Strage continua

Data: 01/12/06

Rivista: dicembre 2006

L’ennesima strage annunciata sulle strade della Regione e questa volta ancor più drammatica sia per la dinamica dell’incidente, tristemente ripetitiva, ma soprattutto per la giovane età delle due ragazze, vittime di un’irresponsabilità, purtroppo diffusa. Mi sento personalmente colpito da questa vicenda, essendo io stesso rimasto vittima di un grave incidente che mi costringe su una carrozzina. Da molti anni, partendo dalla mia esperienza, svolgo un’attività di sensibilizzazione, in particolare nelle scuole, sulla sicurezza stradale, con particolare riferimento al consumo di alcol. I giovani restano impressionati dalla mia storia, nella quale riconoscono momenti di vita comuni a tante serate: il giorno in cui rimasi coinvolto nell’incidente stavo viaggiando, come passeggero, su un’auto, un gruppo di amici che festeggiava un addio al celibato. Alta velocità, stereo a tutto volume e l’euforia (oggi la chiamano adrenalina) dovuta anche all’alcol. Poi lo schianto contro un palo della luce, anni di ospedale, la fatica e il dolore mio e della famiglia. Grazie a Dio, al dolore è seguita la rinascita. Quello che ancora oggi mi stupisce parlando con gli studenti è l’approccio fatalista. Come se l’alcol, la velocità, i comportamenti scorretti sulla strada non fossero la causa primaria degli incidenti che portano lutto in moltissime famiglie.

Il problema non può che essere affrontato su più fronti. Quello fondamentale è familiare: soprattutto tra le mura domestiche i giovani devono essere educati al rispetto della vita propria ed altrui. Non solo: i genitori devono accompagnare i figli in un percorso che permetta loro di riconoscere l’importanza del rispetto delle regole di una civile convivenza. Dello stesso impegno si devono fare carico le varie agenzie educative che operano nella società: la scuola innanzitutto, ma anche le parrocchie e le associazioni che in qualche misura entrano in contatto con i giovani.

Non si può dire che il mondo degli adulti offra un contributo alla crescita della consapevolezza degli adolescenti: certe campagne pubblicitarie incentrate sul mito della velocità, sul consumo di alcolici, rappresentano un aspetto fortemente negativo.

Le statistiche sugli incidenti in Italia sono impietose. Nel 2003 (dati Istat) i sinistri sono stati oltre 224 mila, 5.600 le vittime, oltre 300 mila i feriti. Di questi circa un migliaio subiscono traumi che li costringono su una sedia a rotelle. Di fronte a queste cifre – che si traducono soprattutto in drammi umani, senza contare i costi sociali – è necessario pensare anche ad una legislazione differente. Togliere i punti, sospendere la patente di guida o le condanne (spesso tutt’altro che severe) non bastano: chi viene sorpreso alterato dall’alcol e in comportamenti pericolosi per sé e per gli altri, dovrebbe – per legge – essere costretto a svolgere per un certo periodo attività all’interno di strutture che si occupano di persone vittime di incidenti stradali.

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