Gli alberi parlano. Basta saperli vedere e mettersi ad ascoltare.
Anche a me è capitato. Così, girellando per Trento, mi sono imbattuta in tre alberi, tre tipi davvero singolari con molte cose da dire.
La cameraria è un lepidottero appartenente alla famiglia Gracillaridi. È una piccola farfalla la cui larva viene detta minatrice poiché si nutre del tessuto presente tra le due epidermidi della foglia, creando una galleria – detta mina – di forma caratteristica. La specie è stata rinvenuta per la prima volta in Macedonia nel 1985 (Simova-Tosic & Filev 1985), e descritta come nuova specie da Deschka & Dimic nel 1986, sempre in Macedonia. A causa del basso numero di predatori naturali gli studiosi concordano sul fatto che la cameraria sia stata introdotta in Macedonia a partire dal suo areale di origine, forse il nord America o l’Asia.
L’ippocastano deperisce progressivamente, in particolare se la pianta soffre anche di altre patologie, come il bruciore non parassitario dovuto all’azione di sale, metalli, inquinamento dell’aria. Difficilmente l’insetto porta la pianta a morte, cosa che è però segnalata in caso di attacchi massicci e reiterati. Dove la cameraria è presente in elevata densità, le foglie possono risultare completamente coperte dalle mine della seconda generazione (foto a fianco). Si può così avere una perdita della chioma del 100% in agosto: le foglie imbruniscono, seccano e quindi cadono.
I trattamenti insetticidi risultano onerosi (in bibliografia si parla di 5-30 euro/albero), di efficacia limitata nonché rischiosi data la collocazione urbana delle piante. Per quest’ultimo motivo si stanno effettuando prove di endoterapia tramite iniezione al tronco, in pressione o per assorbimento naturale. I vantaggi dell’endoterapia sono: 1) minor inquinamento ambientale; 2) maggiore efficacia fitoiatrica, per cui a volte è possibile trattare ad anni alterni.
Si ipotizza che nel futuro l’unico sistema di controllo economicamente e tecnicamente possibile sarà di tipo biologico. A tale scopo è però necessario identificare l’areale d’origine della cameraria.
(Fonte: http://et2.unipv.it/omp/cameraria/principale.htm)