Noi occidentali consideriamo la democrazia come il “migliore dei sistemi politici possibili”. Ci riteniamo addirittura in dovere di esportarla, anche con la forza, in paesi con storia, vissuti, istituzioni completamente diversi (vedi l’Iraq di oggi!). Ebbene Massimo Fini si lancia contro questa radicata convinzione con un libro “Sudditi” dal sottotitolo a dir poco allarmante “Manifesto contro la Democrazia”.
Il testo prende avvio dalla famosa dichiarazione del politologo americano Francis Fukuyama che, dopo il crollo del comunismo (1989-91), proclamò la fine della Storia: caduto l’ “Impero del Male” rappresentato dall’Unione Sovietica e dal suo sistema collettivista, democrazia, libertà e benessere avrebbero trionfato in ogni angolo del mondo. Il fine della Storia (avverare il regno luminoso della Democrazia Universale) era raggiunto!
Naturalmente un colpo di sole e ci pensarono le vicende di Bosnia, Kossovo, Rwanda, 11 settembre, Afghanistan, Iraq ecc.. a rendere chiaro a tutti (anche a Fukuyama) che la Storia andava avanti, la solita Storia di sempre intrisa di egoismi, diffidenze, violenze, dittature e guerre.
Per Fini diventa sempre più evidente che la democrazia rappresentativa non solo non rispetta i suoi presupposti e i suoi altisonanti principi ma non è assolutamente in grado di farlo né mai lo farà. Particolarmente dure le sue parole: La democrazia rappresentativa, liberale, borghese, insomma la “democrazia reale” come la conosciamo e la viviamo, e che è attualmente egemone, non è la democrazia. È una finzione. Una parodia. Un imbroglio. Una frode. Una truffa.
Da qui la sua affermazione più radicale: i lavori del Parlamento sono solo “vuota retorica”, i festeggiamenti dei popoli di destra o di sinistra per le rispettive vittorie elettorali sono “patetici” dal momento che siamo governati da una nomenclatura non dissimile da quella sovietica: Si partecipa allo stesso gioco, ci si sbertuccia di giorno davanti agli schermi TV e si va a cena la sera strizzandosi l’occhio. L’attacco di Fini non critica le impostazioni politiche dei partiti, ma aggredisce il sistema dal suo interno. Per lui la “democrazia reale”, quella che concretamente viviamo, non corrisponde a nessuno dei presupposti su cui afferma di basarsi. È un regime di minoranze organizzate, di oligarchie politiche economiche e criminali che schiacciano e soggiogano l’individuo, già frustrato e reso anonimo dal micidiale meccanismo produttivo di cui la democrazia è l’involucro legittimante. Secondo l’autore, basta entrare, anche una sola volta, in un salotto romano, parigino o di Washington (ma anche in Trentino, azzardiamo noi!) per capire cosa sia la classe politica e quali interessi difenda realmente: i suoi. “Sudditi” è un invito pressante rivolto a tutti noi a rivedere certe confortanti certezze, a considerare la situazione paradossale e umiliante del cittadino democratico e, più in profondità, a riflettere sulla condizione dell’uomo contemporaneo.