Sessualità e disabilità

Data: 01/10/15

Rivista: ottobre 2015

Prendendo spunto da un fatto di cronaca avvenuto recentemente a Treviso, vorrei parlare della libertà sessuale e della condizione che la disabilità vive rispetto a quest’argomento, troppo spesso considerato un tabù. A vantaggio di chi magari non fosse a conoscenza del fatto a cui mi riferisco, riporto brevemente la notizia.

Parliamo di una madre che vive e lavora nell’hinterland del trevigiano, ma prima di tutto semplicemente parliamo di una mamma. Cos’ha di speciale questa mamma? Niente è solamente la mamma di un figlio trentenne disabile. Fin qui tutto sembra essere abbastanza normale “politically correct” ma la mamma chiede una cosa per qualcuno sconcertante: chiede a gran voce la riapertura delle cosiddette case di tolleranza. Una richiesta forte, decisa, determinata dalla esigenza del vivere quotidiano in cui mangiare si coniuga anche con l’espletamento delle funzioni sessuali. Badate bene non ho detto “ fare l’amore” ho parlato di espletamento dei normali desideri sessuali, insiti in ogni essere umano. La mamma ha un figlio disabile, paralizzato, in seguito ad un incidente automobilistico. Il ragazzo non ha mai avuto le normali storie che si possono avere nell’età dell’adolescenza a causa del suo handicap. Ma nell’ultimo periodo la ribellione del figlio,la rabbia per la sua condizione e la necessità di avere un mondo equo come il mondo degli altri suoi coetanei, fatto anche di momenti sessuali ha spinto la donna ad agire. La madre superato il primo momento di smarrimento, anche grazie ad un rapporto di trasparenza col proprio figliolo, ha cercato di trovare una soluzione che potesse aiutarlo nella sua crescita vitale, sotto tutti i punti di vista. Si è informata ma ha solamente scoperto che, in Paesi evoluti come l’Olanda, la figura dell’assistente sessuale per disabili è contemplata ed trattata con dignità e rispetto, in Italia no. In Paesi evoluti,come del resto è giusto che sia è regolamentata, privata del lato nascosto e boccaccesco. Viene trattata con rispetto e con dignità da professioniste del sesso che hanno studiato per intervenire sui disabili con competenza e con capacità tecniche evidentemente atte a non ledere la dignità del cliente disabile. Non dimentichiamo che la disabilità anche sotto quest’aspetto, è assolutamente soggettiva, diversificata e gravata dalla necessita di trattamenti specifici, che possano coadiuvare il soggetto nel suo percorso sessuale senza inibirlo in alcun modo. Ovviamente, in Italia, terzo mondo su ogni cosa, nulla si è fatto per quest’aspetto importante quanto mangiare e dormire. Quindi alla volonterosa mamma non è rimasto altro che rivolgersi all’oscuro mondo della prostituzione. Non quel lato povero e colma d’ignoranza della prostituzione su strada, ove le benché minime regole di sicurezza ed igieniche vengono disattese ma quello soft, nascosto, in appartamenti, più sicuro e maggiormente riservato.

Ma la medaglia ha sempre un lato oscuro da mostrare. Maggiore sicurezza igiene e riservatezza ma anche maggiori costi. Per una prestazione la madre ha sborsato ben 500 euro. Per far fare sesso al ragazzo diversamente abile, ottenendo la comprensione della prostituta. Poi ha capito di essersi infilata in un oscuro tunnel. La cifra insostenibile per l’equilibrio finanziario della famiglia adesso è diventata una spada di Damocle che grava sulla testa della madre. Il ragazzo scoperto il sesso, adesso non vuole più rinunciarvi ma, la famiglia è impossibilitata a far fronte a cifre così ingenti per ogni singola prestazione. Quindi a gran voce la madre-coraggio, dispiaciuta ma non paga, chiede la riapertura delle “case chiuse” organizzate con controlli igienico sanitari, in luoghi protetti ed a costi decisamente ovviamente più contenuti. Ogni uomo o donna disabile ha delle pulsioni, non facciamo finta che ciò non sia vero. Il mondo della prostituzione esiste da sempre, non facciamo finta di non vederlo, girando la faccia dall’altra parte. Persone che hanno bisogno d’aiuto anche fra i normodotati ce ne sono tantissimi. Leviamo dalle strade uomini malati che non sanno controllare le loro pulsioni evitando di far violentare le donne, le bambine e persino le donne anziane. Lasciamo che pervertiti, frustrati ma anche uomini normali o disabili, che vogliano avere un rapporto a pagamento per x motivi loro personali, possano farlo. Permettiamo anche al mondo disabile di soddisfare i propri desideri sessuali senza “ affamare” il già misero patrimonio famigliare. Inoltre non dimentichiamo che riaprire le case chiuse leverebbe dalle strade anche molte schiave moderne, strappate dalle loro case in paesi lontani e tenute in schiavitù, sotto la minaccia di ricatti ai loro figli ed ai loro famigliari. Last but not least, infine se si riaprissero le case chiuse: igiene, controlli sanitari e le tasse pagate dalle professioniste di clienti normodotati e disabili, potrebbero rimpinguare il mondo della tassazione che grava inesorabilmente solo sul mondo dei normali contribuenti.

 

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