soprattutto tra i giovani. Nascono così esperienze come Sup Ability e Sail Ability, che dimostrano come la relazione, lo sport e l’acqua possano avere effetti benefici e formativi sotto tanti punti di vista, soprattutto per le persone con problematiche cognitive e sensoriali.
Nascono quindi sui laghi trentini progettualità uniche nel loro genere, innovative nel panorama nazionale e internazionale: inserire giovani con autismo in un contesto socializzante di tipo sportivo per aiutarli a migliorare la qualità della loro vita e al contempo dare supporto e sollievo alle loro famiglie. Da queste esperienze nascono metodologie e attività che hanno luogo in contesti dove l’acqua è protagonista, utilizzando strumenti come la barca a vela o il sup surfing, attività che permettono ai ragazzi di trovare le migliori modalità per sviluppare la relazione.
Al fianco di Arché, per dare sostegno e garanzia scientifica alle evidenze sul campo, nasce la collaborazione con il dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università degli studi di Trento e Odf Lab di Rovereto. Dapprima il team di ricerca realizza la ricerca “SupAbility” in cui per la prima volta a livello internazionale è stata creata una metodologia che coinvolge in un processo di autodeterminazione giovani con autismo che si avvicinano allo sport e alla relazione attraverso l’acqua e lo strumento del Sup surfing, una tavola sicura e maneggevole con cui ci si sposta remando in piedi o seduti. I ricercatori, insieme alla cooperativa, hanno creato così buone prassi adatte a monitorare e sviluppare la relazione e gli aspetti cognitivi della persona. Da questa prima esperienza nasce la volontà di riproporre un secondo studio di ricerca con l’utilizzo di un altro strumento, la barca a vela.
A credere per primo nell’iniziativa, è il Gruppo GPI, azienda trentina leader nell’informatica medica e negli ausili tecnologici in ambito sanitario che ha scelto di sostenere economicamente le attività di ricerca scientifica, preziose per il futuro della cooperativa e degli utenti. Grazie a questo sponsor, è stato organizzato un programma formativo estivo per 10 giovani con disturbi dello Spettro Autistico ad alto funzionamento. I ragazzi sono stati divisi in gruppi equilibrati, ognuno dei quali ha svolto 8 uscite strutturate a bordo del cabinato accessibile Archè nel bellissimo contesto del lago di Garda. Un’esperienza unica sia per i ragazzi che per gli operatori e i ricercatori, che hanno visto instaurarsi legami di fiducia reciproca, sane relazioni e crescita delle competenze pratiche e relazionali dei giovani coinvolti. Il progetto è stato un successo ed è stato presentato a Trieste, in occasione della manifestazione internazionale “la Barcolana”. Per l’occasione un gruppo di quattro giovani è stato invitato a partecipare alla trasferta, avendo la possibilità di salire a bordo e navigare sul catamarano accessibile “Lo Spirito di Stella” che proprio in quei giorni terminava la sua lunga traversata cominciata mesi prima a New York. Un’esperienza dall’alto valore sociale poiché la stessa imbarcazione aveva trasportato pochi giorni prima la Carta dei Diritti dei Disabili siglata alla sede dell’Onu e consegnata nella mani del papa dopo l’ attraversata atlantica.
Un’opportunità e un premio ai giovani coinvolti nel progetto che è stato possibile grazie anche alla collaborazione di Andrea Stella, testimonial di molti progetti dedicati a migliorare le condizioni delle persone con disabilità.
Nella stessa giornata si è tenuto anche un convegno, in cui la dott.sa Chiara Cainelli dell’Odf Lab ha raccontato i primi risultati della ricerca invitando i presenti ad un dialogo ed un approfondimento sul tema dell’autismo e sulle prime evidenze dello studio. Quello che emerge è che la barca a vela rappresenta per i ragazzi uno stimolo, un ambiente protetto, dove la collaborazione è fondamentale così come anche la fiducia e l’ascolto reciproci. Questi elementi aiutano a sopperire le variabili della navigazione, come il vento, il tempo, e gli imprevisti, che sul lago di Garda sono una costante e che per i ragazzi rappresentano un limite difficile da scardinare. Il progetto a bisogno di essere approfondito e per questo la stagione 2018 sarà ricca di novità.