Se una città è uguale per tutti ed il rispetto è la regola… tutti vivono meglio

Data: 01/08/12

Rivista: agosto 2012

Per questa intervista sono stato invitato a casa della signora Alessandra Giurioli, disabile che da anni vive a Trento e che nel quotidiano si scontra con le barriere architettoniche e culturali che persistono ancora nella nostra città, nonostante progressi degli ultimi anni. Vive in un piccolo appartamento dietro le mura di Piazza Fiera, un luogo molto accogliente, di buon gusto e placido, ma che è testimone di una lunga battaglia, perché si sancisca una volta per tutte, il rispetto che le persone con disabilità e non solo meritano in una città come Trento.

Trento, città senza barriere?

20 anni fa davano un libro: “Trento, città senza barriere”. (il libro era una guida dettagliata dell’accessibilità delle varie strutture di Trento, non un’asserzione di città senza barriere-ndr) Ma dove? In pieno centro ci sono ancora negozi di abbigliamento che per comperare qualcosa devi farti mostrare la merce sulla porta perché manca la rampa di accesso!

Come è possibile che nello stesso edificio, un esercizio commerciale abbia la rampa e quello a fianco no? Perché non vogliono fare questo investimento, forse se ne fregano degli inabili…?

Dal suo punto di vista qual è la situazione delle persone disabili nella nostra città?

Se si fa un controllo degli inabili presenti sul territorio trentino si noterà che sono aumentati del 10%, basta guardarsi intorno passeggiando per la città e ne vedi tanti e ne vedrai sempre di più… Io che vado in day-hospital, a causa delle mie malattie degenerative, purtroppo vedo che i casi sono aumentati e coinvolgono una fetta sempre maggiore della collettività. Non solo chi finisce in sedia a rotelle per un ictus o incidente, ma anche gli anziani che sempre più spesso non vengono considerati. È un problema sociale che emergerà con forza se non si comincia a rendere più accessibile la nostra città…

Le è stato addebitato il fatto di volere fare politica su questi temi. Lei cosa si sente di rispondere?

Io mi sento di parlare per il sociale, non ho compensi per questo, cerco di far notare all’amministrazione competente che Trento ha un numero di abitanti e un’estensione limitati rispetto a grandi città come Torino o Verona, dove sono state adottate soluzioni concrete e definitive per eliminare i tanti ostacoli che una persona inabile può trovare sul suo tragitto.

Qui, invece se faccio notare ai vigili urbani, che il marciapiede è occupato da biciclette, motorini, macchine, mi snobbano come una persona che si lamenta sempre, e io allora mi impongo, come è successo, finché quel marciapiede non torna sgombero. Ma è una cosa che non faccio solo per me, ma per chiunque si trovi poi in difficoltà.

Cosa secondo lei urge fare per eliminare una volta per tutte il problema della diffusa mancanza di rispetto verso i disabili?

Applichiamo prima di tutto il codice della strada, che ha regole similari in tutta Europa, e non che ognuno fa come gli conviene! Guardo sempre all’esperienza di Torino dove ad una diffusa non curanza delle norme stradali, l’amministrazione ha risposto con semplicità e fermezza: hanno preso tutte le biciclette, hanno applicato una targa e se vengono condotte contromano o vengono lasciate sul marciapiede creando impedimento per chi vi transita, inabile o meno, scatta una multa da 500€ o il sequestro del mezzo. E questo bisognerebbe fosse fatto anche qui, dove moto, auto e bici si sentono padroni parcheggiando dove non possono o andando contromano. Le foto che ti ho fornito dimostrano quale è la reale situazione di alcune zone della città. Condizioni che ho più volte segnalato ma che come si può notare non sono cambiate.

Può citarci qualche situazione o comportamento che andrebbe corretto?

Io mi sto preoccupando della cosa pubblica che noi cittadini tutti paghiamo profumatamente, non solo le bici sul marciapiede, ma anche i rifiuti che si trovano in giro dopo serate di baldoria, bottiglie rotte e quant’altro che come potete immaginare rappresentano sempre un ostacolo per la carrozzina.

In Piazza Venezia è diventato un percorso a ostacoli, mancano le discese, il semaforo per l’attraversamento pedonale dura 10 secondi, cronometrato! Non arrivi neanche a metà corsia.

Per non parlare che quando attraversi se non dici “Alt!” Alle macchine in transito, loro si fermano a 2 cm da te, che tu sia una mamma col passeggino, un disabile in carrozzina, un anziano col bastone, tutto questo deve essere controllato! Ci sono tanti vigili no? Che facciano le multe che servono. È anche interesse del Comune multare chi parcheggia intralciando le rampe d’accesso ai marciapiedi, ma se non si adegua al codice della strada, mettendo il cartello di divieto di parcheggio, la gente continuerà a lasciare lì l’auto.

Parlando invece di trasporto pubblico come è la situazione dal suo punto di vista?

Prendere il treno ad esempio per Roma vuol dire che devo prenotare tre giorni prima il carrello che mi sostenga, qui a Trento, quando cambio a Verona e poi a Roma quando arrivo, mi verrebbe da dire: ragazzi organizzatevi! predisponete una pedana che quando si arriva in stazione dia diretto accesso al marciapiede così l’inabile scende in tutta autonomia e tranquillità.

Una mancanza di attenzione, questa che riscontra anche in altre esperienze?

Sì, ci vorrebbe maggior sensibilità anche in molti esercizi commerciali o nei luoghi pubblici, dalle banche ai supermercati, con delle corsie preferenziali per i disabili, anche alla posta per esempio… Non sono io a dirlo è la legge che lo stabilisce e lo pretende, ma spesso non viene applicata.

Io ho discusso anche in una banca a livello centrale e mi hanno risposto: “lei ha ragione, ci va il cartello per gli inabili allo sportello.”- allora mettetelo mi viene da dire! Dico che manca il rispetto, e se è l’amministrazione pubblica la prima a non dare l’esempio è logico che la situazione sia questa. Purtroppo è un inciviltà diffusa, dalle signore della “Trento bene” agli studenti che talvolta ci ridono dietro. Una volta a scuola si insegnava educazione civica, il comportamento collettivo, il rispetto reciproco, elementi indispensabili per una vita di comunità.

Il rispetto bisogna pretenderlo quando siamo vivi e non quando siamo morti! Io sto diventando cieca, ho un tumore e altre patologie che mi stanno compromettendo l’organismo, ma non mi interessa io vado avanti. Voglio essere lucida fino alla fine per lottare contro tutte le ingiustizie.

Giriamo questa sincera testimonianza all’amministrazione pubblica e alla cittadinanza, con l’auspicio che esperienze come il tavolo di lavoro sulla disabilità del Comune di Trento e gli sforzi di abbattimento delle barriere diano al più presto risposte e soluzioni concrete ai bisogni quotidiani di chi vive sulla propria pelle tali disagi.

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