La città di Valdagno è nota per la sua importante industria tessile sorta ai primi dell’ottocento grazie all’accentramento operato dalla costruzione degli stabilimenti Marzotto che portò ad una forte urbanizzazione della zona.
La cittadina si trova nella Valle dell’Agno che, oltre alla ricchezza derivata dal bacino idrografico, ha restituito a Valdagno una delle raccolte paleontologiche più preziose del Veneto con pezzi rari e di notevole rilevanza scientifica. L’Amministrazione comunale ha voluto valorizzarla istituendo a Palazzo Festari il Museo Paleontologico “Dott. Domenico Dal Lago”, dal nome del donatore che, tra fine 800 e primi del 900, conciliava la professione di medico condotto con la passione per la geologia e le sue ricerche erano apprezzate da studiosi italiani ed europei.
Nel Museo si trova un pannello geologico stratigrafico della vallata, già nota nella metà del XVIII secolo al naturalista Giovanni Arduino che ha affermato a livello mondiale il principio della stratificazione. Interessanti sono le foto storiche del dott. Dal Lago e della guida montanistica Giovanni Meneguzzo vissuto a metà del 1800. Importanti anche le illustrazioni delle famiglie fossili per comprendere le 24 vetrine che raccolgono i fossili (ben il 95% dei pezzi esposti proviene dalla valle dell’Agno) testimonianti le ere geologiche e i siti della Valle, dal Permiano al Miocene.
Si può, da soli o accompagnati dal signor Dario Savi, presidente del Museo, osservare i ritrovamenti di rocce sedimentarie, vulcaniche, di arenarie ed impronte di rettili ritrovate nei livelli dolomitici del Recoarese. Grazie a fossili ed illustrazioni si comprendono i cambiamenti climatici subiti dal territorio tra Veneto e basso Trentino prima della comparsa dell’uomo. I Calcari Grigi si presentano come un deposito stratigrafico costituito da calcari impregnati di sostanze argillose o materiale organico e contengono molti fossili che testimoniano il mutare delle condizioni ambientali. Coralli, foglie fossili, gasteporoidi, pesci e addirittura un dente di squalo del miocene, insieme ad altre curiosità del Museo, alle belle colline della zona ed alla vicinanza ad altre città venete possono essere buoni motivi per far qualche chilometro fino a Valdagno.
La dott.ssa Bernardetta Pallazzi, laureata in scienze naturali e collaboratrice del Museo è l’ideatrice, insieme alla dott.ssa Valentina Mietto, di un percorso per persone cieche. Alle pareti della lunga sala, che al centro ospita le vetrine con le raccolte fossili, si trovano appesi 30 quadretti contenenti fossili che possono essere toccati e con didascalie anche in braille. Il Museo è dotato di una stampante che permette di creare guide al Museo anche con immagini in rilievo. Nelle vetrine sono state collocate note di spiegazione seguendo particolari accorgimenti per le persone ipovedenti (dimensione dei caratteri, colore del cartoncino, illuminazione stessa della vetrina).
Per le persone con disabilità fisica vi è l’ascensore e la pedana; purtroppo il brolo (giardinetto esterno) dove vi sono delle “piante fossili” e qualche altro ritrovamento della zona non è accessibile, ma i responsabili si sono attivati per ottenere dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali la concessione per mettere una pedana mobile.
La dott.ssa Pallazzi è sempre disponibile a guidare nella visita e a seguire le scolaresche nei laboratori dove può esser fatta l’esperienza della lavorazione e riproduzione di calchi di fossili utilizzando creta ed argilla e scoprendo così le difficoltà, ma anche la bellezza di trovare e studiare un fossile. Il Museo si trova in corso Italia, 63 e l’ingresso è gratuito. Per i gruppi si consiglia la prenotazione.
È aperto ogni sabato (16:30-19:00) e su appuntamento telefonando allo 0445 412914/0445 424507. Maggiori informazioni al sito www.comune.valdagno.vi.it.