Tempo di vacanze, tempo per di concretizzare le tante fantasticherie su soggiorni al mare e ai monti liberamente fatte circolare per il cervello durante l’inverno. Naturalmente per chi fa da sé, per quelli capaci di arrampicarsi in cima a vette dolomitiche o farsi una nuotata “coast to coast” usando le proprie gambe e braccia, non c’è problema se non di soldi e durata delle ferie
Più complicata la faccenda se, limitati da una disabilità fisica, capitiamo in una località di mare priva di una spiaggia attrezzata per entrare in acqua senza scomodare decine di persone o rischiare di rotolare in acqua direttamente da un sentiero troppo ripido.
Troppo spesso, quando si pensa ai disabili, si crede di averli “accontentati” abbastanza con la costruzione di scivoli per entrare a scuola, nei negozi e nei locali pubblici e con l’imposizione di ascensori larghi, porte più grandi, marciapiedi accessibili eccetera eccetera.
OK, grazie e benvenuti a questi sbarrieramenti di primaria importanza ma, ragazzi, ce ne sono anche di secondaria e forse di terza importanza come, appunto, in riva al mare, uno scivolo per sedie a rotelle. In verità, i gestori di molte spiagge hanno posizionato sulla sabbia pedane in plastica, legno oppure cemento che però terminano a cinque – dieci metri dall’acqua. Un tratto che è una vera trappola per chi si sposta in carrozzina: le ruote, appena fuori dalla pedana, si piantano e più si spinge e tira, più si sprofondano.
Quelli, invece, in grado di camminare in modo stentato, giunti a questo punto sono costretti a chiedere sostegno a qualcuno perché il fondo di sabbia rende insicuro l’appoggio dei piedi e manca sempre un corrimano.
Ne parliamo perché abbiamo ricevuto dall’associazione SFIDA questo appello alla regione Puglia per sollecitarla ad istituire qualche spiaggia accessibile ai disabili. SFIDA non ne quantifica il numero ma accenna ad un generico “numero minimo”:
Oggetto: le spiagge pugliesi sono più accessibili ai cani e ai nudisti e non ai disabili.
Chi scrive questa lettera è Andrea Ricciardi, padre di un ragazzo disabile, segretario nazionale di SFIDA (Sindacato Famiglie Italiane Diverse Abilità), pugliese (abito sul Gargano).
Un gruppo di disabili motori del Nord Italia mi ha chiesto di prenotare una vacanza sul Gargano in una struttura con spiaggia senza barriere. Dopo aver fatto una ricerca ho verificato che sul Gargano non esistono spiagge senza barriere architettoniche.
Tuttavia tra le spiagge del Gargano ci sono 3 spiagge per nudisti e 1 con accesso ai cani.
Ho ampliato la ricerca all’intera Puglia e mentre solo 2 spiagge sono accessibili ai disabili, per i nudisti ce ne sono ben 14 e 3 spiagge sono accessibili ai cani.
Questi dati parlano da soli e ritengo che non diano una bella immagine turistica della Regione Puglia più attenta ai nudisti e ai cani che ai disabili.
Con la presente, visto che in Italia sono circa 3.500.000 persone in situazione di disabilità, le chiedo un impegno per una legge regionale che preveda nei piani di spiaggia un numero minimo di lidi balneari senza barriere architettoniche che permettano l’accesso al mare anche ai disabili.
Il segretario nazionale, ing. Andrea Ricciardi (www.sindacatosfida.it)
Amici di SFIDA, noi diamo ben volentieri spazio al vostro appello su pro.di.gio., però… però… non siamo per nulla, o quasi, d’accordo col suo tono! Tanto per cominciare: perché un numero minimo di spiagge? Quante sono un “numero minimo”? cinque, dieci e mezzo, venti, cinquanta? Una su due o quattro? Una ogni 10 chilometri? O trenta? E perché no, tutte?
E poi quali? Le più grandi? Le più belle? Le più comode? No! ogni spiaggia in condizione di essere sbarrierata con un intervento ed una spesa ragionevoli, deve essere resa accessibile a tutti! Che siano disabili motòri in carrozzina, portati a braccia o deambulanti col tripode, permanenti o temporanei, anziani con bastone o accompagnati oppure donne con bambini piccoli – piccoli. Tutti devono accedere alla spiaggia più vicina a casa, a quella più gradita, più bella o isolata! Nessun disabile pretende di godersi la sabbia di qualche caletta isolata in fondo a un precipizio sul mare o di sdraiarsi su quella di un piccolo scoglio a 500 metri dalla riva né di avere metri e metri di arenile riservati. A tutti basta l’accesso dove accedono tutti, dove possono incontrarsi con tutti.
E poi perché correre il rischio di trasformare questo “numero minimo” in spiagge di concentramento di disabili?
Sì, perché, dopo un po’qualche temo, queste verrebbero conosciute come le “spiagge dei disabili”, verrebbero evitate perché la visione dei disabili e della disabilità può essere fastidiosa, per non essere coinvolti nei loro problemi e non confrontarsi, per disimpegno. In questo “numero minimo” finirebbero per trovarsi a far il bagno solo i disabili con i familiari. Insomma, dei bei ghetti garantiti dalla regione Puglia!
Questo editoriale non fa certo pubblicità a questa Regione anzi ammonisce a pensarci bene prima di mettersi in auto per la quasi impossibilità, una volta arrivati, di fare ciò per cui si è andati fin laggiù: un bel bagno.
Siamo peraltro certi che il presidente della regione Puglia, Nicky Vendola, sensibilissimo fin dai suoi primi passi in politica ai problemi di chi soffre per un disagio o una discriminazione, interverrà immediatamente garantendo a tutti gli italiani che la sua Amministrazione sbarriererà, in tempi non biblici, quante più spiagge possibili. Aspettiamo il suo comunicato: lo pubblicheremo immediatamente!