Una cura per i piccoli leucemici

Data: 01/12/00

Rivista: dicembre 2000

A metà settembre, a Camera appena riaperta, una deputata della maggioranza ha presentato una proposta di legge per l’istituzione in ogni regione di banche di “sangue cordonale” ossia di quello che resta nella placenta al termine del parto. Usata per anni per fare creme di bellezza, si è scoperto che questo sangue, prelevato dal cordone ombelicale dopo la nascita del bambino, è ricco di cellule staminali emopoietiche in grado di produrre globuli rossi, globuli bianchi e piastrine. Nel caso di bambini leucemici, può essere impiegato al posto del midollo osseo per trapiantarlo in soggetti che non abbiano trovato un donatore di midollo compatibile o non abbiano risposto bene alle terapie tradizionali.

Il metodo ha dimostrato di essere efficace come cura alternativa al trapianto in molti pazienti.

Il sangue, prelevato in sala parto con il consenso della partoriente, conservato in sacche sterili, esaminato viene congelato entro 36 ore dal personale delle banche di sangue placentare, sette in Italia: Milano, Torino, Firenze, Padova, Bologna, due a Roma.

Dopo sei mesi di “quarantena” in frigo, indispensabile per escludere patologie nella donatrice, il sangue è pronto per essere trasfuso. Il suo tempo di utilizzo dura anche dieci anni.

Oggi in Italia sono disponibili circa 5000 unità di sangue placentare ma la soglia della tranquillità è dieci mila: non è necessario aumentare la quantità delle sacche di sangue cordonale ma quella di cellule staminali contenute.

Come troppo spesso accade nel nostro Paese, l’iniziativa di far conoscere un progetto così importante è stata presa da privati cittadini riuniti nell’Adisco, l’associazione che raggruppa le donatrici di sangue da cordone.

Si rivolgono alle partoriente invitandole a donare il sangue cordonale della placenta. Chi può farlo? Tutte le donne che non abbiano avuto gravidanze a rischio, che non siano portatrici di malattie genetiche o virali, che non abbiano neoplasie in atto, che non partoriscano prima della trentaquattresima settimana.

La risposta delle partorienti italiane è stata molto positiva e il sangue disponibile è al limite della copertura della richiesta. Grazie a questo metodo sono stati operati e, con buona probabilità salvati, circa 1500 soggetti, l’80 per cento bambini.

I numeri del bisogno sono più grandi essendo la quantità di sangue che si riesce a prelevare da ogni cordone è limitata: ecco perché è necessario che chi sta per provare la grande gioia di dar vita ad un bambino sano pensi anche a quello che non ha avuto la stessa fortuna.

La strada delle cellule staminali lascia intravedere possibilità straordinarie come la possibilità di trattare anche i tumori solidi ed addirittura in Francia cellule di questo tipo sono state iniettate in un cuore malato, guarendolo. Per questo sono allo studio delle forme di “evoluzione” delle cellule staminali.

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