Antonio Guidi, nato a Roma nel 1945, è spastico dalla nascita causa un parto difficile evitabile con un taglio cesareo se il bisnonno medico non si fosse opposto a tale intervento per la sua ligia osservanza della parola della Bibbia. Oggi, quel bambino ha tre figli, è parlamentare della Repubblica, neuropsichiatra, autore di testi di divulgazione e lavora nella sanità pubblica occupandosi di riabilitazione di disabili.
Recentemente ha messo la sua storia in un libro avente per titolo: “Usa ciò che sei …se vuoi ce la puoi fare con la forza che è in te”. Lo si legge quasi come un romanzo.
Antonio nasce dunque asfittico a causa del cordone ombelicale che gli si era attorcigliato attorno al collo durante il parto. Da bambino non vive la sua condizione in modo particolarmente traumatico: il fatto di appartenere ad una famiglia agiata gli permette di crescere in un ambiente in grado di soddisfare i suoi bisogni materiali e di accettare il suo handicap con serenità. Ciò rappresentava allora un vero privilegio: il lettore non dimentichi che siamo a cavallo tra anni quaranta e cinquanta, anni in cui il disabile è visto come un individuo totalmente diverso, da compatire e come un peso per la famiglia e la società.
Più avanti, al tempo della scuola, nel vedere i suoi cuginetti equipaggiati con zaino e quaderni, inizia a sentire il peso della sua diversità essendo a lui negata l’esperienza scolastica.
Dentro di sé Antonio soffre ma non può far nulla finché, divenuto adolescente, trova la determinazione per incominciare una battaglia, prima personale con gli amici al bar e in discoteca e poi pubblica affinché al peso del handicap non si aggiunga quello della discriminazione.
Si persuade che solo entrando in politica e incrementando l’informazione relativa all’handicap si può iniziare a superarlo. Queste convinzioni lo portano ad intraprendere una brillante carriera politico-sociale, prima come sindacalista, poi nel ’94 come ministro per le politiche sociali. In tale veste affronta con determinazione la dura realtà degli istituti per disabili e lo stato di solitudine ed emarginazione in cui versavano gli ospiti ottenendo nei pochi mesi di incarico ministeriale, buoni risultati.
Non intendo qui anticiparvi o farvi il riassunto di questo libro che, già nel titolo “Usa ciò che sei se vuoi ce la puoi fare con la forza che è in te”, rappresenta un “guanto di sfida” per tutti a non arrendersi mai di fronte alle difficoltà della vita, e a credere fortemente nei propri pregi e nelle proprie possibilità.
Nelle sue pagine è affrontato con grande serenità il tema dell’integrazione nella società dei portatori di handicap.
L’autore ci invita a non vivere lo svantaggio in maniera negativa, come deficit e ci indica come si possa anche in sua presenza condurre una vita “normale” in perfetto equilibrio con noi stessi, pur ben consapevoli dei nostri limiti.
L’esperienza raccontata da Guidi aiuta chi soffre di uno svantaggio a comprendere che anch’egli ha, nei bisogni base, nei rapporti di amicizie, nelle relazioni sociali e nelle affettività, le stesse esigenze di qualsiasi altra persona. Questo permette ancora di più di demolire la figura del disabile quale persona diversa dalle altre, da escludere da contesti che non siano quello familiare e sociale in cui vive.
Questo libro aiuta ogni individuo ad affrontare con grande determinazione le difficoltà con cui inevitabilmente si scontra di giorno in giorno, avendo consapevolezza che, con la forza di volontà, potrà superarle.
Vi invito a lasciarvi condurre all’interno di questa affascinante biografia in cui verrete pervasi non da una semplice speranza, ma da un’assoluta certezza!
La storia è esposta con uno stile semplice, quasi colloquiale in modo da renderla comprensibile e fruibile a tutti, indipendentemente dall’età e livello di istruzione.
Le parole sono sempre spontanee, mai espressione di un tono perentorio o altisonante e la narrazione è paragonabile a quella di un film e della sua colonna sonora dove ogni battuta, ogni espressione è accompagnata da una canzone, da una poesia o comunque da una certa musicalità-liricità di fondo. Il libro insomma è stato pensato per mettere “a suo agio” il lettore e renderlo partecipe di tutte le emozioni, le vicende e le esperienze belle e brutte vissute dal protagonista.
Leggendolo l’ho sentito particolarmente mio perché, essendo io stesso disabile, mi sono confrontato con l’autore ricevendone in cambio un incoraggiamento ed una potente carica per affrontare le piccole imprese del vivere quotidiano.
Non è mia intenzione svelare troppo il contenuto, ma suggerisco di fare particolare attenzione ad alcuni capitoli, in particolare a quelli riguardanti il rapporto con la scuola e con i genitori, la scoperta della sessualità che viene vissuta come da qualsiasi altro uomo, il legame con sua moglie e soprattutto il rapporto con i tre figli e con il suo handicap. È interessante notare come un diverso approccio “faccia la differenza”!
Sperando che la lettura di questo libro vi dia le stesse emozioni e vi sia utile come lo è stato a me, vi auguro buona lettura.