Sminamento finito fra 4300 anni

Data: 01/10/00

Rivista: ottobre 2000

La Pianificazione dell’Invalidità, ovvero, un incontro con le mine anti-uomo.

Risaie del Laos, primi anni ’90. Una donna china nell’acqua torbida avanza passo dopo passo infilando nel fango piantine di riso quando, d’improvviso, si blocca con un grido strozzato in gola: ha messo un piede sul percussore di una mina anti-uomo.

Immobile, resisterà in attesa di un impossibile aiuto 40 ore prima di scivolare stremata in acqua, liberandolo e provocando una secca esplosione. Chi l’avrà messa lì la mina? Gli Americani per arrestare l’avanzata di Ho Chi Min o i Vietcong per impantanare quella Usa? Oppure Khmer Rossi sconfinati in Laos? O i Governativi di Ventiane per eliminarli? Non si saprà mai e poi che può importare ora alla signora? La sua gamba è rimasta nella risaia.

Armi originali le mine: quando i sopravissuti ad una guerra decidono di far la pace, esse non si danno per vinte e continuano per conto loro a fare ciò per cui erano state interrate: uccidere, accecare, sventrare, ustionare ed in particolare mutilare gli arti di chi la calpesta.

Dei veri congegni fabbrica-invalidi insomma.

Di basso costo (anche meno di 15 mila lire) e interrate, guerra dopo guerra, a piene mani nei campi, per strada, dietro una porta, sotto il selciato ecc. di 64 Paesi, hanno un impatto devastante sulla vita dei civili in quanto rendono impraticabile interi quartieri (Sarajevo), l’agricoltura (sud-est asiatico) e gli spostamenti sul territorio (Angola) con effetti economici e psicologici enormi e duraturi nel tempo.

Messa a punto durante la prima guerra mondiale, esse si sono evolute nel tempo fino a raggiungere forme perverse di impiego come le mine eiettabili che scoppiano all’altezza degli occhi o, a scelta, dei genitali (modelli Valsella).

Ogni tanto i media, in brevi trafiletti nelle pagine di cronache dal mondo, danno notizia di esplosioni di mine antiuomo. Eccone alcune riprese dalla stampa:

– 18 agosto 2000, Bosnia: tre persone, tra cui uno sminatore svizzero, sono morte per l’esplosione di una mina. Stavano tentando di recuperare i corpi di due pescatori rimasti a loro volta uccisi lunedì mentre attraversavano un campo minato nei pressi di Ragotica, circa 40 chilometri da Sarajevo.

– 24 aprile 2000, Angola: due camion saltano in aria per lo scoppio di una mina anticarro nella provincia di Uige, nel nord. Almeno 30 persone sono morte e 17 sono rimaste ferite e mutilate.

– Aprile 2000, Mozambico: gli alluvionati del Mozambico si trovano ad errare su terreni dai quali i segnali di “pericolo mine” collocate all’epoca della guerra civile sono stati cancellati dall’irruenza dell’inondazione. Già segnalate le prime vittime.

– 2 settembre 1999: due pastori albanesi muoiono dopo essere saltati su mine collocate […] al confine col Kosovo.

Sostituire piedi, gambe e mani maciullati con arti artificiali è un impegno al limite dell’impossibile per i sistemi sanitari dei Paesi belligeranti quasi sempre in condizioni finanziarie drammatiche. Tenendo conto del costo medio di una protesi, circa 4 – 6 milioni, e del gran numero di mutilati (ad esempio in Cambogia, reddito pro capite di 300 dollari ed ancora tra 4 e 7 milioni di mine antiuomo attive, una persona su 236 ha subito un’amputazione dallo scoppio di una di esse), è possibile farsi un’idea delle dimensioni del problema.

Quanto alla tipologia dei colpiti dalle mine, pensate che i militari ne siano le uniche vittime? Sbagliate: un’indagine realizzata dalla Croce Rossa in Afghanistan ha dimostrato che gli straziati da quest’arma antiuomo erano perlopiù civili: soltanto il 13% era costituito da militari. Gli altri erano rimasti feriti per l’8% mentre giocavano, per il 20% durante il lavoro nei campi, per il 15% durante viaggi, per il 38% durante altre attività non militari e per il 4% durante lo sminamento.

Altre cifre del dramma: 120 milioni di mine inesplose interrate in 64 paesi; al mese, in media, una vittima ogni venti minuti, 700 morti e 1.300 mutilati, in prevalenza donne, bambini e vecchi soprattutto in Afghanistan, Vietnam, Angola, Kurdistan ed ex Jugoslavia; costo medio di una mina: 30 mila lire, costo medio per disattivarla: 10 milioni

Tanto per dire, lo sminamento completo dell’Afghanistan (mine russe, americane, iraniane, italiane, cinesi, egiziane, francesi, ecc.) agli attuali ritmi richiederebbe circa 4.300 anni.

In verità molte nazioni hanno sottoscritto un protocollo con cui si impegnano a non fabbricare, vendere o impiegare quest’arma: il nostro Paese, cui è sempre stata riconosciuta una “prestigiosa leadership” nel campo, ha già firmato da due anni fa.

Sempre l’Italia ha distrutto nell’ultimo anno due milioni di mine sulle sei in dotazione al nostro esercito: spesa per renderne inoffensiva una sulle 2.500 lire e previsione di completare l’opera entro il 2002.

Non tutte le nazioni però hanno firmato. Ci sono le immancabili, e viene quasi da dire le solite, eccezioni: Usa, Russia, Francia e Cina.

Da non perdere pertanto la rassegna proposta dal Museo Storico della Guerra di Rovereto sulle mine anti-uomo per sensibilizzare il grande pubblico al problema della loro messa al bando totale.

La mostra dedica spazio anche a personaggi pubblici, come Lady D, Madre Teresa, la regina Noor di Giordania che si sono impegnati per la loro messa al bando. Ricordiamo che nel dicembre ’97 il premio Nobel per la pace è stato conferito alla Campagna Internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo ed alla sua portavoce Jodie Williams.

Titolo della mostra: Terre di Caino. Le mine anti-uomo nelle guerre del ‘900.

Apertura da ottobre al 3 dicembre con orario 8.30 – 12.30 e 14.00 – 18.00. Lunedì chiuso.

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