SOLE E LIBERTA’

Data: 01/04/22

Rivista: aprile 2022

Categoria:Sport e salute

Il sole è libertà. È la nostra personale stella, motore ruggente e infuocato attivatore di vita. Ogni minuscolo essere possiede uno spicchio di cielo e proprio da quell entrano i raggi solari che lo fanno esistere. Lo stesso nome, già dall’antichità, significa splendere. Spesso è accostato a dio, in apparizioni divine come nel carro di Elios, il moderno Apollo, e in generale frequente nel ricchissimo culto legato al sole nato prima della parola. Lui è al centro. Il sistema solare eliocentrico è forse la rappresentazione di come tutti gli elementi ruotino intorno all’unico vero protagonista della vita: il gigante di fuoco. Il sole è sempre lì, dietro le nuvole, dietro il nostro pianeta di notte. Scandisce il nostro tempo. Eraclito diceva che «il sole è nuovo ogni giorno» come se si rinascesse a ogni alba. Molto è stato scritto scientificamente e spiritualmente sul sole, ma non tutti intravedono l’esistenza del suo odore, sapore, rumore, tatto. Si può toccare e lascia le sue impronte sulla Terra quando s’alza. Su una mela si vede il suo timbro: rosseggiante spicca un’imbrunita dei suoi raggi. I muretti sbiaditi esposti a sud, candeggiati nei punti dove più batte. Lo schiaffo bonario che ci dà arrossandoci la collottola nella calura agostana, a volte seguendo le ditate della crema. Lo tocchiamo quando ci ustioniamo sui volanti a Ferragosto. Il sapore è quello del sale del mare quando si riemerge e si rifiata. Il succoso dell’anguria sa tanto del sole come le castagne sanno del Giorno dei Morti e l’uva di sorrisi sotto le pergole settembrine. È il gusto del gelato con il solo rumore della onde nelle silenzioseore del meriggio sotto le pergole di incannucciato. L’odore è quello di crema e sigarette mentre si è investiti dall’òra del Garda. L’erba tagliata ha il profumo di giornate terse, campagne assolate e nonni con la canotta biancae la falce. L’aroma frizzante in montagna ci fa sentire anche il rumore del sole: scarica il vento sui pendii e fa vibrare come violini i rami dei bassi cespugli di mirtilli. Si spettinano le graminacee frusciando. La melodia del disco solare posto sul grammofono dei nostri sensi inizia con i ronzii delle api da un dente di leone all’altro, lo scoppiettio insistente dei falpalà degli ombrelloni allineati, il ritmo ostinato delle cicale che incalzano sul pentagramma assegnatoli dalla natura. Procede poi con gli schiaffi delle onde sugli scogli, il vociare allegro delle piscine e l’abbaiare di sassi in un canalone montano. A completamento il tintinnio di calici cenanti che brindano su tavolini all’aperto. Il sipario, con il tramonto, si chiude. É la fine di un atto che ne anticipa un altro. Innegabilmente è il legame più forte che abbiamo: veniamo alla luce e torniamo poi all’oscurità in una fulgida parentesi terrena. Riassumendo tutta la vita in una splendida fotosintesi umana lunga parecchi lustri. L’unica cosa della quale avremo veramente nostalgia sarà il bagliore della nostra radiosa stella solare: M’illumino d’immenso.

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