Un percorso di consapevolezza

Come fronteggiare il problema del bullismo? Alle medie Manzoni sono convinti che i bulli non si recuperino con la sospensione, misura ritenuta inefficace, ma con soluzioni educative costruttive. 

Lo spiega bene la dirigente scolastica Paola Pasqualin: «Ci capita periodicamente di dover fare delle scelte rispetto all’adottare o meno sanzioni disciplinari. In questi casi, il consiglio di classe si riunisce e decide cosa fare per recuperare la situazione. Generalmente ci siamo dati la regola che la sospensione non ha senso: vuol dire fare un piacere a questi ragazzi. Sarebbe un intervento senza alcun valore educativo. Starebbero tutta la mattina a giocare con i videogiochi. Ci sarebbe una rincorsa alla sospensione. Per evitare questo, ogni consiglio di classe si attiva rispetto ad esperienze di utilità sociale: dall’aiuto in mensa, alla pulizia delle scale o delle aule, al tutoraggio ai più fragili o ai più piccoli. Ogni consiglio di classe ha libertà creativa, purché l’obiettivo sia quello di recuperare un clima sereno all’interno della classe». 

Nel caso specifico, una ragazzina particolarmente fragile veniva presa di mira in modo sistematico da un gruppo di quattro ragazzi. Il consiglio di classe ha deciso di sperimentare un’attività legata al territorio, a contatto con una realtà particolare: l’ANFFAS di corso Buonarroti. Qui Maurizio Menestrina ha aperto le porte ai ragazzi e alle insegnanti Annalena Sega, Wilma Cristofolini e Francesca Righi. Due ore extrascolastiche alla settimana, per quattro volte, tra marzo e aprile dello scorso anno.

Ad ascoltare le docenti, l’inserimento dei ragazzi è stato graduale, molto attento al loro incontro con persone affette da disabilità anche gravi. Sono stati dapprima coinvolti in attività pratiche (giardinaggio, falegnameria), per poi pian piano, affiancati da un operatore del centro, prendere contatto con la disabilità. Sperimentando, ad esempio, la difficoltà, ma anche la cura e la precisione, di queste persone nel realizzare quadri, borse di stoffa… e l’immancabile “pesce grazie”.

A fine progetto, i ragazzi hanno spiegato ai compagni la loro esperienza. Come sono stati non puniti, ma accompagnati in un percorso di consapevolezza che li ha portati a cambiare modo di porsi nei confronti dell’altro. Così facendo, il risvolto educativo c’è stato non solo per gli ex bulli, ma ha avuto un riflesso impattante su tutto il gruppo classe. A partire dalla ragazzina inizialmente isolata. 

 

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