La commissione disabili dell’Ufficio Catechistico Diocesano, in collaborazione con l’Ufficio Pastorale, ha progettato il “Giubileo della comunità con le persone disabili” sentendosi in piena sintonia con quello del 3 dicembre a Roma e volendo sensibilizzare tutta la nostra diocesi sul tema così delicato e significativo dell’accoglienza e della valorizzazione di chi è portatore di handicap.
Si è così arrivati al 28 ottobre e in una splendida giornata autunnale, che tutti hanno apprezzato come un dono speciale, si è realizzato il progetto di vedere unite moltissime persone, giunte in piazza Duomo e poi radunate in cattedrale, con una sola meta comune: pregare assieme in comunione con il Padre e sentirsi un tutt’uno con la comunità che le circondava.
Il tempo del giubileo è infatti concreta espressione di quell’Amore infinito che Dio riversa su ogni persona umana, anche e soprattutto quando questa è fisicamente o intellettivamente limita: accoglierla è testimoniare la tenerezza del Padre per la sua creatura.
Monsignor Bressan ha richiamato nella sua omelia a quel Dio che realizza il suo amore per l’uomo invitando la comunità a condividere le difficoltà delle persone disabili: la solitudine, la coscienza dell’abbandono da parte di molti, l’indifferenza della nostra società che basa i suoi parametri di confronto sull’essere perfetto, da passerella.
Il nostro Giubileo è stato, a parere mio e di molti altri, la risposta festosa e convinta a chi è indifferente o mal disposto verso il disabile: la celebrazione eucaristica ha offerto una testimonianza di comunione e di preghiera di tutta una comunità che ha saputo accogliere i fratelli meno fortunati, ma che da loro ha ricevuto, con discrezione e dignità, una lezione di vita.
Non quindi il disabile come segno di contraddizione e di scandalo nell’attuale mondo del “bello” e del “vali se produci” bensì la provocazione che si può stargli accanto e che quello stare assieme, altro non è che stare con Dio.
Ecco allora scaturire un’atmosfera di gioia vera: la piazza Duomo invasa da carrozzine, bambini che offrivano le spighe come segno di pace, scout disponibili ad aiutare chi si fosse trovato in difficoltà, il gruppo “Cantare suonando” con musica allegra e coinvolgente: una comunione di festa.
Chi ha vissuto con noi questi momenti e via via la processione, l’incontro con il nostro pastore, il dono del supermosaico offerto dai ragazzi dell’Anffas di Primiero, sicuramente avrà riportato suo cuore la convinzione che la persona vale per quello che è, non per quello che ha o sa fare.
Cadono allora le personali barriere di diffidenza e di paura per qualcosa di non perfetto che minaccia le nostre sicurezze ed il nostro senso estetico; rinasce la volontà di un convivere autentico con il deficit, considerando il disabile come «pietra che, scartata dai costruttori, è diventata testata d’angolo», ricchezza e risorsa, termine di paragone per una nuova costruzione sociale.
Questo Giubileo ha significato per tutti un momento di incontro e di confronto nel mistero della Croce, nella gioia di sentirci comunità, nella speranza di una progettualità data dalla partecipazione di sempre più persone alla nostra vita spesso difficile.
Dall’impegnativo lavoro di preparazione è nata così una Giornata intensa, viva, partecipata; molti giovani animatori delle Parrocchie di Martignano e di Montevaccino ci sono stati vicini con i loro canti che hanno reso gioiosa la celebrazione; alcune associazioni con volontari e famiglie si sono premurate di non mancare; ognuno ha portato il suo contributo testimoniando che anche la persona disabile è davvero un dono prezioso.