Reazioni avverse ai farmaci, insufficienza cardiaca, diabete, diagnosi di tumori, grazie agli avanzamenti nell’intelligenza artificiale sono sempre di più i settori medici in cui i “big” della tecnologia stanno scommettendo.
DeepMind Health, di Google, è in grado di processare milioni di informazioni in pochi minuti, velocizzando i protocolli sanitari come la diagnostica e l’archiviazione delle cartelle cliniche. Inoltre, i ricercatori di DeepMind stanno studiando soluzioni per dei modelli che possano emulare la capacità di prevedere le conseguenze di un’azione prima di metterla in pratica. Per questo progetto i ricercatori usano anche tecnologie innovative per il controllo dei parametri dei pazienti, come le “Lenti a contatto intelligenti” che possono misurare il livello di zucchero presente nel sangue.
L’intelligenza artificiale può anche essere sfruttata per prevedere eventuali effetti indesiderati di un farmaco. Ciò è oggetto di uno studio della Stanford University, in cui viene usato un algoritmo per formulare ipotesi sulla “tossicità potenziale” e sull’instabilità delle molecole, così da accelerare notevolmente i tempi di sintetizzazione dei farmaci.
Cercare di trarre il massimo vantaggio dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale non deve però farci dimenticare che l’uomo non può essere sostituito. Un computer è di enorme aiuto nell’analisi di una quantità di dati troppo grande per il cervello umano, ma è sempre quest’ultimo a dargli un senso.
Sta ai singoli esseri umani scegliere come usare l’intelligenza artificiale, considerando sia il fattore scientifico sia quello morale, senza dimenticare l’etica del rapporto con il paziente.