È risaputo, lo sport fa bene sia al corpo che alla mente. Ad eccezione del popolo dei pigri, lo sport è davvero accessibile a tutti? Una persona disabile può praticare attivita’ sportiva? La risposta non è semplice. Con la disabilità si tende a fare di tutta l’erba un fascio. Se vediamo uno in carrozzina giocare a basket si potrebbe facilmente dedurre che tutte le persone in carrozzina possano tranquillamente fare altrettanto. Non è proprio così. Esistono vari livelli di disabilità, limiti oggettivi non oltrepassabili neanche con tutta la buona volontà. Ad esempio c’è una differenza notevole tra la paraplegia e la tetraplegia, tra l’handicap fisico e quello mentale. Sicuramente le occasioni non mancano. Basta una rapida ricerca su internet per scoprire una quantità considerevole di associazioni, federazioni volte alla promozione dello sport per disabili e le attività ad esso connesse. Lo sport per i diversamente abili è una realtà presente in tutto il mondo e fa capo alla International Paraolimpic Committee. Ogni paese ha la propria Federazione, raccoglie le società sportive che praticano attività agonistica per disabili. Dal 1990 opera in Italia la Fisd (Federazione italiana sport disabili), organo riconosciuto dal Coni (Comitato olimpico nazionale italiano) che attualmente conta ben 500 società sportive e oltre 15.000 atleti tesserati. Si articola in sette diverse tipologie di disabili: paraplegici, tetraplegici, amputati, cerebrolesi, psichici, non vedenti, ipovedenti. Lo statuto prevede, oltre alla promozione di attività sportive, la preparazione tecnica, agonistica ed organizzativa delle rappresentanze italiane per la partecipazione alle Paraolimpiadi e ad altre competizioni internazionali. Insomma, la persona disabile che vuol praticare sport oggi ha a disposizione molte discipline, totalmente o parzialmente adattate al proprio tipo di menomazione. Tra queste l’atletica, il basket in carrozzina, il nuoto, la scherma, il tiro con l’arco e il tennis (da tavolo); altre invece sono state ideate ad hoc, come ad esempio il torball (pallone sonoro) per non vedenti. Nella vicina Bolzano la squadra femminile di questa disciplina è pure arrivata seconda nel campionato nazionale. C’è poi una novità. Recentemente, sembra si stiano aprendo al mondo della disabilità anche sport considerati adatti solo ai più temerari come il parapendio, la canoa fluviale, la barca a vela e l’arrampicata (vd. Janet, un’americana a Trento – prodigio num. 5/2001)
“Una barca che va per mare non trova barriere. Niente gradini, niente scale, niente sampietrini dissestati: solo un’immensa distesa d’acqua priva di spigoli e barche che scivolano sulla superficie del mare senza incontrare ostacoli” Questa è una delle riflessioni che del comunicato stampa che presenta l’Associazione Baseitalia. Nata a Trento lo scorso Febbraio, la Onlus ha lo scopo di rendere accessibile un particolare tipo di sport: la barca a vela. Ideatore e presidente dell’associazione è il perginese Giuseppe”Bepi” Hoffer, skipper dal 1987 veterano e promotore in Trentino di sport come il B.A.S.E jump e il paracadutismo estremo. Grande amante degli spazi incontaminati (l’alta montagna e il mare aperto), ad un certo punto della sua vita ha deciso di intraprendere una nuova avventura. Per quale motivo? Forse perché le sfide sono il suo forte oppure perché, come lui stesso mi racconta, ha avuto tanta fortuna nella vita e sente il bisogno di sdebitarsi in qualche modo. La possibilità di godersi la natura nella sua dimensione selvaggia, la libertà di respirare a pieni polmoni senza rischiare enfisemi da inquinamento non può rimanere un privilegio per pochi. È vero,serve la volontà per farlo. Ma c’è chi vorrebbe e non può. Quando le uniche barriere sono materiali non c’è che una sola cosa da fare: rimuoverle. Le barche a vela di per sé non sono accessibili alle carrozzine. Sbarrierare o costruire ad hoc una nuova barca per disabili fisici richiede un bel gruzzoletto. Per questo BASEITALIA è perennemente in cerca di sponsor e finanziamenti pubblici! Per ora Hoffer può accogliere nel suo equipaggio (oltre ovviamente ai cosiddetti normodotati) solo disabili intellettivi. Sta infatti organizzando per Giugno alcune crociere settimanali in Croazia cui parteciperanno dei ragazzi/e down dell’ANFASS. Per chi fosse interessato, vale davvero la pena visitare l’interessantissimo sito di Baseitalia (www.baseitalia.com). Qui, oltre alle innumerevoli peripezie dell’uomo volante Bepi Hoffer (niente a che fare con la canzone di Masini…),è possibile visionare notizie tecniche circa le barche a vela e i programmi delle crociere in cantiere con itinerari, costi e foto.
