Annalisa, noi siamo amiche da anni, presentati ai lettori.
Sono una ragazza trentina, studio Psicologia presso l’Università di Scienze Cognitive di Rovereto. Amo la musica, fare shopping e aperitivo con gli amici. Fin qui, tutto normale…
Un giorno, ridendo, mi hai detto: “Ho scritto un libro”
Sì, non avrei mai pensato di riuscirci, invece eccolo qui, tra le mie mani! Che traguardo! La scrittura non è il mio forte, ma reputo il libro un valido strumento comunicativo. Quindi ho deciso di utilizzarlo per trasmettere un messaggio che mi sta molto a cuore.
Il messaggio è arrivato ad Ail Trento Odv, che ha poi finanziato la pubblicazione del libro.
L’Associazione Italiana contro le Leucemie – Linfomi e Mieloma, che ringrazio caldamente, ha accolto il mio contributo scritto e contattato Nella Valentini per creare dei disegni da unire alle mie parole. La realizzazione del libro è avvenuta sotto la guida professionale della psicoterapeuta dott.ssa Silvana Selmi. Il libro, finito di stampare da Publistampa Arti Grafiche nel mese di Ottobre 2019, si può trovare gratuitamente presso l’Associazione.
Il tuo libro racconta di te, ma soprattutto parla ad alcune persone specifiche…
Sì, il libro racconta del mio vissuto di bambina ospedalizzata, ma anche di tutti quei bambini che si sono trovati ad affrontare situazioni di malattia più grandi di loro. Il libro parla a quei “Ragazzi forti” come me, ai loro genitori e alle persone care. Vuole essere un aiuto, da tenere sul comodino per sentirsi un po’ meno soli, un po’ meno diversi; ma anche un mezzo per incoraggiare il personale sanitario ad instaurare un rapporto quanto più possibile sincero ed umano col bambino in cura. Inoltre, mira a sensibilizzare riguardo queste esperienze traumatiche, nella speranza che le persone imparino a mostrare meno chiusura e più empatia.
La copertina è d’impatto, illustracela tu!
Vero, ho voluto che fosse così. Il titolo “…Never back down. Arrendersi, mai!” è il mio motto, mi ha sempre accompagnato nei momenti difficili e tutt’ora lo fa. L’immagine, invece, prende una passione che ho da sempre e la mette a servizio del libro come metafora della vita. Sto parlando della F1 e MotoGp, il mondo dei motori!
“Sembra di vedere la Ferrari sul circuito!”, dice la tua voce infantile riportata in un aneddoto. A cosa ti riferivi?
All’aghetto usato per fare le analisi ai bambini: nella spirale vedevo il circuito e il mio sangue era la Ferrari. Il circuito, la siringa, il colore rosso, il semaforo verde… sono alcuni degli elementi che contraddistinguono il mio libro e lo rendono significativo a livello psicologico.
Svelaci allora questo messaggio…
Porto l’attenzione sull’importanza della comunicazione verso il paziente bambino. “Il bambino deve sentirsi incluso nella relazione comunicativa tra adulti (genitori, medici, staff infermieristico)”, scrivo in uno dei tanti box dove esprimo le mie emozioni ed esigenze di bambina. A parer mio i bambini ospedalizzati hanno il diritto di sapere cosa sta succedendo; ovviamente occorre informarli utilizzando i corretti canali e un linguaggio appropriato, e per fare ciò il personale sanitario va adeguatamente formato.
Se pensi al tuo libro, ora a disposizione di tutti presso Ail, dove lo immagini?
La mia intenzione è portare le copie del mio libro nei reparti pediatrici e di onco-ematologia pediatrica di tutta Italia, bisogna però vedere come attuare il tutto.
Finalmente puoi salutare con amore la bambina che sei stata. Qual è il tuo prossimo obiettivo?
Mi piacerebbe laurearmi in Psicologia, e poi in Psicologia Clinica. Per lavorare in ambito pediatrico ed aiutare il paziente bambino nel percorso oncologico attraverso le abilità e conoscenze che ho sviluppato finora.
Complimenti e in bocca al lupo per i tuoi sogni, amica mia…