Un altro Cantautore italiano non c’è più; mercoledì 7 settembre Sergio Endrigo si è spento. Nato a Pola nel 1933 in una famiglia molto povera, Sergio Endrigo perde il padre, scultore conosciuto a Pola e tenore autodidatta, quando ha solamente sei anni.
Intorno ai dieci anni inizia a cantare, quasi per scherzo e soprattutto per guadagnarsi un paio di lire all’osteria sotto casa e sempre da giovane inizia a suonare la chitarra, strumento su cui in seguito scriverà gran parte delle canzoni. Fin da bambino Endrigo si è rivelato un grande amante della lettura: dal “Corriere dei piccoli” e Salgari il passo per arrivare ad autori come Maunpassant, Ibsen e Steinbeck è breve.
Dopo aver interrotto gli studi nel 1950 inizia a svolgere svariati lavori, fino ad iniziare a cantare in night club e balere, una lunga gavetta che lo porterà nel 1959 a entrare nel complesso di Riccardo Rauchi come cantante e contrabbassista.
Finalmente nel ‘60 firma il primo contratto come solista con la Ricordi (poi per motivi artistici cambierà diverse etichette discografiche). Molte le presenze di Sergio Endrigo al Festival di Sanremo: in un periodo di circa vent’anni partecipa nove volte, ottenendo successi e riconoscimenti tra cui il primo posto con “Canzone per te” in coppia con Roberto Carlos.
La passione per la letteratura è riscontrabile anche nella musica di Endrigo: cura la musica e la traduzione della poesia “La rosa blanca” del poeta cubano Josè Martì, canta la riduzione della romanza “La colomba” di Rafael Alberti, musica “Il soldato di Napoleone” di Pier Paolo Pasolini; molto significativo da questo punto di vista è l’album “La vita, amico, è l’arte dell’incontro”, un insieme di musica e poesia con Vinicius De Moraes, Ungaretti e Toquinho.
Negli anni 70 interpreta diverse canzoni per bambini scritte da e con il poeta brasiliano Vinicius De Moraes (celebre esempio è “La casa”) e musica e canta alcuni testi di Gianni Rodari (“Ci vuole un fiore”).
Nel ‘95 esce il suo romanzo “Quanto mi dai se mi sparo”, una forte denuncia al mondo dell’industria musicale, sempre meno attento alla qualità poetica, che lo ha relegato nel dimenticatoio, quasi boicottato,forse perchè, nonostante i grandi successi ottenuti in Italia e all’estero, Endrigo ha sempre rifiutato l’atteggiamento divistico comune a molti colleghi.
Sergio Endrigo ha fornito un importante apporto al panorama musicale italiano, con una poetica talvolta intima ma mai scontata, con una sottile vena malinconica che scorre attraverso sarcasmo e ironia: qualità che sarebbe giusto riscoprire ascoltando i suoi album, anche per riconoscergli quella meritata attenzione purtroppo negata nei suoi ultimi anni.