Negli ultimi decenni la situazione “barriere architettoniche” è migliorata più o meno dappertutto, e la nostra regione, tra quelle italiane, è una delle più brillanti per i servizi di accessibilità ai disabili. Non è solo una mania di perfezionismo quella che ci spinge ancora a chiedere di più, bensì la presenza di concreti ostacoli che, seppure in minor numero rispetto a una volta, continuano a ledere allo stesso modo la dignità del disabile. Parliamo del centro città: come si può immaginare basta anche un solo caso di inacessibilità agli esercizi commerciali, soprattutto se essa è estesa a livelli relazionali (in presenza cioè non solo di un gradino ma di una cattiva capacità di relazione con persone disabili), per scoraggiare un avventore diversamente abile e farlo sentire a dir poco inadeguato. In realtà è la stessa inacessibilità ad essere decisamente “fuori luogo” in una città civile e non deve venire superata in termini meramente fisici, ma soprattutto mentali. Di questo, d’altronde, si è già parlato molte volte. Tutto ciò che è “fisicamente tangibile”, come gradini, rampe, porte ed edifici, è materia di legge e ne parleremo più o meno approfonditamente nella seguente intervista con l’assessore per lo Sviluppo Economico Andrea Robol. Più difficile è l’altro aspetto, quello “etico-relazionale”, andando esso a coincidere con la tanto preziosa quanto intangibile sfera del buon senso. Se pretenderlo codificato in norme comportamentali ben definite è un’utopia, assai più concreta potrebbe essere la proposta di verificare questo buon senso empiricamente, osservando cioè il comportamento (ad esempio) dei commercianti e intervenendo, dove esso è giudicato quantomeno ambiguo, non con “spedizioni punitive” ma con buoni consigli pratici e raccomandazioni. Rimproveri e segnalazioni sono utili, e per funzionare necessitano di una certa autorità (ci vorrebbe dunque una sorta di ispettorato pubblico ufficiale), ma sembra assurdo e compromettente parlare di sanzioni all’interno di una materia tanto relativa e delicata. In questo modo forse si potrebbe contribuire a migliorare la situazione senza spiacevoli malintesi ed effetti collaterali. Vediamo, qui con il nostro assessore, in continuità con altre iniziative già avanzate dalla nostra associazione e non solo, di far emergere qualcos’altro di buono e costruttivo facendo con ciò un’ulteriore panoramica sulla situazione “accessibilità” a Trento.
- Assessore Robol, È davvero e sempre obbligatorio che un esercizio commerciale sia accessibile alle persone disabili? Esistono delle leggi a riguardo?
- Le norme più importanti riguardanti l’abbattimento delle barriere architettoniche sono: DPR 384/1978, legge provinciale 1/1991, legge dello Stato 13/1989, il DM 236/1989 e legge quadro 104/1992.
- La normativa detta prescrizioni per gli edifici pubblici e privati aperti al pubblico e anche per la progettazione dell’edilizia residenziale.
In particolare per gli esercizi commerciali (edifici privati aperti al pubblico) se nuovi o completamente ristrutturati devono senz’altro avere tutte le caratteristiche per garantire l’accessibilità anche alle persone con difficoltà motoria. Diverso è se sono esercizi esistenti, dove è previsto che se vengono eseguiti lavori questi debbano riguardare anche lo sbarrieramento. - Quale ritiene che sia il livello di sbarrieramento del Centro città?
- Ci sono molti edifici sbarrierati ma ancora molti con barriere.
- Chi si occupa specificatamente di queste questioni all’interno della pubblica amministrazione?
- All’interno dell’amministrazione comunale di Trento la tematica è trattata dal Servizio Sportello Imprese e Cittadini per quanto riguarda l’aspetto costruttivo, autorizzatorio ed edilizio.
- È al corrente che alcuni esercizi commerciali del centro città presentano ancora “barriere”? Ritiene che alcuni di questi le posseggano per negligenza o indifferenza? O addirittura menefreghismo?
