Lo scorso 5 dicembre è andata in onda su RAITRE in una delle puntate settimanali della trasmissione “Screensaver”, condotta da Federico Taddia. Sottotitolo della puntata: “Siamo tutti handicappati”. In studio, erano presenti la Minicar basket di Parma, squadra di cestisti composta da disabili su carrozzina, e alcune studentesse dell’Istituto d’arte di Giussano (MI) che hanno realizzato alcuni spot di sensibilizzazione alla disabilità. Ad attirare la nostra attenzione, però, è stato Claudio Imprudente, giornalista e autore nonché presidente del Centro di Documentazione sull’Handicap di Bologna, super-attivo nonostante il suo handicap.
Comunica indicando con lo sguardo all’interlocutore delle lettere dell’alfabeto incollate su una lavagna trasparente di plexiglas.
Secondo Imprudente siamo tutti handicappati? “Certo, afferma, se traduciamo la parola «handicap» con «difficoltà», tutti ne abbiamo. Ma le difficoltà sono delle sfide”.
Il “nostro” ospite è stato protagonista di un sondaggio realizzato tra i giovani di Bologna a telecamere nascoste, “Lo scopo non era quello di provocare – spiega Taddia – ma quello di vedere le reazioni della gente”.
“Secondo voi cosa sono? Psicologo, panettiere, giornalista o geranio?” Ha lasciato di stucco la risposta dell’indagato:”Sono un geranio- ha affermato con ironia – perché quando sono nato a mia madre hanno detto che sarei stato un vegetale, allora ho scelto il geranio”. Imbarazzante si è rivelata la domanda: “Sono bello o brutto?” Tutti hanno tentato di estrapolare un’opinione più neutra possibile per paura di urtare i suoi sentimenti:”Normale”, “Non sei il mio tipo”, “Non so”. La più coraggiosa è stata: “Bruttissimo, perché non rispecchi l’idea di bello della società”. Per ultima:”Essere disabili è una sfida o una sfiga?” L’opinione comune è stata: “Una sfida per far vedere agli altri che ce la fai”.
Un secondo sondaggio ha visto lo stesso protagonista far tappa in alcuni negozi della città. La prima “vittima”, una commessa di calzature, a parte la paura di nuocere al cliente nell’infilargli la merce al piede, ha tenuto un comportamento normale. La seconda simulazione ha avuto luogo in un ristorante per avere informazioni per un matrimonio. Chi li ha accolti si è mostrato molto cordiale e disponibile. Unico intoppo, per andare al bagno, bisognava passare per delle scale. In un secondo negozio di scarpe, l’interazione si è rivelata negativa. Inizialmente la commessa ha avuto un attimo di esitazione per la paura di far male. In seguito, invece di chiedere un’opinione al diretto interessato, si è riferita alla sua accompagnatrice. Per finire si sono introdotti in un’oreficeria, dove Imprudente e la sua assistente hanno finto di comprare delle fedi per il loro matrimonio. Nonostante l’inconsueta situazione, chi li ha serviti si è mostrato estremamente cordiale e per nulla riluttante.
La gente nel complesso ha reagito positivamente.
“In un negozio – spiega Imprudente – mi infastidiscono gli sguardi interrogativi, ma io mi domando di chi sia il problema: mio o degli altri? Mio no senz’altro. Allora è una difficoltà della gente che si può attenuare con la conoscenza”.