Un vizio che costa caro

Data: 01/02/12

Rivista: febbraio 2012

Pare che esistano delle notizie che debbano essere date, sempre e comunque. Così, quando la dea bendata passa dal Trentino – evento di grande eccezionalità! – i giornali non possono non parlarne. È dovere di cronaca, probabilmente. E allora dalla carta stampata, dal web, dalle televisioni, apprendiamo di quel tale che con una schedina da 1 euro ne ha vinti milioni. Sono poi gli stessi giornali che si fanno portavoce dei disagi derivati dall’abuso del gioco. Una contraddizione fastidiosa: ciò che non si capisce è che ogni vincita gridata al vento è una pubblicità gratuita al gioco stesso.

VINCITE POSSIBILI? – Il pensiero più comune è questo: «se ha vinto lui, perché non posso vincere anch’io?». Vero, teoricamente possibile, come è possibile che scendendo ora in strada troverete cinquecento euro perduti da qualcuno. Credo che, da qualche parte nel mondo, a qualche Gastone sia davvero successo; e quindi: se è accaduto a lui, perché non può capitare anche a me? Ma lasciamo da parte il qualunquismo. A chi non piacerebbe, in realtà, vincere un vitalizio di seimila euro al mese, che è quanto promette il concorso Win For Life della Sisal? Bene, secondo IlSalvagente.it, che in merito ha consultato il matematico Riccardo Bersani, il 91% delle schedine del concorso non vince nulla. E, comunque, nel 99% dei casi si vince meno di 10 euro.

UNA MALATTIA – Se davvero esiste quel concetto stranissimo, spesso una giustificazione, che si chiama “dovere di cronaca” (che costringerebbe a dare notizia di una vincita milionaria), allora i giornalisti ed i direttori di giornale non dovrebbero mai dimenticare di specificare anche che il gioco è una vera piaga sociale, come sottolineava Andrea Casna sulle nostre pagine. O quanto meno ricordare che ogni vincita è il frutto di un’improbabilità. E che la perdita di denaro è la più probabile, praticamente scontata, conseguenza di ogni euro giocato.

Daniele Erler – LaRotaliana.it

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