Che le cose siano cosi, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando c’è da rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare. Giovanni Falcone
L’Università di Bolzano ha ospitato lo scorso 13 ottobre il Convegno Inclusive Student Mobility per confrontarsi tra Università europee sulle opportunità di studio all’estero per gli studenti con disabilità.
L’Università degli Studi di Trento mi chiesto di esporre la mia testimonianza di studentessa disabile in Erasmus.
Sono andata in Erasmus nel 2010 a Tilburg in Olanda. Per me questa è stata un’esperienza molto significativa per la mia crescita personale e formativa. Si pensa che una esperienza all’estero sia del tutto positiva: nuovi amici, nuovi ambienti ma in realtà tutto questo ha un livello di stress molto alto. Non si può sapere cosa accadrà ma state certi che le sorprese sono tantissime, l’importante è accogliere a braccia aperte le opportunità e le sfide che si presentano.
L’idea di andare in Erasmus mi è venuta quando alcuni amici sono partiti. Mi sono chiesta “perché non provare a fare domanda pure io?” Mi sono attivata subito e con l’aiuto dell’Opera Universitaria – Servizio agli studenti con disabilità o bisogni speciali e dell’Ufficio Supporto Programmi Europei e Mobilità Internazionale dell’Università degli Studi di Trento ho presentato la mia domanda in base alla lingua e alla destinazione. È fondamentale per una persona disabile comprendere che la destinazione prescelta deve rispondere sia alle esigenze di studio sia ai propri bisogni speciali. Per questo motivo ho fatto una ricerca approfondita navigando nei siti delle università che mi interessavano e soprattutto valutando i servizi che offrivano alle persone con disabilità.
Avevo scelto come prima destinazione Tilburg e alla risposta di accettazione sono praticamente svenuta perché non mi sarei mai immaginata di aver la “fortuna” di vincere la borsa. Nessuno pensava veramente che potevo farcela e neppure io, ma mi sono detta “io ci provo male che vada torno a casa”. Mi sentivo troppo insicura e perciò in accordo con UNITN alcuni mesi prima di partire sono andata a Tilburg per un viaggio esplorativo e per incontrare i referenti dell’Università. Con entusiasmo ho potuto così verificare che c’erano tutti i presupposti per intraprendere il percorso di studio all’estero.
Pronta per partire ho preparato una per i medicinali e una gigante con tutti i miei trucchi, borse e vestiti perché anche se disabile sono pur sempre una donna!
All’arrivo a Tilburg mi aspettavano i ragazzi di ESN (Erasmus Student Network) che mi hanno accompagnato in pullman all’università mente i miei genitori ci seguivano in taxi. Già da questo piccolo gesto avevo capito che sarei diventata più indipendente.
Al campus mi aspettava il mio super scooter per persone disabili che avevo affittato per girare il campus. Alla prima prova sono andata contro il muro ma poi ho preso confidenza e ho potuto girare il campus con tutta tranquillità. A dire il vero alcune volte “volavo a lezione” con la mia motorella blu. Il vento in faccia, la pioggia mi facevano sentire ancora più viva. C’è chi sogna una Vespa e chi uno scooter così.
Ho affrontato tante avventure che mi hanno fatto sentire “diversamente disabile”. La prima avventura è stata il welcome in fattoria. Da sola mi sono preparata la valigia seguendo scrupolosamente i consigli forniti da ESN: dotarsi di felpe e coperte per il freddo. Sono salita già stanca per i preparativi sul bus con tanti giovani che non conoscevo verso una vera fattoria con animali. Dormivamo tutti in uno stanzone con le porte aperte e solo allora capi i consigli dei tutor. Il freddo mi ha permesso di fare amici, perché ero l’unica dotata di coperte. Curiosamente non ero io in svantaggio. Questa volta erano gli altri in difficoltà.
ESN organizzava tantissimi eventi, serate, viaggi per intrattenere noi studenti. Ricordo la prima serata in discoteca. Mi sono messa in gioco e senza amici e con la paura di non farcela sono andata. Ho ballato come tutti o quasi, ho bevuto come tutti e mi sono divertita. Gli studenti hanno capito che anche se avevo difficoltà ero pur sempre anche io una ragazza giovane. Ho iniziato così a fare amicizie, a chiacchierare con tutti e a sentirmi meno etichettata come disabile. Quando si ha una disabilità è normale che le persone non sanno bene come approcciarsi e quando si parlano lingue diverse si aggiunge un’ulteriore barriera. Sono stata io a dover far emergere la mia personalità e non la mia disabilità e orientare le persone nel capire le mie necessità. È stato molto frustrante all’inizio ma ne è valsa la pena. Ci sono stati anche dei momenti problematici dovuti al dolore, alla nostalgia, allo stress per gli esami. Nonostante i momenti di sconforto bisogna riprendere le forze e andare oltre il proprio limite come per esempio andare a pattinare con l’aiuto di 4 bodyguard anche se cammini con un carrellino, partecipare alla lotta di palle di neve fra ITALIA vs SPAGNA con l’ausilio dello scooter non potendo correre. Queste esperienze mi hanno fatto capire che si può davvero fare tutto se c’è la volontà e complicità fra la persone. Un grazie a UNITN, a ESN e agli amici europei.