Maligno questo libro “Striscia la tivù, segreti e bugie della televisione italiana” scritto da Antonio Ricci, l’ideatore di “Striscia la notizia”, il telegiornale che ci invita a stare sempre sul chi va là davanti alla TV.
Il rischio per noi pubblico è, infatti, quello di credere acriticamente a quanto ci propina, di voler assomigliare alle sue immagine, ai suoi suggerimenti, di imitare i suoi protagonisti abdicando alla nostra propria soggettività.
Ricci intende suggerirci un po’ di sano disincanto svelandoci i dietro le quinte della TV: trucchetti biechi per catturare la nostra attenzione, servizi taroccati, programmi volgari spacciati per seri, truffe televisive, pubblicità occulta se non perfida, personaggi mitizzati dai media che, fuori onda, si mostrano in tutta la loro pochezza, notizie non vere, notizie non date o falsificate oppure messe in giro ad uso di poche persone.
Quello di Ricci è un invito a distinguere il grano dalle erbacce, a diventare critici, ad evitare di immedesimarci troppo nei personaggi reali o della pubblicità, capace di rifilarci non solo merci, detersivi e dentifrici ma anche comportamenti, idee e propaganda politica.
In particolare ci mette in allarme con i telegiornali, accusati di dare una rappresentazione alienata della realtà: che si tratti di un terremoto, di un nuovo modello di Ferrari, di un incidente sul lavoro, delle tette di Pamela Anderson, di problemi sociali o scontri tra tifosi, dell’immaturità cronica dei principini inglesi, di minori che sniffano o di proteste di disoccupati, tutto è ridotto a varietà del sabato sera, l’effimero mescolato col reale, il tragico col ridicolo, il futile con l’essenziale in uno spettacolo in cui tutto vale e niente conta.
Contro questa informazione, pubblica e privata, Ricci propone la sua controinformazione. Ci svela ciò che viene taroccato, ammorbidito, distorto, capovolto ad arte per nasconderci informazioni utili a farci un’opinione di un fatto, a modificare un’idea, a rivendicare un diritto o il rispetto di un dovere.
La controinformazione in un paese libero è indispensabile perché insegna a diffidare delle voci ufficiali diffuse da mezzibusti suadenti, ben agghindati e stipendiatissimi. Provate, infatti, ad immaginare uno di questi che, dopo il riepilogo di fine telegiornale e prima del suo buonasera, vi dica: Oggi non vi abbiamo dato una notizia importantissima per la vostra salute perché avrebbe fatto dispiacere alle case farmaceutiche, nostre sponsor. In compenso ne abbiamo inventate un paio per far contento il tal politico e per non dare spazio ad un’altra vera ma scomoda e una terza la abbiamo taroccata per rendervi più propensi a fare acquisti inutili. Chi mai guarderebbe il giorno dopo un simile telegiornale? Quale mai giornalista oserebbe tanto?
Nessuno ed allora, ecco, ci pensa la trasmissione di Ricci a dare il mancato riepilogo degli altri telegiornali!
Ricci parla di sé definendosi come uno che agisce in stato di legittima difesa contro l’aggressione di chi vuole informarlo (e noi con lui) in modo non rispondente alla realtà, a infinocchiarlo al punto di non fargli più distinguere il vero dal falso, l’immaginario dal reale. Ecco, dunque, cos’è Striscia la notizia di Ricci: è la possibilità per noi, spettatori indifesi, di non essere travolti da chi tira i fili dall’altra parte dello schermo… non è poco!!.
Oltre che per gli argomenti trattati, segnaliamo questo libro, a suo tempo in vendita nelle edicole e ora rintracciabile anche nei supermercati e in qualsiasi libreria, perché l’autore ha destinato al gruppo Abele di don Luigi Ciotti i proventi della sua vendita.