Sull’Amore

Autori:Sara Caon

Data: 01/06/13

Rivista: giugno 2013

Il treno aiuta a scrivere. Almeno nel caso mio. Lunedì scorso tornavo a Trento in treno e, guardando distrattamente fuori dal finestrino, li ho visti. Ho visto loro. In due ad aspettare un treno: lei con lui e lui con lei. Lei con lunghi capelli color mogano chiaro, una pelle bianco latte e lentiggini sulla punta del naso. Seduta per terra a gambe incrociate, catturava la luce del sole mentre alzava gli occhi scuri per controllare l’arrivo del treno. Seduto accanto a lei, camicia di jeans, lui la osservava intento, avvolgendola in uno sguardo d’amore. Occhi d’un azzurro carico spiccavano sul suo volto abbronzato. Seduti vicini lì per terra, sembravano aspettare in un silenzio denso di promesse. Accanto a loro, due borsoni dall’aria molto usata. Assieme, ho pensato, affronteranno qualsiasi cosa. Assieme andranno ovunque vorranno andare. Assieme saranno invincibili, nulla potrà toccarli. Il treno arriva. Un sorriso radioso sboccia sul viso di lei e, di riflesso, su quello di lui.

Con trepidazione, si scambiano un dolcissimo bacio sulle labbra. Ce la faranno, ho pensato. Hanno Amore dalla loro. Ma se amare è un’arte, come possiamo imparare ad amare? Io sono in grado di amare? E l’amore, poi, può essere comandato? Di sicuro appartiene al nostro essere, intrinsecamente ne è parte costitutiva, proprio come il respiro. Dunque, perché comandare l’amore? A volte noto una sorta di omologazione dell’amore in modelli standard. Probabilmente bisogna reinserirlo in un passato, legarlo ad un presente e alla possibilità di un futuro. Spazio d’amore, però, significa anche spazio di libertà, e non sempre è corrisposto: questo è l’enigma più grande. Senza libertà non c’è amore. Forse allora per amare bisogna svuotarsi un po’ dalle proprie certezze e accettare il rischio di vedere l’altro andare via triste, accettare la sua libertà. Nel nostro orizzonte tecnologico, oggi, le relazioni sembrano acquistare un profilo più minimalista, distruggendosi un poco: rischiamo, a volte, di sostituire le persone reali con quelle virtuali. Non c’è nulla, però, che possa uccidere l’Amore quanto farci un’immagine fissa dell’altro: per mettere in moto le relazioni la ricetta magica è allora restituire la mobilità di sguardo.

Diceva Freud ne Il disagio della civiltà: «L’invocazione “Amerai il prossimo tuo come te stesso” è uno dei precetti fondamentali della vita civilizzata […] Se amo qualcuno, quel qualcuno deve in qualche modo meritarlo. Lo merita se mi assomiglia in modo da consentirmi di amare me stesso in lui, o in lei, e ancora di più se è così perfetto/a da consentirmi di amare in lui/lei l’ideale di me stesso.» L’accettazione del precetto di amare è l’atto di nascita dell’umanità ed è un balzo terribilmente difficile, con il quale l’uomo si contrappone alla natura. Quello che amiamo quando amiamo è allora la speranza di essere amati? Scopriremo che, riguardando la nostra vita, i momenti più degni di nota sono stati quelli in cui abbiamo fatto le cose con un anelito d’amore? L’amore è comprensione, confidenza, condivisione, perdono, lealtà. L’amore è contento del presente, spera per il futuro e non si preoccupa del passato. È fatto di compromessi, piccole delusioni, vittorie e mete comuni. Se non c’è, qualsiasi cosa tu abbia non sarà sufficiente. Non è trovando una persona perfetta che impariamo ad amare, ma imparando a vedere la perfezione in una persona imperfetta. Soli. Terribilmente e follemente… soli. Nessuno attorno a te. Vuoto. Silenzio. Abisso insondato ed insondabile. Paura, tensione, ira. Rabbia verso il mondo. Insicurezza dilagante. Crisi crescente. Bambino fra grandi incomprensibili. Giovane fra estranei indifferenti. Sensazione di nausea. Nullificazione. Annientamento. Nichilismo. Così ci si sente quando Amore manca dal nostro orizzonte di senso.

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