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Le Paraolimpiadi sono la massima manifestazione sportiva per disabili (fisici, psichici e sensoriali), che, come le Olimpiadi, si svolge ogni quattro anni.
I primi Giochi per disabili furono istituiti presso lo Stoke Mandeville Hospital di Aylesbury in Inghilterra, dove il neurologo Ludwig Guttman iniziò un programma di riabilitazione su alcuni pazienti rimasti lesi da traumi durante la seconda guerra mondiale. Guttman organizzò dapprima i cosiddetti Wheelchair Games, o Giochi in sedia a rotelle, in seno alle Olimpiadi del 1948 a Londra, e fu poi tra i promotori delle prime Paraolimpiadi a Roma nel 1960, in occasione della 17° edizione dei Giochi olimpici. Dopo l’edizione romana, le Paraolimpiadi si sono sempre svolte nella stessa nazione dei Giochi olimpici, ma non nella stessa città; dal 1988, a Seoul, gli atleti disabili gareggiano negli stessi impianti e strutture degli atleti non disabili.
La partecipazione dei disabili è cresciuta nel tempo: a Roma parteciparono 23 paesi e 400 atleti; ad Atlanta 1996 erano iscritti 120 paesi e 3500 atleti. I disabili sono suddivisi in diverse categorie a seconda dello stato fisico e della gravità del loro handicap: nell’atletica leggera, ad esempio, esiste la categoria non-vedenti, quella degli amputati e quella degli atleti su sedia a rotelle; nella scherma, invece, tutti i concorrenti competono su sedie a rotelle. Esistono poi discipline particolari riservate ai disabili, come il goalball, uno sport di squadra per non-vedenti.
Le discipline ufficiali ammesse alle Paraolimpiadi sono: atletica leggera, tiro con l’arco, pallacanestro, bocce, ciclismo, sport equestri, scherma, goalball, judo, calcio, tiro con l’arco, nuoto, tennistavolo, tennis, pallavolo e pesistica. Al pari delle Olimpiadi invernali, esistono anche le Paraolimpiadi invernali, inaugurate nel 1976, che comprendono le discipline di sci, alpino e nordico, hockey su ghiaccio, slittino e biathlon. La moderna tecnologia ha aumentato il numero di sport accessibili ai disabili, migliorando inoltre le loro prestazioni atletiche.
Proprio quest’anno, anno olimpico, a Settembre, si terranno ad Atene le Paraolimpiadi. Recentemente poi (dal 19 al 22 maggio), si sono svolte in Italia le gare di qualificazione (le PRE-PARAOLIMPIADI) riservate a circa 500 atleti, provenienti da oltre venti Paesi. L’evento si è svolto in Umbria, nel corso di un Meeting internazionale di quattro giorni – dal 19 al 23 maggio – ed ha interessato, oltre Foligno, le città di Perugia, Terni, Spoleto, Bastia e Norcia.
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