Tra indulti e indultini… nulla cambia

Data: 01/02/03

Rivista: febbraio 2003

Avrete certamente seguito in questi ultimi tempi il dibattito ad alto livello politico ma anche di opinione pubblica sulla necessità di concedere un indulto (qualcuno si accontenterebbe di un indultino…). Si dibatte specialmente ora, metà gennaio, che la legge è stata presentata alla Camera con accuse di lassismo da una parte e di concezione esclusivamente repressiva della pena dall’altra. Di fatto, le nostre carceri sono, a quanto si sente dire, quasi le peggiori d’Europa (ci salva la Grecia): sovraffollamento (57 mila detenuti a fronte di 45 mila “posti” disponibili), spazi ridotti (4 rinchiusi in celle previste per due), carenze igieniche e personale di custodia scarso caratterizzano da sempre il nostro sistema carcerario nonostante alcuni istituti di pena vengano sbandierati dal governo di turno che li ha costruiti, come dei modelli, quasi degli alberghi (a proposito… quello di Trento che fine ha fatto?).

Sappiamo che i detenuti sono in buona parte in attesa di giudizio, che la metà non è italiana, che non pochi sono sieropositivi (circa il 10% per un totale oscillante tra 5 – 7 mila casi) o hanno altre malattie, che la disperazione tra loro è altissima (suicidi ed autolesioni) e che la situazione generale è a dir poco esplosiva. Sappiamo d’altra parte che ben l’81 per cento dei delitti ed addirittura il 96 per cento dei furti in appartamento e d’auto rimane senza un colpevole. Questa circostanza allarma moltissimo l’opinione pubblica (cosa di cui i partiti tengono esclusivamente conto… sapete come è la democrazie: ogni tanto si vota!!) che vede quei pochi malviventi catturati, processati e condannati, rimessi ben presto in libertà per mille motivi, libertà anticipata, permessi, decorrenza dei termini, sconti di pena… non ci manca che l’indulto adesso…

Non vogliamo entrare nella polemica politica sull’opportunità o meno di concederlo, se esso debba essere rieducativo secondo i principi della nostra Costituzione oppure sia propedeutico a nuovi comportamenti delittuosi.

Una proposta in grado di accontentare tutti sembra quella (tra l’altro firmata da un deputato trentino) che tenta di conciliare l’opportunità di un atto di clemenza, come auspicato dal Papa durante la sua visita di dicembre al Parlamento italiano, con la necessità di garantire la sicurezza e di promuovere una solidarietà non occasionale verso i detenuti.

Pro.di.gio non intende suggerire niente a nessuno. Ci permettiamo solo di ricordare che la salvaguardia della dignità anche di un solo uomo sia esso un Barabba o un buon samaritano, merita una riflessione… È quanto ci propone qui sotto Vincenzo Andraous, ergastolano e tutor presso la Casa del Giovane di Pavia.

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