Chi segue con attenzione i media si sarà accorto come alcuni temi dal forte contenuto etico, eutanasia, accanimento terapeutico, testamento biologico, Dico e procreazione assistita stiano monopolizzando da mesi l’attenzione dell’opinione pubblica e del Parlamento. Argomenti quasi esplosivi per la tenuta di quest’ultimo, diviso quasi a metà, una, mettiamola così, più favorevole a questi temi, l’altra assolutamente ostile. La situazione appare addirittura pirandelliana al Senato dove bastano gli umori dell’uno o dell’altro, le ripicche, i contenziosi ideologici per mettere in crisi la maggioranza e mandare tutti a casa.
Nessuno infatti intende fare il classico passo indietro perché ne andrebbe di mezzo la sua credibilità presso gli elettori e, così, solo la minaccia di scioglimento delle camere con prematuro addio agli esagerati emolumenti mensili e alle arci – ultra – extra comodità autoconcessisi bipartisan dagli onorevoli, tiene in piedi la baracca: niente crisi ma nemmeno risposte alle questioni citate!
Compito del Parlamento, espressione della volontà generale, è però legiferare in modo da garantire le migliori condizioni ai cittadini: non farle significa espropriarli del proprio diritto ad avere leggi adeguate! Invece, governi e maggioranze di destra e sinistra stanno facendo proprio così, a turno, in maniera quasi pilatesca, a rinviare la patata ultra-bollente al “prossimo governo”.
Non sembrino queste le solite declamazioni generiche perché i temi etici citati si traducono, nella quotidianità, in vicende concrete estremamente angoscianti sia per le singole persone sia per la collettività: il desiderio di una persona di abbandonare una vita ormai insopportabile (casi Welby e Nuvoli), la possibilità per un padre di lasciar morire la figlia in coma da 14 anni (caso Englaro di Como), il diritto di ogni donna a diventare madre con la procreazione assistita (un caso recente qui ad Arco), le troppe famiglie in angoscia di fronte all’accanimento terapeutico verso un congiunto, il testamento biologico sul trattamento desiderato in caso di grave malattia inguaribile. Qui sotto una breve esposizione:
Nascere. A tre anni dalla legge 40 sulla Procreazione Assistita, decisamente restrittiva (vietate in Italia ovodonazione e diagnosi preimpianto dell’embrione), molte coppie italiane con problemi di fertilità hanno aggirato l’ostacolo spostandosi all’estero. Negli ultimi dodici mesi, ben 4.173 coppie si sono recate in Spagna, Olanda, Grecia, Gran Bretagna, ecc.. in cerca di gravidanza: prima della legge 40 erano state soltanto 1.066.
Eutanasia. Si distingue tra eutanasia attiva (attraverso la somministrazione da parte dei soggetti terzi di determinate sostanze) ed eutanasia passiva (attraverso la sospensione del trattamento medico). In Italia l’eutanasia è un reato ma in vari paesi europei (come Olanda, Belgio, Danimarca e in Germania per particolari casi) è permessa.
Accanimento terapeutico. Si tratta di procedure mediche “onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi”. In pratica significa procrastinare nel tempo la morte senza alcun beneficio per il paziente.
Testamento biologico. Prevede che il soggetto, capace di intendere e volere, possa indicare le opzioni terapeutiche possibili in caso si trovasse in stato di incoscienza, rifiutando ad esempio trattamenti estremi che si configurino come accanimento terapeutico. È esclusa l’eutanasia. Il testamento non è vincolante per il medico.
Dico ex Pacs. Probabilmente l’aspetto più lacerante a livello politico. Da un lato si vorrebbero riconosciute tutte le unioni di fatto, etero ed omosessuali (l’accusa è di voler distruggere la famiglia) e, dall’altro, chi non ne vuole semplicemente sentirne parlare (accusa di egoismo). Per farli passare si è perfino cambiato nome al progetto di legge, da pacs a dico, ma risultato è rimasto lo stesso.
Ognuno di questi temi troverebbe facile soluzione semplicemente rispettando le scelte dell’individuo sia questo una donna che esprime liberamente il suo desiderio “naturale” di partorire un figlio sano o di un malato che vuole la morte, l’approdo “naturale” della vita! Nessuno può scegliere per un’altra persona se questa è in grado di dichiarare la propria volontà: medico e scienza, legge e Parlamento devono fare un passo indietro tenendo conto del rispetto dei suoi “diritti naturali”. Si tratta di diritti di cui ognuno di noi è titolare per il solo fatto di esistere e di far parte di una comunità universale che qui si chiama Italia, là Messico e più in là Giappone!
Dunque il Parlamento: tocca a quest’ultimo definire, tramite leggi, i modi di garantirne il rispetto, mettere una donna in condizione di sapere se il proprio figlio nascerà già svantaggiato di fronte alla vita, di scegliere se farsi curare in caso di malattia grave, di riconoscere al compagno di una vita qualche diritto. Problemi che non si risolvono chiamando in campo ideologie, equilibri politici o difese di principi ma riconoscendo il diritto naturale dell’individuo a decidere da sé i contenuti della propria vita e la propria sorte.
Se un giorno i media non registreranno più vicende disperate come quella di Welby e del feto di Firenze perfettamente sano ma abortito vivo (quindi, non più un feto ma un bambino!) perché creduto malformato significherà che questi diritti avranno piena cittadinanza nella coscienza collettiva.
Nel frattempo, evitiamoci, per favore, l’ipocrisia delle capriole verbali con le quali si è assolto il medico benevolo che ha staccato la spina a Welby sostenendo che lui non lo ha aiutato “a morire” ma “nel morire”… Più rispetto per il Popolo (noi)!