Con gli amici o in famiglia, ad una cena oppure a ballare tutta la notte. Sono queste le risposte più ricorrenti ad una delle domande più gettonate durante le Feste natalizie: “Cosa farai a Capodanno?”.
Ma ci sono alcune persone che approfittano della ricorrenza per mettersi al servizio del prossimo e stare vicino a chi non ha nessuno.
Abbiamo deciso di raccontarvi l’esperienza di una ragazza che ha aderito alla quinta edizione di Capodanno Insieme, organizzata da Caritas diocesana di Trento insieme alla Pastorale Giovanile, alla Pastorale Universitaria e alla Fondazione Comunità Solidale per condividere la festività con persone emarginate che altrimenti sarebbero da sole.
Ciao Maria, come sei venuta a conoscenza di questa iniziativa?
Maria: “Frequento sociologia, e davanti alla porta c’è un tavolino con tutte le iniziative e le proposte che le varie associazioni vogliono far conoscere agli studenti, era inizio dicembre, stavo pensando a Capodanno, mi capitò sott’occhio un volantino che diceva: “Capodanno capovolto. Dai all’ultimo un nuovo volto!”. All’inizio non sapevo bene di cosa si trattasse, ma la cosa mi ispirava così tanto che cercai di capire meglio cosa fosse, scrissi una mail per iscrivermi e attesi con emozione l’ultimo dell’anno, quasi contando i giorni che mancavano. Quando mi iscrissi era perché pensavo di fare qualcosa di diverso dal solito, solito cenone con amici o parenti e poi brindare l’ultimo dell’anno bevendo. Volevo una nuova esperienzae questa mi sembrava quella ideale”.
Quali erano le tue aspettative prima dell’esperienza?
M.: ”Prima di andare non avevo delle aspettative particolari, l’unica cosa che volevo era poter essere una forza per qualcuno, dare speranza a delle persone che pensavo l’avessero persa, dare gioia l’ultimo dell’anno a queste persone e per un giorno nell’anno lasciare daparte i pregiudizi degli altri su di loro”.
Che cosa ti ha lasciato questa giornata?
Descrivere tutto quello che mi ha lasciato l’esperienza non è per niente facile, perché sono tante emozioni messe assieme, non avrei mai immaginato che alla fine sarebbero stati i clochard a darmi speranza e forza, e non avrei mai soprattutto pensato che loro senza lavoro, senza casa, con pochi vestiti potessero sorridere comunque così tanto alla vita e avere tanti sogni in un futuro migliore. Tante volte noi persone a cui non ci manca niente ci lamentiamo, ma non pensiamo alla fortuna che abbiamo a poter tornare a casa ogni giorno e a non vivere sotto una panchina, ho capito quanto la sofferenza può essere lasciata da parte cercando di trovare in tutte le piccole cose qualcosa di positivo, perché è quello che ho visto sui loro volti.
Rifaresti questa esperienza o la consiglieresti ad altri?
Sicuramente questa esperienza la consiglio ad altre persone perché all’inizio forse non sai bene che cosa ti puoi aspettare, ma è arricchente, tutto questo mi ha lasciato qualcosa nel cuore e mi ha insegnato tanto. Se lo rifarei? Sì, anche in un giorno qualunque e non solo a capodanno.