Una opportunità per riprendere il cammino

Data: 01/12/03

Rivista: dicembre 2003

A luglio ci siamo recati alla comunità di San Patrignano a San Vito, piccola frazione di Pergine, adagiata sui verdi pendii della Maranza. Appena dentro il cancello si apre un piazzale con a terra disegnato l’albero, simbolo di San Patrignano. Due ragazzi della comunità, Fabio, programmatore di attività e appassionato di cinema e Alain, responsabile del gruppo cinofilo, ci fanno gentilmente da ciceroni nella nostra visita alla struttura. L’atmosfera, già al primo impatto si rivela più tranquilla e serena delle aspettative e rimarrà tale per tutta la visita.

Parlando, Alain accenna alla sua personale esperienza, dando rilevanza al progressivo declino dei punti di riferimento tradizionali, primo fra tutti la famiglia, seguita dall’oratorio e da altri gruppi all’interno dei quali un adolescente può ritrovare quei valori che gli permettono di orientare positivamente la propria crescita. Ora più che mai i fanciulli rimangono a casa da soli per gran parte della giornata, senza riuscire a far fronte al bisogno di figure d’appoggio. Talvolta, a fianco a queste situazioni d’abbandono entra in campo il gruppo dei pari composto da adolescenti ai quali spesso si sono proposte le stesse mancanze.

La comunità di S. Patrignano, ci spiegano, offre una risposta a questo disagio, e opera per fornire i mezzi che permettono una riabilitazione della persona, aiutandola a trovare un proprio equilibrio ed una propria dignità. Vengono così riproposti quei valori che prima erano venuti a mancare. Questi ragazzi vengono vincolati a regole, comprendenti anche servizi (pulizie, cucina ecc..) a cui provvedono a turni, atte anche all’efficienza della struttura nel suo complesso. Viene inoltre fornita loro un’adeguata formazione professionale.

Fondata da Vincenzo Muccioli a Rimini, la più grande comunità d’Europa vanta ben 25 anni alle proprie spalle e ospita 1800 utenti circa. Questa sede è dotata di due succursali: a Botticella di Novafeltria (Marche), nata negli anni 80 come “casa vacanze” per i bambini di S. Patrignano e a S. Vito di Pergine (Trentino), fondata nel 1989 su un’altura che si affaccia sul lago di Caldonazzo. Entrambe ospitano tra le 120 e le 150 persone. Tutte e tre le sedi aderiscono alla stessa filosofia e usufruiscono degli stessi mezzi per realizzarla.

I percorsi riabilitativi, più lunghi rispetto al passato, durano in media 4 anni e mezzo. E’ così possibile agire in modo più accurato. Dai dati a disposizione, rilevati in ambito universitario,emerge che il 60/70% circa degli ospitati termina il programma, mentre il 45% riesce ad arrivare ad un inserimento completo all’interno del tessuto sociale. La maggior parte del personale stipendiato della comunità è composto da ex-tossicodipendenti che hanno terminato il percorso riabilitativo.

A pochi metri dalla struttura principale di S.Vito, Fabio ci guida in un casolare che ospita più officine ben curate e attrezzate. Qui i ragazzi hanno la possibilità di specializzarsi. Ciò svolge un compito importante all’interno di un percorso riabilitativo, favorendo la costruzione dell’autostima e preparando, una volta usciti, l’inserimento nel mondo del lavoro. Il processo di apprendimento avviene con l’aiuto di professionisti del settore e grazie al vicendevole aiuto da parte dei compagni più esperti che mettono a disposizione la loro competenza in tal campo. I settori d’attività a S. Vito sono costituiti dalla falegnameria, attività d’artigianato e carpenteria in ferro.

Un settore che caratterizza la produttività è la fabbricazione di telai per biciclette da passeggio e da competizione, realizzate con tecnologie all’avanguardia e col supporto di uno tra i 10 migliori esperti del settore su territorio nazionale.

Altro punto focale è costituito dalla “pet-terapy”. Molto diffusa nel mondo anglosassone, nonostante vi sia ancora dello scetticismo, sta lentamente prendendo piede anche in Italia. La comunità di S.Patrignano infatti utilizza animali a scopo terapeutico (cani, gatti, pesci, canarini, cavalli, mucche ecc..). Si attua così una sorta di “terapia ambientale”, ovvero gli animali, come elementi attivi della natura, contribuiscono nel realizzare un contesto carico di vita, stato di cui difetta la tossicodipendenza. Si crea così un’“osmosi significativa tra uomo e animale”: una continua interazione in grado di creare benefici contro l’indifferenza, sviluppando l’affettività e l’autostima dei ragazzi della comunità. L’animale, infatti, permette di instaurare rapporti profondi e sinceri, difficili da riprodurre con gli uomini.

La sede trentina nel 1997 ha dato inizio al progetto “Cani da Vita”, per l’addestramento di cani specializzati nell’assistenza ai disabili. Tale settore s’è sviluppato nel tempo grazie all’interessamento da parte di un gruppo di ragazzi che, “dal semplice accudimento, hanno voluto approfondire la conoscenza di questi animali, interessandosi a corsi cinofili”. Resisi conto della possibilità di mettere le loro conoscenze al servizio di altre persone, nel 1998 è iniziato un rapporto di collaborazione con l’A.I.U.C.A. (Associazione Italiana Uec Cani d’Assistenza) e con l’A.N.F.F.A.S. di Trento. Ogni settimana questa categoria di utenti viene condotta a S. Vito dove, grazie all’ampia disponibilità di spazio, partecipa ad Attività o Terapie Assistite dagli Animali (A.A.A./T.A.A.). Questi programmi, tarati sul singolo con obiettivi ben precisi e attività ludiche meno mirate, beneficiano l’utente da un punto di vista affettivo, psichico e fisico.

I cani addestrati sono soprattutto Labrador, schnauzer e meticci di piccola taglia, ovvero soggetti che mostrano una maggiore predisposizione in tal campo. Molti di essi, in sintonia con la filosofia della comunità, vengono prelevati dai canili e riabilitati, ridando loro una dignità e rendendoli socialmente utili.

L’unità cinofila è composta da 15 “conduttori”, personale specializzato nell’accompagnamento e nella gestione dei cani. Essi guidano la persona nella conoscenza dell’animale, facilitandone il rapporto. Il cane diventa così un veicolo che permette all’utente di aprirsi distraendosi dai problemi che lo affliggono, stimolando così la fiducia, la creatività e il senso di responsabilità di fronte ai bisogni dell’animale. A.A.A. vengono realizzate pure in case di riposo, mirando a stimolazioni affettive e relazionali. Nelle scuole, programmi di Educazione Assistita dall’Animale (E.A.A.) hanno lo scopo di permettere uno sviluppo formativo completo, stimolando la suggestione e la curiosità nel bambino tramite il gioco.

Negli ultimi 5 anni, inoltre, l’unità cinofila ha realizzato una serie di seminari e convegni a livello nazionale e internazionale col supporto di un’équipe multidisciplinare di professionisti (pedagogisti, psicologi ecc..). Essa è in collaborazione, oltre che con l’A.N.F.F.A.S. e con l’A.I.U.C.A., con altri centri culturali, ricreativi e d’assistenza O.N.L.U.S. e non, in Trentino e nel veronese.

In questa visita abbiamo potuto vedere che i valori proposti dalla comunità sono concretizzati nelle attività che aiutano non solo questi ragazzi, ma esse vengono anche messe al servizio all’esterno per la società nel suo complesso.

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