Era il 15 marzo di 2 anni fa. Il palco del tempio della musica di Treviso, un’opera lirica di tutto rispetto, attori impazienti di calcare le scene, ma con l’emozione della prima volta: tutto era pronto, solo una cosa mancava: l’orchestra. A sostituirla c’erano le mani degli attori. Mani frenetiche, mani impazienti, mani innamorate, mani che si esprimevano in una lingua tutta loro: la lingua dei segni.
Un’ora abbondante di spettacolo con protagonisti la compagnia teatrale Scudo Blu di Treviso, formata da attori sordi e da attori udenti: persone che utilizzano la lingua dei segni per necessità o per passione. Dopo 3 anni di duro lavoro, l’impegno della compagnia teatrale Scudo Blu si è trasformato ne “L’elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, una divertente ed emozionante storia d’amore, che ha allietato la platea accorsa per l’evento straordinario. Evento poiché per la prima volta al mondo veniva rappresentata un’opera lirica tradotta in lingua dei segni che rispettava non solo il testo originale (con un grande e certosino lavoro di doppia traduzione dall’italiano dell’800, all’italiano d’oggi, alla lingua dei segni), ma anche la metrica e il tempo dell’opera stessa. Ciò che invece potevano sentire gli udenti in sala era la registrazione dell’opera cantata dal maestro Pavarotti (alcuni di loro non si sono nemmeno accorti della differenza, tale era stata l’abilità di fondere la parte cantata alla parte dei segni!). Grande apporto è stato dato dal regista Ivan Stefanutti, con un curriculum di tutto rispetto alle spalle, alla coreografa Laura Ruocco, allo scenografo Benito Leonori e ai costumi dell’opera di Venezia che hanno ancor di più contribuito alla resa emotiva dello spettacolo.
Dopo 2 anni Scudo Blu, compagnia formata da attori non professionisti, sta ritornando all’opera, pronta per impegnarsi di nuovo a portare lo spettacolo in altri teatri. Sebbene abbia avuto molte richieste, si è dovuta scontrare con la crisi che ha colpito molto il settore dello spettacolo e penalizzato i teatri che hanno preferito rifugiarsi in opere meno “rischiose”.
La sfida: ascoltare con gli occhi, cantare con le mani, questo lo slogan che ha accompagnato la loro voglia. Voglia di dimostrare al mondo quanto anche un sordo possa amare l’arte, come si possa superare una barriera apparentemente insormontabile, come si possa anche coinvolgere e far lavorare ad un obiettivo unico sordi e udenti in una prospettiva di integrazione che è stata l’anima che ha dato forza e continuità al progetto.
Per chi volesse ulteriori informazioni, il sito internet: www.scudo blu.com con tutte le informazioni sullo spettacolo la pagina Myspace: www.myspace.com/scudoblu il sito dell’ENS (ente nazionale sordi, sezione di Treviso): www.enstreviso.it