Un tema che riflette sui temi dell’handicap

Data: 01/10/01

Rivista: ottobre 2001

Continua l’impegno dell’associazione Prodigio e di Pino in giro per le scuole a fare opera di sensibilizzazione sull’handicap. Nel maggio scorso si è recato presso l’Istituto Magistrale di Rovereto dove, come sempre, ha trovato un pubblico di studenti e professori attenti alle sue parole, alla sua storia, al modo con cui affronta il suo handicap, ai suoi suggerimenti per vivere una vita serena anche nella sorte avversa.

Anche qui, come dopo ogni altro incontro, i ragazzi sono stati invitati dai loro insegnanti a mettere, nero su bianco, le loro impressioni sull’incontro. Tra i temi ne abbiamo scelto uno, indicato dai professori come tra i più validi e significativi.

Martedì 22 maggio è venuto a trovarci Pino, un amico del nostro professore di italiano. La sua “VISITA” non era di piacere, beh forse anche questo, ma il suo scopo principalmente istruttivo. Infatti, Pino è un disabile, reso tale da un incidente stradale, uno di quei soliti sabato sera in cui si inizia un gioco e finisce in una tragedia; dove si sale in macchina pensando:”sono andato altre volte in auto e non è successo niente e poi… non succederà proprio a me!” Ma quella sera è successo proprio a Pino.

Un uomo andato alla festa di un amico pieno di buone prospettive per la serata sale su una macchina a caso. Amica nemica la velocità. La macchina viaggiava a forte velocità Pino tranquillo, gli amici felici, la notte, la strada, un palo della luce e una catastrofe. Una cosa mi ha mi ha sorpreso molto nel vedere Pino per la prima volta: il suo aspetto. Forse sono una persona che bada molto all’esteriorità della gente, ma in lui è stata la prima cosa che ho ispezionato. Devo dire che è un uomo molto curato.

A differenza di molti disabili che conosco o che incontro, lui dimostra di avere molto rispetto di sé. E questo credo proprio sia un bene. Ma ancor di più mi ha colpito la sua voglia di vivere. Una persona sulla sedia a rotelle, deve dipendere anche minimamente dagli altri. Come ha rilevato lui, non solo per gli spostamenti ma anche per le esigenze più elementari (andare a dormire, vestirsi, ecc.).

Nonostante tutto è risaltata in lui in incredibile autostima. Infatti, non si è arreso davanti al fato, ma ha avuto la forza di accettare la sua condizione e quindi una nuova vita. Ma oltre a questo ha la forza di aiutare chi sta peggio di lui. Fa parte della redazione di un giornale “pro.di.gio.” che significa” Progetto di giornale”.

Io ammiro molto tutta questa sua voglia di fare, perché ad essere sincera, fa quasi più cose di me.

Una volta in un film ho sentito una frase molto strana ma profonda che potrebbe sembrare un paradosso “ho cominciato a vivere solo quando sono morto”.

In effetti è un controsenso, ma nasconde una grande verità. Noi giovani prendiamo tutto quello che la vita ci mette davanti con troppa naturalezza e alle volte anche in modo spavaldo, non è certo il caso di Pino. Infatti, siamo sommersi da notizie di incidenti stradali e la maggior parte di essi è causata dalla velocità.

Ho un’esperienza personale che ricordo molto bene: un mio amico aveva preso la patente da soli cinque mesi e una mattina è venuto con mio cugino a prendermi in macchina fuori dalla scuola. Io sono salita in auto ma quando sono scesa davanti casa avevo i capelli bianchi e la mia pelle del viso aveva una strana colorazione verde. Sto esagerando naturalmente, ma il piede del mio amico ha spinto un po’ sull’acceleratore. Da quel giorno non prendo più passaggi per arrivare a casa prima perché a me basta arrivare a casa viva!

A me è andata bene, ma da adesso cioè dopo aver sentito l’esperienza di Pino, che sicuramente rivivrà ogni giorno, starò ancor più attenta.

Anch’io quel giorno ho pensato “non succederà proprio a me” e per fortuna non è successo, ma basta una sola volta cattiva su mille buone per rovinare la vita. Inoltre Pino ha avuto anche l’occasione di vedere chi era veramente un amico, fra i tanti che aveva, infatti è proprio davanti alle difficoltà e ai bisogni che si riconosce un vero amico, perché l’amico vero arriva quando il resto del mondo se ne va. Lui, dopo tutto questo ha potuto contare gli amici con la A maiuscola sulle dita di una mano.

E questo è stato per lui un altro brutto colpo da incassare improvvisamente tutti sono occupati da impegni e nessuno ha da dedicare un po’ di tempo per una persona in difficoltà. A poco a poco l’uomo si sta distruggendo con le sue stesse mani: inventiamo sempre nuovi modelli di auto, sempre più veloci che ci portano verso un destino crudele, che non sia necessariamente la morte. Pino ha deciso di non sprecare la vita, come tanti disabili, standosene con le mani in mano, ma continua a darsi da fare per migliorare anche in percentuale minima le condizioni di vita di molte persone che si lasciano andare e perdono ogni voglia di continuare a vivere.

Secondo me, lui è una persona che, vive la VITA perché a sue spese ne conosce il vero significato. Sfogliando il suo giornale ho letto “Ogni anno 150.000 nuovi disabili”.

È una cosa pazzesca effettivamente al giorno d’oggi la vita è solo un gioco di cui molti ragazzi non danno importanza e la giusta considerazione. Per conto mio l’avventura di Pino è stata veramente utile perché mi ha fatto capire che basta poco per rovinarsi la vita e spero che prima o poi questa gioventù, io compresa, se ne renda conto, prima di mettersi al volante, prima che sia troppo tardi.

Ed è anche ora di eliminare tutti quei pregiudizi sulle persone disabili. Saranno tanti fisicamente, ma molti di loro sono di un gradino superiori a noi, perché dopo e nonostante una catastrofe, apprezzano la vita in ogni occasione e non la buttano certo via.

Insomma è come se fossero maturati mentre noi siamo ancora un passo indietro!

Luciana Tranquillini

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