- Sicuramente una maggior sensibilità culturale dovrebbe indurre ad intervenire per l’eliminazione delle barriere.
- Avete delle idee o un programma per eliminarle definitivamente?
- Gli edifici comunali sono tutti sbarrierati e garantiscono l’accessibilità e un notevole intervento è stato fatto anche per alcune linee del servizio di trasporto pubblico urbano.
- Pensa che delle eventuali sanzioni siano sufficienti o ritiene che possano essere talvolta considerate irrisorie o comunque preferibili ai costi di una “messa a norma” dell’edificio?
- Le sanzioni, unitamente al blocco di eventuali benefici di investimento potrebbero costituire un elemento di induzione allo sbarrieramento, ma credo che occorra agire per diffondere maggiore sensibilità sul tema.
- Alcuni hanno denunciato il fatto che all’insegna della “tutela delle belle Arti” lo Stato italiano, interessato alla conservazione dei palazzi in cui si trovano alcuni esercizi commerciali, impedisce la rimozione delle “barriere architettoniche”, nonostante il Comune di Trento obblighi a rimuoverle. Come ci si comporta in questi casi?
- Non conosco i casi di cui si parla né se vi siano casi simili a Trento. Ricordo solo che la normativa dice che la Sovrintendenza dovrebbe comunque ricercare soluzioni alternative per raggiungere lo scopo dello sbarrieramento.
- Se, in conseguenza di ciò, un commerciante paga (supponiamo) un falegname per costruirsi una pedana apposita, ha diritto ad essere rimborsato?
- Credo che il commerciante dovrebbe fare di tutto per garantire l’accesso al proprio negozio senza problemi di rimborso.
- Se un esercizio si trova in un palazzo vecchio ma non di interesse storico (e quindi non tutelato), il proprietario non compie alcuna ristrutturazione e l’accesso è barrierato: nessun obbligo legale grava sul proprietariotitolare? Nemmeno quello di mettere una pedana mobile?
- Credo che dobbiamo ritornare alla sensibilità sul tema dell’accessibilità e in secondo luogo eventualmente fissare con legge provinciale un termine entro il quale adeguarsi, eventualmente assistiti da un contributo pubblico. La pedana mobile è comunque un rimedio che può risolvere momentaneamente il problema che però dovrebbe essere affrontato in maniera definitiva.
- Ritiene che potrebbe essere concretamente realizzabile un’iniziativa volta a distinguere (magari tramite degli adesivi, di una sorta di ispettore o altro) gli esercizi più “accessibili” sulla base di alcuni fattori quali “presenza o meno di barriere”, “gentilezza e disponibilità”, “soluzioni alternative più o meno comode”, ecc…?
- È stata realizzata da parte di Handicrea una guida di tutti i locali pubblici o privati aperti al pubblico e la rispettiva situazione di sbarrieramento, diffusa anche sul sito del Comune di Trento (in Casa-città). La guida, divisa per settori (viaggiare, mangiare e bere, salute e servizi, tempo libero, sport e cultura, casa e arredi, commercio e artigianato) è un lavoro importante che fotografa la realtà della città sul problema dell’usufruibilità dei suoi servizi da parte delle persone con difficoltà motorie. L’ipotesi di indicare gli esercizi senza barriere con adesivi o altro è sicuramente un elemento di conoscenza e riconoscibilità che può essere utile, come peraltro avviene nelle guide alberghiere dove sono apposti appositi simboli.
Inesprimibile, con poche parole, è la disponibilità e l’interessamento concreto dimostrato dall’assessore Robol, che ringraziamo per il tempo concessoci, e da molti altri protagonisti dell’amministrazione comunale di Trento che, pur con tutti i suoi oggettivi limiti, si è sempre dimostrata all’avanguardia (nel panorama nazionale) per la gestione di simili questioni.