Teenager, il rischio della tv parcheggio

Data: 01/04/04

Rivista: aprile 2004

I vari osservatori di ricerca sui fenomeni sociali hanno rivelato che i ragazzi hanno tagliato pesantemente i loro svaghi: -15 le iscrizioni in palestra; -20 gli acquisti di libri non scolastici; -10 il consumo di CD musicali; -11 per l’abbigliamento; -15 per i weekend trascorsi fuori famiglia; – 32 i concerti ai concerti per teenagers.

Dove sono scappati questi giovani? Perché? Cosa fanno? Come occupano il loro tempo?

Molte sono le cause di questa scomparsa, dalle nuove tendenze culturali che stanno individualizzando i comportamenti, al computer ed Internet che incollano molti giovani al monitor; dalle attuali difficoltà economiche alla scarsità di luoghi di socializzazione non ufficiali, fino alla TV.

Sì, proprio lei, la televisione! Pare che, a partire dagli ultimi due – tre anni sia divenuta l’ombelico dell’attenzione giovanile, il punto focale della loro quotidianità, in particolare le televisioni musicali, italiane e internazionali (per chi ha il satellite) ed i reality show tipo Grande Fratello, l’Isola dei Famosi, la Talpa ecc.. Statisticamente si parla di 4 – 5 ore quotidiane ma assai spesso di tutto il giorno. Considerando che essa si è guadagnata il titolo di “terza agenzia educativa” dopo scuola e famiglia (ma presto potrebbe passare in seconda posizione) c’è da preoccuparsi! Provate ad immaginare una generazione di ragazzi di oggi cresciuta in balia dell’insufficiente scuola italiana, dove ormai l’unica cosa importante sembra sia partecipare, e della TV del Grande Fratello ecc..

Programmi inconsistenti, privi di idee, di contenuti, di progetti, di competenze, poggiati sull’usa e getta più esasperato, rinforzati con volgarità assortite, con la battuta ad ogni costo, col disprezzo e l’offesa dell’altro, lo sberleffo, l’umiliazione, l’arroganza, l’ambiguità, il doppio senso malizioso e confezionati con l’unico obiettivo di fare audience, senza badare a quel che si butta in onda perché “bisogna dare al pubblico quello che vuole”.

Ora, se le modalità di insegnamento scolastico, i suoi contenuti e gli orari sono faccende da specialisti e politici e a noi poco resta da obiettare, ben di più possiamo per quel che riguarda la TV. Ad esempio, possiamo pretendere che il servizio televisivo pubblico ossia la RAI, pagato da tutti col canone, tenga conto di questo riflusso di ragazzi inserendo tra un programma superficiale e l’altro, qualcosa di educativo – istruttivo – formativo che non mostri la realtà come una finzione. Oppure che il linguaggio non sia verbalmente aggressivo, che non ci sia violenza fine a se stessa, che la logica prevalga sull’irrazionalità, che il buongusto superi la stupidità, che l’eccesso sia moderato dalla temperanza.

Anche perché i ragazzi sono sempre più spesso soli davanti alle immagini della TV, senza il filtro dell’esperienza dei genitori pronti ad aiutarli a distinguere il fantasioso dal reale, il vero dal falso, il lecito dall’illecito.

Il piccolo schermo non deve limitarsi ad offrire ai ragazzi una realtà già confezionata in modo sempliciotto, a proporne un’interpretazione fantastica ma deve anche formarli a fare da sé, istruendoli sul modo di affrontare le proprie responsabilità, di crescere e diventare protagonisti della propria vita e partecipi attivi e positivi di quella degli altri: farne degli uomini pienamente partecipi alla società.

Nell’attesa di una TV anche intelligente, attendiamo indicazioni, precisazioni e notizie positive dalla RAI e dalle private.

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