L’individuo abitudinariamente lasciato (a questo punto COLPOSAMENTE) per ore in stereotipia aderirà ad essa fortemente. Questo “permesso al patologico” farà sì che egli progressivamente colonizzi in senso patologico appunto, ogni ambiente con emissioni stereotipate e le stesse esecuzioni degli eventuali apprendimenti saranno rigide, routinarie, stereotipate, dettate secondo una quotidianità sequenziale di eventi che coinvolge e condiziona in tal senso l’intera famiglia, l’intera scuola.
A causa di questo malcostume nella sua gestione questo individuo diventerà quello che gli esperti di ieri chiamavano “ineducabile”, sempre meno flessibile, sempre più adesivo, in perenne produzione di stereotipie anche se tollerabili, anche se non così evidenti. Come una “bomba ad orologeria” condizionerà al rispetto delle sue abitudini patologiche l’intera qualità di vita sua e di chi gli sta attorno. Tutti si adegueranno alla sua rigidità esistenziale e, in certe situazioni, alla sua pericolosità. Qualsiasi stimolo ambientale (richiesta, evento, incontro, urto, gesto dei presenti) anche involontario se supera il livello soglia individuale (proporzionato alla flessibilità, all’abitudine ad essere interrotto dallo status stereotipato, e a partecipare) determinerà l’evento malversativo o comportamento problema.
Anche questo individuo, a dispetto dei pregiudizi di un tempo, è oggi abilitabile; bisognerà cominciare ad interrompere il suo permanere in sterotipie con richieste attentive.
L’unica condizione che si evidenzia spontaneamente, pervasivamente, universalmente è dunque la stereotipia. L’adesività a questa dimensione patologica è l’unica causa dei comportamenti problema, i solidi tutori del permanere in stereotipia. Non dunque il contenitore dell’inaccettabile, e nemmeno il contenitore dell’incomunicabile, ma più semplicemente il contenitore della “reazione” (non sempre grave) all’indesiderato risveglio dalla stereotipia.
Se il comportamento problema è emesso perchè efficace per tutelare l’adesione alla stereotipia, poco senso avrà preoccuparsi dell’antecedente (Analisi Funzionale) che sarà sempre e comunque il permanere (eccessivo o indisturbato) in stereotipia. Poco valore avrà indagare sulla qualità dei fenomeni che la facilitano perchè tali materiali o situazioni verranno interscambiati. Poco valore avrà la conseguenza (Analisi Funzionale) perchè sarà sempre e comunque il raggiungimento di una situazione stereotipata o la libera produzione di una serie di stereotipie. Se nessun significato “relazionale-comunicazionale” ha il comportamento problema che è emesso comunque in modo competente (sulla base della sua efficienza a ripristinare le condizioni del permanere o ritornare in stereotipia; ma sia chiaro non consapevole, perchè l’individuo non è affatto preoccupato degli effetti sociali in quanto ha un’altro obbiettivo, tutto personale quanto patologico), figuriamoci quale valenza, senso o significato psicologico potranno avere le stereotipie stesse. Nessuno. Il patologico resta patologico, in Italia e nel resto del mondo.
Nessun significato potrà avere il comunicato “possibile” dei comportamenti patologici perchè significheranno esclusivamente “ voglio stereotipia”. E questo è dimostrato dal fatto che chi è in grado di comunicare, perchè “già” il possesso di tale facoltà (secondo la AF competenza sostitutiva del comportamento problematico), non è immune da questa emissione problematica se abitudinariamente abbandonato a stereotipie o a comportamenti stereotipati (persino un Aspergher). “Già in possesso di abilità”, perchè nel caso invece di un soggetto non in grado di comunicare, inserito ad esempio in un percorso abilitativo di comunicazione aumentativa alternativa, si realizzeranno necessariamente i condizionamenti abilitativi in grado di tenerlo occupato ad apprendere, a partecipare a proposte e quindi a “disaffezionarsi progressivamente dalle stereotipie”. Qualsiasi intervento che disaffezioni dalla stereotipie, comporta un ovvio e attendibile miglioramento (nel senso di una diminuzione) delle produzioni patologiche. Infatti, se anziché coinvolgerlo in un intervento di Verbal Behaviour o di PECS lo inserissimo in un diverso percorso abilitativo come ad esempio, apprendere i colori o giocare con la palla, avremo un identico risultato (diminuzione dei comportamenti problematici) attraverso un diverso obbiettivo rispetto alla comunicazione.
Se dunque lavorare, ottenere e mantenere attenzione e partecipazione a proposte comprensibili, con questi individui è il segreto del miglioramento perchè preoccuparsi di dare significato relazionale (positivo) a comportamenti patologici. Preoccupiamoci di insegnare. Legittimo insegnare linguaggio come qualsiasi altra competenza utile a migliorare la loro qualità di vita, ma non a sostegno di una teoria che per questo tipo di persone, non sta in piedi.
Rendere meno adesivo un soggetto alle stereotipie significa rendere inutili i comportamenti di tutela, significa conseguentemente estinguere i comportamenti problema senza preoccuparsi di farlo direttamente, trasformandoli in valore aggiunto.
Se l’insegnate vi dice che il bambino va bene o l’operatore vi racconta che l’adolescente che gli è stato affidato è tranquillissimo, mentre in casa rilevate un incremento delle difficoltà, non collaborazione, atteggiamenti fortemente ostativi, siete legittimati a sospettare che non si lavori bene e che ci sia troppo abbandono alle stereotipie. A volte perchè non le si coglie ma più spesso perchè gli esperti del comportamento dicono che non contano.
Credo tutti si rendano ora conto che la stereotipia è il male da battere e che se cominciamo ad abituare il soggetto con autismo e DPS ad essere interrotto da tale produzione (ABILITAZIONE PRELIMINARE: flessibilità) sino a rendere quella persona flessibile, solo allora si avrà la possibilità di accedere alle proposte abilitative ed automaticamente i comportamenti problema distruttivi perderanno la loro ragione di esistere e si estingueranno: “Se mi abituano ad essere disturbato dalle stereotipia, perchè arrabbiarsi?”
Le stereotipie si debbono interrompere e si possono interrompere.
Qualsiasi forma esse abbiano esse sono tutte da interrompere.
L’intervento abilitativo ha questa priorità. La loro facile interrompibilità con l’adesione a proposte è un ottimo criterio di validazione dell’intervento intrapreso. Alla prossima per le strategie da usare.
Tiziano & Patrizia Gabrielli,
Genitori in Prima Linea,
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