Una vacanza in Usa

Data: 01/12/05

Rivista: dicembre 2005

Sbarchiamo a Los Angeles ben al corrente che negli USA l’attenzione per i disabili è molto viva, vedi la vicenda Superman – Reeve, e che le leggi a loro favore sono molto avanzate e fatte rispettare con gran scrupolosità. Il primo impatto però, la ricerca di una macchina adattata in cui poter entrare senza spaccare la schiena a nessuno, non è incoraggiante: in un “Rent car”, autonoleggio, ci dicono che bisogna prenotarla con 15 giorni di anticipo oppure cercarla in aziende apposite. Cerchiamo allora un’azienda apposita: 1.800 dollari per 10 giorni, più l’assicurazione e 200 dollari per andare prenderla se intendessimo riconsegnarla in un posto diverso da Los Angeles. Dubbio: avrà forse i pistoni placcati d’oro e gli interni di pitone? Meglio lasciar perdere… Alla fine ci accontenteremo di una macchina ampia e spaziosa per soli 630 dollari, chilometraggio illimitato (ne faremo ben 6400!) e assicurazione totale. Ci diamo da fare almeno per il contrassegno per disabili! Niente da fare: ci vogliono domande, certificati e 15 giorni! Meglio far senza! Tanto per dire, il contrassegno non è dato alla persona disabile bensì inserito nella targa!

Ma, quanto a parcheggi e barriere, come se la passa un disabile in Usa? Data la premessa con cui inizia quest’articolo, sarebbe logico pensare che, favoriti dalle circostanze, vi siano in giro molte persone con problemi di deambulazione! Niente di più errato: quasi nessuna traccia in 20 giorni di girovagare per il territorio americano, salvo qualche anziano ed una ragazzina a San Francisco, città di 5 milioni di abitanti! Considerato che anche negli Stati Uniti traumi cranici e vertebrali, ictus e altre cause invalidanti hanno più o meno la stessa diffusione dell’Italia, c’è da chiedersi dove siano!

Una spiegazione possibile è che, essendo l’America una società a misura di automobile, il posto per pedoni e affini non sia considerato necessario più di tanto!

I marciapiedi ne sono la dimostrazione chiara: può capitare di percorrerne un tratto che improvvisamente finisce nelle erbacce o sui sassi per saltar fuori di nuovo più là e perdersi poi definitivamente nel terreno. In altre parole, si è sempre a rischio di dietrofront una volta arrivati dall’altra parte. Eppure, dove ci sono, è evidente la grande accuratezza impiegata nel realizzarli: non ce n’è uno che non sia arrotondato con grande cura e abbastanza largo da passarci comodamente.

Magnifico da percorrere il lungomare di Los Angeles, 50 chilometri di straordinaria scorrevolezza all’ombra di palme e bouganville: incrociamo anche alcune “handbike”, (bicicletta a mano ma chiamate in Italia “cicloni”) di quelle comunemente usate dai disabili per correre le maratone.

Nei parcheggi pubblici o privati i posti per i disabili sono talmente tanti da far pensare che siano la maggioranza. Da quel che mi dicono, sono anche fatti rispettare con estrema severità: dappertutto gli approfittatori sono minacciati con cartelli di “tow away” (portare via) la macchina con denuncia e spese di rimozione a carico. Nei centri commerciali è possibile, a chi ha difficoltà di movimento noleggiare a titolo gratuito una carrozzina a tre ruote con cui girare per il negozio. In effetti, quasi in ogni supermercato si incontrano persone anziane e obesi (ma quanti!) a cavallo di questi mezzi.

Più a sud, a San Diego, facciamo in nave il giro della baia senza il minimo problema: l’imbarcazione, vecchiotta, è abbastanza grande da garantire la stabilità alla carrozzina. I pochi scalini originali sono stati resi inoffensivi con scivoli costruiti anche con notevole sacrificio di spazio. Tutto il piano base è perfettamente agibile ma non il ponte superiore, in cima ad una ferrata degna del Campanil Basso! Non so dire dei bagni. Nessuna facilitazione economica per accompagnatori ma questo mi pare valga per tutti gli Stati Uniti. A Meteor Crater, in Arizona, un enorme buco rotondo scavato da un meteorite, servizi igienici adeguati, ascensori riservati e scivoli consentono di seguire il percorso turistico proposto a tutti, eccetto l’escursione lungo il bordo del cratere, roba da capre esperte!

Perfino nel Gran Canyon, probabilmente il posto turistico più barrierato del mondo dopo l’Himalaya, sono predisposti numerose e comode escursioni per i disabili. In verità, pur di farti ammirare lo straordinario monumento naturale scavato dal fiume Colorado, in certi punti i progettisti ti mettono a rischio di finire in fondo alla gola, circa mille metri sotto. Sbarrierati anche non pochi bungalow realizzati, quasi sempre, nei posti più panoramici! Stessa situazione alla diga Boulder, una ciclopica opera in cemento armato che sbarra il Colorado formando un enorme lago nel deserto, e nelle numerosissime “Rest Area” realizzate nei posti più pittoreschi lungo le Freway.

Posto più sbarrierato in assoluto: Las Vegas! Qui non troverete uno scalino, una rampetta o un barrierina neanche minima! Il motivo lo capirete al volo: i soldi qui devono correre, senza intralci, verso slot machines, tavoli verdi, bingo e questo vale anche per chiunque li porti!

Nessun problema per dormire! I motel sono diffusissimi e tutti prevedono, accanto alle stanze non fumatori, altre riservate ai disabili con doccia, tavoli sotto cui si possono infilare comodamente le gambe, porte larghe. Per inciso, diffidate di quelli a meno di 50 dollari e alla larga da quelli sopra i 90.

Impossibile dire qualcosa sulla qualità dei mezzi pubblici che, ad occhio, sembrano vecchi e anche malandati. Da nessuna parte si vedono pedane per salire o scendere né cartelli che le indichino: non ho mai avuto occasione di usarli proprio per la lunghezza delle distanze.

In complesso, un giudizio certamente positivo dell’impegno degli americani ad aiutare i disabili funzionale a ridurre al minimo il peso del proprio handicap!

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