Sono Emiliano Malagoli, ho 40 anni e il 30 luglio 2011 ho avuto un incidente terribile in strada che mi ha portato l’amputazione della gamba destra e 13 interventi per salvare la sinistra. Da quella sera mi sono posto un obiettivo apparentemente impossibile, tornare a correre in pista in un trofeo, come facevo prima; anche se ero diventato disabile, dovevo riuscirci, per me stesso ma principalmente per le mie figlie che non dovevano veder cambiato il loro padre, forse un po’ nel fisico, ma nella testa assolutamente no. Dopo 7 mesi di ospedale, grazie ad una protesi speciale che ho studiato con i miei ortopedici, sono voluto rientrare al Mugello per capire se dentro di me era cambiato qualcosa: nulla. Lo stesso sguardo, rivolto all’uscita della curva; la stessa determinazione ad allungare la frenata; insomma, ero sempre io, avevo reso alle mie figlie il padre che avevano e a me stesso la persona che era distesa sull’asfalto qualche mese prima.
Dopo qualche test, a soli 400 giorni dalla mia nuova vita, perché io quella sera sono nato per la 2° volta, sono riuscito a tornare a fare una gara nel Trofeo Bridgestone, sulla mia Suzuki 600: chiusi all’ultimo posto, ma per me è stata come una vittoria mondiale, ho percorso il mio ultimo giro piangendo nel casco come un bambino. Subito dopo mi sono impegnato per coinvolgere più ragazzi possibili, nelle mie stesse condizioni, che non avevano perso la speranza di tornare a guidare una moto: nel 2013 ho creato insieme alla mia compagna Chiara Valentini (ex pilota ufficiale Ducati, Campionessa Europea 2006) una Onlus ( la Di.Di. Diversamente Disabili) per dare la possibilità a chi voleva di riprovare a guidare le nostre moto adattate ad ogni disabilità. Ad oggi la nostra Onlus tra corsi di guida, patenti A Speciali e racing ha riportato in sella circa 150 ragazzi disabili che avevano perso la speranza di poter continuare ad inseguire i propri sogni. E quest’anno sono anche pilota ufficiale dell’Althea BMW Racing Team, un team ai vertici del mondiale Superbike, che mi ha fornito una bellissima BMW S1000RR per correre nel campionato Di.Di. e nel “TNT CUP”, un campionato che si svolge nelle principali piste europee. Un disabile, che può, e riesce a guidare una vera moto da corsa, una moto che metterebbe in crisi qualsiasi normodotato. Incredibile. Mi sento un pilota vero, come i miei idoli. Non solo la mia disabilità è sparita, ma mi sento fortunatissimo, un eletto a cui hanno regalato un sogno. Sono contento, felice, non solo per la mia personale esperienza, ma perché penso che, nel mio piccolo, posso essere un punto di riferimento per tanti ragazzi disabili: con impegno, forza e coraggio, ognuno di noi può raggiungere risultati impensabili, ritornare a sentirsi normali e anzi…talvolta qualcosa in più! La disabilità deve trasformarsi in opportunità: opportunità di tirare fuori le palle quando serve, opportunità di dimostrare a se stessi che con tenacia possiamo raggiungere i nostri sogni, i nostri obiettivi, opportunità per spostare più avanti i nostri limiti. Guardiamo quanti disabili fantastici ci sono al mondo che raggiungono grandi traguardi, servirà da stimolo sia per chi è nelle stesse condizioni, sia (soprattutto) per i normodotati.