Proporre interventi educativi, cognitivo comportamentali negli individui con Disturbo Pervasivo dello Sviluppo (DPS), con Sindrome Autistica e ritardo mentale è frequentemente molto difficile. Qualsiasi proposta abilitativa o di vita condivisa è ostacolata da una serie infinita di possibili comportamenti inadeguati i quali se particolarmente ostativi o negativi per l’individuo e per il sociale vengono detti Comportamenti Problema. È tempo che si tolgano da questo grande ed eterogeneo contenitore le stereotipie, tutte le stereotipie dalle più insignificanti a quelle gravissime.
Proporre una chiara distinzione tra stereotipie e comportamenti problema è utile dal punto di vista pratico, abilitativo ma trova giustificazione anche nell’origine diversa delle due modalità comportamentali e persino nelle caratteristiche dei due comportamenti e negli effetti che da ciascuno il paziente ottiene per se stesso.
Questa ottica aiuta a non farsi travolgere dall’autismo e dalla sua apparente eterogeneità. Molte di queste persone meravigliose ma gravemente in difficoltà si assomigliano eppure solo pochi conquistano infine una qualità di vita decente, quelli che vengono aiutati a trovare una strada per una certa adeguatezza. Tutti avrebbero questo diritto ma pochi vengono aiutati bene. Per contro dire che queste particolari persone sono tutte diverse, che c’è motore e motore, nella sua genericità, non aiuta nessuno, anzi immobilizza.
1)Le Stereotipie comprendono tutti i comportamenti cognitivi, sensoriali e motori, ripetitivi, isolati o secondo schema, spontanei, subentranti, non contestuali, privi di funzionalità, emessi anche in solitudine. Le stereotipie si manifestano come singole e varie azioni ripetitive, emesse in successione ma possono assumere anche l’aspetto di azioni più complesse ovvero di comportamenti stereotipati (manierismi complessi, rigidi rituali, adesività a ristretti interessi, attenzione improduttiva per singole parti di oggetti, ecc.) ma di fatto possiamo considerarli la stessa cosa e possiamo definire questo grande contenitore come STEREOTIPIE o COMPORTAMENTI STEREOTIPATI
2)I Comportamenti problema, che tradizionalmente coincidono con i comportamenti intollerabili, inaccettabili, ingestibili, sono invece un contenitore molto più ampio che accoglie anche attività non pericolose o apparentemente non gravi. Con il termine comportamento problema si intende qualsiasi comportamento che abbia come unico scopo il ripristino o il permanere nella condizione stereotipata. Tali comportamenti vengono emessi perché riconosciuti efficienti nel garantire l’adesione alla condizione patologica detta. I comportamenti problema possono essere avversativi (ad es. provocazione, opposizione; fuga; estraniazione; rifiuto…), oppure malversativi, (autolesionismo; etero-aggressività,ecc.), o dirompenti (emissioni di urla; turpiloquio; attività distruttive…), ostativi e persino prendere la forma di particolari iper- o ipofunzioni-sensoriali; o di assunzione del controllo ambientale, ecc., oppure possono assumere aspetti molto più adattivi, come l’estraniazione, l’allontanamento, le richieste verbali, o scritte. Tanti esempi diversi di attività volte ad ottenere un identico obbiettivo… ed è proprio l’esito, lo scopo “patologico”, che le discrimina dalle forme di comunicazione impropria (emissioni inadeguate per aderire a proposte alternative ma in adeguatezza).
I COMPORTAMENTI PROBLEMA sono, al contrario delle stereotipie, sporadici, succedono di tanto in tanto e non sono mai avviati in solitudine; vengono performati per modificare l’ambiente affinché si disponga a consentire l’adesione alla stereotipia e la loro manifestazione è intercalata da stereotipie e si conclude sempre con esse oppure con l’adesione a comportamenti stereotipati.
Proprio queste attività creano il pregiudizio attorno a chi ne soffre, se gravi gettano nel panico genitori, operatori, insegnanti, ecc, rendendoli impermeabili a qualsiasi nuova tecnica abilitativa.
Delle due produzioni appena definite, inaspettatamente, è la prima, la stereotipia, il male peggiore; essa è sempre in agguato. Da tollerabile ad estremamente grave, c’è sempre.
A discapito di quanto si continua purtroppo a dire, il comportamento stereotipato, è sempre pericoloso indipendentemente dall’aspetto che assume, sia che abbia l’aspetto di un bambino che guarda silenzioso per ore fuori dalla finestra o che passi le giornate a fare ba-ba-ba sul pavimento, sia che abbia forma di ecolalia o di corsetta irrefrenabile, ovvero di alopecia da reiterato strofinamento della testa, o di routine esecutiva rigidissima… È sempre pericolosa.
La stereotipia è un vero problema perchè l’attrazione e l’adesività ad essa, che è un aspetto centrale della sindrome e della sua diagnosi, impedisce e rallenta lo sperimentare tipico, lo sviluppo psicologico atteso, l’intervento abilitativo educativo cognitivo comportamentale avviato.
La stereotipia per gli specialisti del comportamento patologico (per fortuna non è ancora una professione presente in Italia ma non preoccupatevi che prima o poi comparirà, vista la diffusione della sua dottrina) non è sempre così temibile, essi ne studiano il significato nascosto, e arrivano a dire che può significare qualsiasi cosa e se non bastasse ci convincono che può diventare persino l’antitesi di qualunque cosa (emissione ansio-litica, ansiogena, testimone di angoscia, di stress, di noia, di eccitazione, di sovraesposizione, di rifiuto, di ansia, di incapacità, di felicità…); essa è tutte le possibilità che vi vengono in mente, tranne che se stessa: ossia inutile e disfunzionale.
Non sembra anche a voi che significhi troppe cose?
Se questa produzione comportamentale sterotipata (1) è pervasiva come possiamo pensarla utile? È patologica e contemporaneamente utile? Strana contraddizione.
Alternativamente diminuisce l’ansia o all’opposto è espressione di ansia, ovvero di eccitazione, felicità, entusiasmo e all’opposto di noia, stress, stanchezza, stress, ecc.? Per costoro può essere tollerabile ma appena si dimostra pericolosa clinicamente diventa emergenza, urgenza.
Questo marasma interpretativo è quanto produce l’Analisi Funzionale (spesso a pagamento) fatta dai professionisti del comportamento patologico, esperti dell’emergenza comportamentale e… capita sentirsi dire, che l’efficacia di tale analisi dipende da come è stata fatta, bene o male, ovvero da chi è fatta; il che significa dire che c’è un’infinita possibilità di analisi le quali risulteranno esatte solo se funzionano.
Sul prossimo numero pubblicheremo la seconda parte